Una vittoria che profuma di leggenda quella di Dario Cataldo nella quindicesima frazione del Giro 102, dopo oltre 218 km in compagnia di Cattaneo, l’abruzzese è riuscito ad alzare le braccia al cielo sul lungolago di Como.
«Non è stato facile riuscire ad evadere dal gruppo, per molto tempo abbiamo mantenuto 30”, ma il nostro vantaggio non cresceva, allora abbiamo cercato di accelerare e così finalmente siamo partiti - racconta l’abruzzese - poi da quel momento siamo andati d’accordo, avevamo il medesimo obiettivo e quindi sapevamo benissimo che avremmo dovuto guadagnare il più possibile, dovevamo arrivare al Civiglio insieme, poi da lì ce la saremmo giocata. Il problema era che non dovevo vedermela solo con Cattaneo, ma anche con quelli dietro: appena alla radio mi hanno detto che potevano rientrare ho cercato di rimanere concentrato e di non sprecare troppo per il finale»
E ancora: «Questa era la tappa che sognavo alla vigilia di questo Giro, sul percorso de Il Lombardia, non lontano da dove vivo. Arrivavo da due giornate molto difficili, concluse a 35’ e 25’ dai vincitori di tappa, anche stanotte ho faticato a dormire, questa mattina non sapevo come fare a gestire una frazione così lunga e dura invece nei primi chilometri le gambe hanno risposto bene. Mattia (il compagno di fuga Cattaneo, ndr) è un grande corridore. Insieme ci siamo sciroppati 220 km in fuga, andando d’accordo e gestendoci bene. Questo successo è un premio per tutto il lavoro fatto, per i tanti sacrifici che affronto io e i miei cari. Lo ha già detto Cesare Benedetti, un corridore come me sogna una giornata così perchè vale una carriera. Vincere qui oggi per me è magnifico»
Cataldo conosce bene Mattia Cattaneo e con sincerità ammette di averlo parecchio temuto «devo ammetterlo, in salita l’ho temevo, ma sapevo anche molto bene che allo sprint sarei stato più veloce di lui. Mattia ha preso il Ghisallo in testa, per tutta la salita ha voluto fare lui il ritmo per salire con il suo passo, io gli sono stato a ruota, era impressionante come saliva, mi faceva paura e io ero parecchio in difficoltà con le gambe. Quando mi hanno detto che dietro Nibali aveva attaccato sul Civiglio e avevamo solo 30” di vantaggio, ho iniziato seriamente a preoccuparmi anche perché Cattaneo non tirava più. Solo quando mancavamo 1,5 km ho tirato un sospiro di sollievo così ho ripreso la calma e ho lanciato uno sprint lunghissimo, quando ho visto che Mattia mi affiancava ho dato tutto quello che avevo e fortunatamente ho vinto ».
Dopo il traguardo abbiamo assistito ad un abbraccio tra Cataldo e il capitano Miguel Angel Lopez, prova di grande unione all’interno della squadra. «negli ultimi giorni non stavo bene e Lopez era piuttosto preoccupato per me, ha chiesto più volte al medico della squadra le mie condizioni di salute, è proprio belo quando un capitato si preoccupa di queste cose- ci dice Cataldo- inoltre questa tappa l’abbiamo preparata insieme, abbiamo fatto insieme la ricognizione poco tempo fa, ho aiutato Miguel a destreggiarsi con le salite, io le conoscevo già perché le ho affrontate più volte al Giro di Lombardia mentre per lui erano quasi del tutto inedite».
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