L'ORA DEL PASTO. BALDUCCI, MICHAEL E LA FAMIGLIA DELLA MASTROMARCO

STORIA | 23/08/2018 | 07:52
di Marco Pastonesi

Non sappiamo nulla. Né della vita né della morte. Né di ieri né di domani. Né dei come né dei perché. Ma una cosa la sappiamo: se Michael, nonostante tutto, continua a lottare, a maggiore ragione dobbiamo continuare a lottare anche noi. E per noi lottare significa credere, sperare, magari anche fingere che tutto questo sia soltanto un incubo, e soprattutto significa correre, e insomma vivere”.


Gabriele Balducci è il direttore sportivo di Michael Antonelli, il ragazzo che dal giorno di Ferragosto sta continuando a lottare in quella terra di nessuno che è il coma. Il “Baldo” ha 42 anni, di cui 12 passati correndo da professionista: dal 2013 è entrato alla Mastromarco Sensi Nibali, e da una settimana entra ed esce dal reparto di rianimazione dell’ospedale Careggi di Firenze.


“Km 87-88 della Firenze-Viareggio. Quel tratto della corsa – da Montecatini al Passo Oppio fino a Popiglio - lo abbiamo segnato con un pallino rosso per la difficoltà: massima attenzione per la strada insidiosa. Lo abbiamo ripetuto anche nella riunione prima della partenza. Poi il via: i ragazzi in bici, il presidente Carlo Franceschi e io in ammiraglia. In gara la radio-baracchino gracchia incidenti e cadute, cognomi e dorsali, squadre e ammiraglie, ma fino a quel momento abbiamo evitato problemi. E’ così: quando la voce dello speaker segnala novità, speri sempre di non sentirti coinvolto. Finché c’è un’altra caduta. Passiamo sul luogo dell’incidente, non vediamo maglie della Mastromarco, la via è libera, andiamo oltre. Tre-quattrocento metri dopo siamo richiamati dalla radio-baracchino: ‘Mastromarco, Mastromarco, torna indietro’. Inchiodo, giro l’ammiraglia, risalgo la corsa in senso inverso, ritrovo il punto della caduta. Tre corridori sono volati in una scarpata: uno sta risalendo con le proprie gambe, altri due giacciono a terra. Mi precipito nel dirupo. Credo di essere il primo. Vedo Michael. E’ inerme, inerte, immobile. Lo chiamo, lo invoco, lo supplico. C’è il medico della corsa. Mi rendo immediatamente conto della gravità della situazione. Michael perde sangue, tanto sangue, da una ferita al labbro superiore, respira forte, in modo anormale, e ha gli occhi rivoltati, all’insù. Incosciente. Sono attimi eterni. Arriva l’automedica, quella del 118, attrezzata: un altro medico e un infermiere tentano di stabilizzare Michael. Poi si fa largo una donna, dice che è una dottoressa, una specialista, si cala nella scarpata senza neppure usare la corda che è stata sistemata per facilitare i soccorsi, indossa i guanti da operatore, trasforma il prato in una sala operatoria a cielo aperto. Sono altri attimi eterni. Arriva l’elicottero, e a me sembra la liberazione, quegli infermieri mi appaiono come angeli dal cielo. Ma l’elicottero, lì, non può atterrare, lo fa nel campo sportivo di San Marcello Pistoiese, a un chilometro e mezzo, forse un chilometro e 800 metri di distanza. Quando portano via Michael, chiedo a un medico di dirmi solo due parole, lui ne usa cinque: ‘Non è grave, è gravissimo’. Ricostruendo quello che è successo, Michael, per evitare alcuni corridori finiti a terra, ha tirato diritto, senza sapere dove sarebbe andato, dove sarebbe finito, ha fatto un volo di cinque o sei metri, noi si è visto di peggio, ma lo fa a 70 chilometri all’ora, e in quel caso ci vuole un miracolo”.

Michael, lo avevo cercato io, lo avevo voluto io. Lo avevo visto correre in una gara da allievo, a Faenza, vinta. Mi sembrava che avesse qualcosa di speciale, grinta, talento, naturalezza, istinto, non saprei dire con precisione. Continuai a seguirlo. Finché un giorno con Franceschi andai a San Marino, dove Michael abitava. C’era anche suo nonno. Gli parlammo della nostra società, della nostra squadra, delle nostre corse, dei nostri valori, infine anche delle nostre condizioni. Dissi: ‘Pensaci’. Rispose: ‘Ci abbiamo già pensato’. Ripetei: ‘Pensaci, parlane con tutti, poi facci sapere’. Rispose: ‘Tutti siamo mio nonno e io, non ho bisogno di sentire nessun altro’. E venne da noi. Questo è il suo primo anno da under 23. Prima della Firenze-Viareggio gli ho detto che avremmo dovuto parlare del futuro. ‘Ma io non ho dubbi’, disse. E ci siamo dati la mano: da amici, da colleghi, da compagni di squadra e di strada”.

Tre giorni dopo l’incidente ero in ospedale, nella sua camera, quando Michael ha avuto una crisi. I parametri si sono alzati, il battito cardiaco si è abbassato, è rallentato, suonava solenne e profondo come un tamburo. Sono arrivati gli specialisti e io, per pudore, per impotenza, forse per paura sono uscito in corridoio. Non sono stato mandato via, sono uscito io. Davanti alla morte mi sentivo morire. Poi è arrivato un infermiere, mi ha guardato e ha sospirato: ‘I corridori sono una razza a parte’. Perché?, gli ho domandato, temendo una risposta definitiva. ‘Non ha visto? Il cuore si è ripreso’. Allora sono andato in casetta, quella che noi chiamiamo casetta, dove stanno i nostri corridori che fra una corsa e l’altra vivono lì. Abbiamo fatto una riunione. E ai ragazzi ho detto che se Michael lotta, dobbiamo lottare anche noi, se Michael soffre, dobbiamo soffrire anche noi, se Michael combatte, dobbiamo combattere anche noi, se Michael – a suo modo – corre, dobbiamo correre anche noi. Corriamo, mi hanno detto in coro. Il coraggio di correre e vivere ci viene da lui”.

Non ho mai sofferto tanto, mai così tanto. Neanche quando morì Alessio Galletti, che pure era il mio amico di tutte le mattine. Neanche – e lo confesso con un certo imbarazzo – quando morì il mio babbo. Stavolta ho pianto, ho urlato, ho implorato, ho supplicato. Stavolta ho pregato. Stavolta ho pensato non di mollare, ma di non essere più capace di fare il direttore sportivo, chiedere ai miei corridori di attaccare, in discesa, costi quel che costi. E mai come stavolta non ho trovato risposto alle mie povere, nude, semplici domande. E’, questo, il momento più duro della mia vita: di corridore, di direttore, di uomo. Però ho trovato, intorno a me, una famiglia: la Mastromarco. Con la sua storia, con i suoi principi, con i suoi valori. E questa storia, con questi principi e con questi valori, ci unisce, ci lega, ci distingue. Franceschi, lo stesso Nibali, Michael, gli altri, anch’io. Insieme. Tutti insieme. Come – appunto - una famiglia”.



Copyright © TBW
COMMENTI
LACRIME AGLI OCCHI
23 agosto 2018 11:39 alessandro
Ho letto attentamente il racconto. Ho le lacrime agli occhi. Speriamo che il ragazzo senta tutto questo amore

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Forze nuove per la Arkea B&B Hotels: la formazione bretone fa approdare al professionismo Victor Guernalec, uno dei migliori dilettanti francesi della stagione.Victor, cosa significa per te questo passaggio?«È un sogno che si realizza, anche perché vengo dalla Bretagna:...


Le notizie in vista del fatidico Black Friday sono davvero super anche per gli appassionati del marchio LOOK, infatti, solo fino alla mezzanotte del 30 novembre e fino ad esaurimento scorte potrete sfruttare in alcuni casi un risparmio fino al 59% su una...


Tra i tanti riconoscimenti che vengono tributati in questi mesi a Lorenzo Mark Finn non poteva mancare quello del Comune di Avegno dove il campione del mondo degli juniores risiede con la famiglia. L'occasione, ieri sera, grazie alla disponibilità dei...


La SC Cesano Maderno ha da vent' anni lo stesso presidente, Giuseppe Fontana (papà del medagliato olimpico della mountain bike Marco Aurelio) e una struttura societaria altrettanto collaudata, che tra i massimi dirigenti nonché direttore di corsa della Cesano-Ghisallo vede...


E sono trenta. Trenta edizioni dell’Oscar tuttoBICI, trenta serate organizzate, trenta liste di campioni da invitare, applaudire, coccolare e premiare. Campioni, una parola che non è scelta a caso: tutti coloro che hanno vinto l’Oscar sono dei campioni, indipendentemente dal...


Quel numero che aveva attaccato per l'ultima volta sulla maglia il primo giorno di settembre nella Elfdorpen, resterà l'ultimo della sua brevissima carriera: lunedì è morto improvvisamente, proprio nel giorno del suo diciannovesimo compleanno, il dilettante belga Tuur Hancke. A...


Era solo venerdì quando Maxim Van Gils dichiarava che le trattative con la Lotto-Dstny stavano procedendo in modo positivo. Il ciclista belga, aveva rilasciato alcune dichiarazioni durante il torneo di padel organizzato dalla A&J All Sports, la società dei fratelli...


Moto e bici in Italia. Due anime di un settore fatto di eccellenze, passione, innovazione e trionfi sportivi: quella a motore, con un mercato trainante (+42% dal 2020 al 2023), che non smette di crescere; e quella delle due ruote...


La Parigi-Dakar in bici elettrica. Sei tappe in otto giorni, dagli 80 ai 120 km al giorno, dal 30 novembre al 7 dicembre. E’ il Tembaine Desert Rally. Una prova estrema ma sicura. Della Parigi-Dakar ha l’ispirazione, e c’è il...


E' stata una straordinaria serata di gala quella con cui il Presidente dell'Uc Asolo Bike Poggiana, Giampietro Bonin, ha voluto radunare presso il Ristorante Rino Fior di Castelfranco Veneto (Tv) i sostenitori, i collaboratori, gli ospiti e le autorità vicine...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024