La tragedia che oggi ci ha portato via Andrea Manfredi ha scosso gli animi di tutto il mondo del ciclismo. Il movimento italiano ricorda l’atleta e soprattutto il ragazzo che, terminata la carriera agonistica, continuava a lavorare nell’ambiente, avendo avviato la società Sportek, attiva nel campo dei misuratori di potenza. Nel momento del dolore facciamo "gruppo" per ricordarlo con affetto.
Cristian Salvato, presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti professionisti Italiani (ACCPI), è il primo a ricordare uno dei “suoi” ragazzi: «Tutto il gruppo è addolorato per questa inattesa e prematura perdita. Anche se ormai aveva smesso di correre da qualche anno, il nostro Simone Cantù lo aveva sentito anche di recente perché stava lavorando per organizzare una fiera della bici a Massa Carrara e voleva cogliere l’occasione per divulgare il messaggio di un ciclismo più sicuro. Andrea ci aveva chiesto di poter utilizzare il nostro logo che promuove il sorpasso sicuro. Un tragico destino gli ha impedito di realizzare questo progetto e chissà quanti altri ne aveva in mente».
Simone Borgheresi lo ha seguito da dilettante e come ds anche all’approdo tra i big. È lui infatti ad averlo portato al professionismo con la Ceramica Flaminia Fondriest nel 2013: «Sono devastato dalla notizia. Avevo sentito che tra i dispersi c'era un italiano ma mai avrei pensato che fosse qualcuno che conoscevo. Andrea era un bravo ragazzo, oggi ci lascia un grande dolore. Le nostre strade si era separate, ormai io non esercito più nell'ambiente e anche lui aveva smesso di correre. Ci eravamo sentiti per le festività, quasi un anno fa. Non so davvero cosa dire, se non condoglianze alla famiglia. Era un ottimo ragazzo, una grandissima promessa. Sono senza parole».
Team manager di quella squadra era Roberto Marrone: «Abbiamo vissuto insieme una stagione sola. Ricordo Andrea come un ragazzo mite, anche molto fragile, aveva questa voglia di emergere che gli ha reso difficile ingranare appena passato professionista, dopo gli ottimi risultati che aveva ottenuto nelle categorie minori. Allo stesso tempo era intelligente e intraprendente, ha avviato la sua attività imprenditoriale proprio al primo anno da pro’, mi colpì perchè è raro che un ragazzo giovane pensi concretamente al suo futuro così presto».
Bruno e Roberto Reverberi lo hanno diretto dall’ammiraglia nel 2014 e 2015. «Lo ricordo come un bravissimo ragazzo, sempre gentile e disponibile per tutti. Ciao Andrea» scrive Roberto su facebook. «Con noi non ha ottenuto grandi risultati a causa di alcuni problemi fisici. Ha deciso lui di smettere dopo due anni, noi lo avremmo riconfermato perchè era uno scalatore promettente ma ha preferito dedicarsi alla sua nuova attività. Era un bravo ragazzo, educato, tranquillo. Non so cos'altro dire, è una disgrazia» aggiunge Bruno che abbiamo contattato telefonicamente.
A quei tempi Sonny Colbrelli è stato suo compagno di squadra. «Ciao amico mio, resterai sempre nel mio cuore. Grande persona sia in bici che nel lavoro che ti eri costruito. Ci mancherai» sono le parole che sui social gli ha dedicato il bresciano.
Marco Zamparella lo aveva sentito venerdì scorso e svela un cambio di destinazione dell'ultimo momento, che rende ancora più beffardo e inspiegabile il destino di questo sfortunato ragazzo. «Al destino a cui tutti alludiamo dopo grandi sventure aggiungo il destino del destino. Se solo non si fosse preoccupato di cambiare destinazione (dopo le tragedie causate da terremoto e tsunami di questa estate in Indonesia... Destino Maledetto. Riposa in pace Andrea».
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