Risultati che parlano da soli: tra il 2017 e il 2018 nella categoria femminile Juniores, vittorie in quattro mondiali su pista, in cinque campionati europei su pista e nei campionati italiani in linea 2018 ad Aglié (Torino) e a cronometro individuale. Questo è l'eccezionale palmarés di Vittoria Guazzini, esponente di punta del sempre più emergente ciclismo italiano femminile che, in quanto a risultati di prestigio ottenuti a livello internazionale sta sopravanzando nettamente il settore maschile. Nata a Pontedera il 26 dicembre del 2000 ma da sempre residente a Poggio a Caiano con la sua bella famiglia, papà David, mamma Beatrice e la sorella maggiore Virginia che però non ha mai praticato il ciclismo agonistico, l'estroversa, longilinea e promettente Millennial del ciclismo toscano (soprannominata “Guazzo”) si racconta volentieri in questa intervista realizzata tra un ritiro e l'altro con la nazionale italiana della pista, in perenne fase di preparazione per gli immancabili e numerosi impegni imminenti.
Iniziamo con la domanda più classica: come sei arrivata al ciclismo?
«Mio padre David è da sempre un appassionato di questo sport, ma a convincermi ad inforcare una bici fu un amico di famiglia che faceva parte del Velo Club Seano e che mi tesserò per questo club all'età di sette anni. Dopo i trascorsi tra i Giovanissimi debuttai tra gli Esordienti nel 2013 vincendo 2 gare, alle quali seguirono le 12 del 2014 inclusi i campionati italiani su strada a Comano Terme e della cronosquadre a Sacile. Nel 2015 passai tra le Allieve e vinsi una gara, 15 successi nel 2016 con il team di San Vincenzo. Negli ultimi due anni, tra le Juniores con il team Vecchia Fontana e Zhiraf Guerciotti, ho vinto in totale 17 corse».
Un curriculum eloquente e nel 2019 c'è il debutto tra le Elite con la Valcar Cylance...
«Affronterò il passaggio di categoria con tranquillità, con l'intento di fare esperienza e senza troppo stress. Sono però curiosa di affrontare mostri sacri come la Vos e le olandesi».
Stavolta privilegierai la strada rispetto all'attività su pista?
«Non mi pongo il problema, continuerò a dedicarmi ad entrambe le discipline; intanto per la pista sono già iniziati i raduni collegiali con la nazionale».
Grandi risultati su pista ma in Italia i velodromi coperti chiudono o non esistono più...
«E' un grave problema, anche il velodromo di Montichiari è diventato inutilizzabile. E pensare che mio padre mi ci accompagnava due o tre volte la settimana per gli allenamenti: da Poggio a Caiano a Montichiari sono quasi 300 km, per più di tre ore in macchina».
Studi ancora?
«Sì, frequento con buoni risultati il Liceo Scientifico Copernico di Prato; in seguito vorrei scegliere la facoltà di Economia, all'università».
Al liceo hai trovato molti tifosi?
«Sì, ho fatto interessare al ciclismo quasi tutta la mia classe, ma per ora nessuno ha scelto di praticare questo sport che invece io continuo ad amare immensamente».
Ma il ciclismo resta uno sport un po'maschilista?
«Purtroppo sì, noi donne siamo assai meno considerate dei maschi, anche se vinciamo gare importanti. Forse è un atteggiamento che risale proprio agli albori dell'attività ciclistica ed è difficile far cambiare la mentalità a sponsor, tecnici ed atleti stessi in poco tempo. Ma ci proveremo continuando a vincere».
Per una ragazza giovane e brillante come te quanto pesano i sacrifici inevitabili che comporta uno sport così esigente?
«Rinunciare ad uscire il sabato con le amiche per andare in discoteca a volte pesa, ma come ho già detto la passione per questo sport mi aiuta a svegliarmi presto la mattina per gli allenamenti, o a sacrificare spesso le ore di svago».
Hai un hobby?
«Suono la chitarra elettrica, altra grande passione. Fino a poco tempo fa facevo parte di un gruppo, i Go Home, ma ora suono da sola a casa, nei pochi ritagli di tempo che mi lascia il ciclismo».
Tipo di musica preferita?
«Il Rock, stravedo per i Coldplay e la loro canzone che mi piace di più è “Every teardrop is a waterfall”».
Altro?
«Guardo la TV e seguo Netflix: Gossip Girl mi è piaciuta tantissimo, peccato che sia finita. Inoltre seguo le gare di ciclismo, i filmati e la storia di questo sport, nutro una grande ammirazione per Gino Bartali».
Il tuo sogno?
«Che anche nel ciclismo femminile si riescano finalmente ad aumentare i guadagni, poiché il nostro professionismo economicamente ha ben poco a spartire con quello dei colleghi maschi...».
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