Il 23 marzo ha compiuto 17 anni. Solo quattro mesi dopo, il 22 luglio, ha colto una delle più importanti vittorie della sua giovanissima carriera. Andrea Piccolo, milanese di Pontevico, frazione di Magenta, ha messo il suo sigillo sulla diciottesima edizione della 3GiorniOrobica, la bellisisma corsa organizzata dal Team 2003, dimostrando di avere tutte le stimmate del futuro campione. Il suo trionfo nella breve corsa a tappa della categoria Juniores, ha fatto esultare il Team LVF del presidente Patrizio Lussana, che ha bissato la vittoria del 2017 ottenuta con Samuele Rubino. Piccolo ha dimostrato di avere oltre a garretti e polmoni, anche tanta sagacia tattica e tanto juicio in sella.
Andrea e il ciclismo è stata la naturale conseguenza di una famiglia che sprizza amore e passione per le due ruote da tutti i pori.
“Ho iniziato piccolissimo ad avvicinarmi alla bicicletta. Mio papà Renato (piastrellista, ndr) correva in mountain bike e ha trasmesso la passione a mio fratello Simone (under 23 della Namedsport Rocket, ndr) che ha quattro anni più di me. Vedevo sia papà, che andava forte, e anche mio fratello gareggiare, e così ho preso passione subito anch'io per la bici. Ho iniziato nel Velo Sport Abbiategrasso, tra i Giovanissimi e sono rimasto con loro fino agli Allievi del primo anno; poi nell'ultima stagione ho corso per il Pedale Senaghese”.
A parte la famiglia, cosa ti ha fatto appassionare di più al ciclismo?
“Ha avuto una parte importante anche il fatto che mio zio ha un negozio di biciclette e frequentandolo mi sono sempre più avvicinato a questo sport. Mi piace guardare in televisione le corse, stimo moltissimo Vincenzo Nibali. Il mio sogno è di arrivare tra i professionisti”.
E' presto per dirlo, vista la tua giovane età, ma che tipo di corridore potrebbe diventare Andrea Piccolo?
“Penso un passista-scalatore. In un gruppo ristretto me la cavo anche in volata, ma sono più forte sul passo e in salita che allo sprint”.
Nibali lo stimi, il campione del mondo Sagan piace a tutti i giovani. Cosa ruberesti a Vincenzo e a Peter?
“A Sagan ruberei la sua disinvoltura nell'andare in bici, la spavalderia. Vincenzo come carattere è praticamente l'opposto: a lui ruberei il suo modo di essere campione, la serietà in bici e fuori. Spero di diventare un giorno come lui”.
E a proposito di avere “la testa” dei campioni, nel tuo piccolo alla 3GiorniOrobica quando nella tappa più difficile con arrivo in salita ai Colli di San Fermo ti ha attaccato il ceco Vacek, sei stato bravissimo a non farti prendere dal panico e mantenere la giusta lucidità per conservare la maglia di leader della classifica per una manciata di secondi, 9 per l'esattezza.
“Sapevamo che era la tappa più importante e non pensavamo di arrivare alla partenza con 46” di vantaggio su Karel che in salita è molto forte. La sera prima col preparatore abbiamo parlato e mi ha consigliato di stare tranquillo, di non cercare di seguire tutti i suoi scatti. Quando è andato via ho visto che guadagnava sì, ma sempre poco; la moto mi dava sempre il distacco e ai 1500 metri dal traguardo mi hanno detto che avevo sui 40/45 secondi di ritardo e lì mi sono un po' spaventato. Però sentivo di averne ancora da dare, sentivo che le gambe giravano, ho spinto a tutta e ho trovato quel qualcosa in più che mi ha permesso di tenere la maglia”.
Quando hai vinto la seconda tappa e preso il comando della classifica generale avevi detto:
“Sono al primo anno tra gli Juniores, difficile vincere la 3GiorniOrobica, il mio compagno Rubino ci è riuscito lo scorso anno, ma Samuele è Samuele...”. Invece hai fatto esattamente come lui nel 2017 vincendo questa corsa così ambita e difficile alla prima partecipazione.
“Samuele purtroppo non stava nelle migliori condizioni per poter fare il bis nell'albo d'oro, che sarebbe stato bellissimo. Lo ringrazio molto perché pur non stando bene nella tappa finale si è messo a mia disposizione, mi ha aiutato tantissimo, mi ha tenuto sempre davanti e ha fatto un grandissimo lavoro per farmi tenere la maglia”.
Adesso però il bis nel 2019 lo potresti centrare tu...
“Lo spero tanto. Manca un anno e potrebbe succedere di tutto. Quindi ci penserò quando sarà il momento. Intanto questa affermazione la dedico alla mia famiglia e a tutti i compagni di squadra che nei quattro giorni di corsa hanno fatto un lavoro eccezionale”.
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