Sono tante le storie che racconta la Roubaix, tutte racchiuse all’interno del grande racconto della gara. Una di queste storie è quella di Evaldas Siskevicius: un anno fa giunto orgogliosamente al traguardo - al termine di una gara sfortunatissima, abbandonato persino dalla sua ammiraglia - quando i cancelli del velodromo erano già chiusi e quest’anno protagonista fino alla fine, al punto da arrivare addirittura nono.
E un’altra storia è quella di Joseph Areruya, lui pure in forza alla Delko Marseille come Siskevicius. Il ventitreenne ruandese è stato il primo africano di colore a correre la Roubaix in 177 edizioni, le immagini tivù lo hanno immortalato solo in un passaggio, quando ha dovuto lasciare uno dei gruppetti di testa a causa di una caduta sul pavé.
L’abbiamo ritrovato solo al velodromo di Roubaix dove è giunto orgogliosamente con 40 minuti netti di ritardo da Philippe Gilbert. Fuori tempo massimo, come altri nove corridori - dal norvegese Tiller a 29’56” fino al francese Alan Riou a 47’35” - ma felice. Arrivare al traguardo della sua prima Roubaix ha significato la realizzazione di un sogno. E Joseph guarda già al prossimo anno, al prossimo sogno, alla prossima Roubaix.
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