La riforma inquieta e agita i sonni e i pensieri del ciclismo professionistico italiano e no. La riforma è in gestazione nei laboratori dell’Uci ed è molto probabile che sia ben diversa da quella che è stata narrata fin qui, come spiega a tuttobiciweb Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia.
«Sto leggendo con interesse quanto ha detto e scritto Gianni Savio e ho fatto mie anche le parole del presidente federale e vice presidente Uci Renato Di Rocco ma, francamente, prima di esprimermi in maniera compiuta sull’argomento, vorrei leggere un documento ufficiale che dica in maniera netta e chiara: questa è la riforma e questi sono i punti che la formano».
Strappiamo per un attimo da una riunione il numero uno del Giro che in questi giorni è davvero sotto pressione e passa da un meeting ad una call conference senza soluzione di continuità.
«Ho davvero letto tante cose sull’argomento, ma io non posso esprimermi senza aver letto prima qualcosa di certo. Si parla di 18 squadre di World Tour e 4 wild card, di cui due da dare in automatico a chi vince la classifica di seconda serie. Oppure 18 squadre, più altre due che saranno inserite direttamente nel paniere della serie A e solo due inviti a disposizione degli organizzatori. Insomma, stiamo parlando sul nulla, perché al momento nulla è stato deciso e soprattutto presentato. Fino a quel momento non posso certo dire cosa faremo. Lo so, volete sapere se Rcs Sport è disposta a mettere sul tavolo un invito al Giro per il team che si aggiudicherà la prossima Ciclismo Cup, ma come vi ho spiegato tutto questo è subordinato alla riforma. Una cosa è certa, l’idea di aiutare i team italiani e tutto il movimento c’è, ma ho anche il dovere di fare il bene della società che rappresento».
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