L’Operacion Puerto torna di attualità. E le 221 sacche di sangue sequestrate al dottor Eufemiano Fuentes salgono nuovamente alla ribalta dopo essere state al centro di un numero infinito di processi, inchieste, richieste e rifiuti. I fatti risalgono al 2006, a pagare furono solo alcuni ciclisti (Ullrich, Basso, Mancebo, Valverde, la spiesta Dominguez) nonostante sia stato chiarito da tempio che le sacche appartenevano ad almeno 26 uomini e tre donne, tutti sportivi di alto livello. Ricordiamo che la pratica di Fuentes prevedeva di conservare il sangue degli atleti, sottoporlo a pratiche di ossigenazione e tornare ad iniettarlo agli atleti in prossimità di grandi avvenimenti.
Processi sportivi archiviati da tempo, processi penali chiusi senza condanne per gli sportivi e una richiesta di “diritto all’oblio” sentenziata dalla corte provinciale di Madrid, una sentenza contro la quale la Wada ha presentato ricorso.
Ora accade che la 21ª Corte Penale di Madrid abbia stabilito che il materiale biologico debba essere distrutto per scadenza dei termini di conservazione e ha offerto al Coni - che ne aveva fatto domanda anni e anni fa - la possibilità di prelevare campioni da tutte le sacche per analizzarle e identificarne i proprietari.
Nessuno di loro rischia alcunché, visto che i regolamenti della Wada prevedono una retroattività massima di 10 anni, ma se i nomi venissero finalmente ufficializzati, la storia porterebbe a rivalutare la carriera di molti campioni.