Cristian Salvato, presidente dell'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, sta seguendo con attenzione il Tour de France e vuole dire la sua sul "caso Moscon". «Mi dispiace che Gianni stia passando come un "ragazzo terribile" quando invece, chi lo conosce lo sa, è una persona tranquilissima, educata, quasi timida. L'ho sentito ieri ed è molto dispiaciuto per quanto accaduto e preoccupato per le conseguenze. Alzare le mani dal manubrio non è giustificabile, gliel'ho detto e se ne è reso conto, ma ritengo eccessiva la decisione della giuria» racconta a tuttobiciweb.
Salvato paragona la squalifica di Moscon a quella di Peter Sagan di un anno fa, poi sollevato da qualsiasi responsabilità per la caduta di Cavendish. «In gara certi comportamenti sono sempre successi - prosegue il rappresentante dei corridori italiani. - A Gianni un collega ha tagliato la strada e lui ha risposto in modo istintivo, non voleva colpirlo e per fortuna nessuno si è fatto male. C'erano mille modi per punirlo, una multa o una penalità, mandarlo dritto a casa mi sembra troppo e ingiusto. Come tutti gli altri corridori in gara ha lavorato mesi per presentarsi al top della condizione alla gara più importante dell'anno. Dopo quanto già accaduto a Vincenzo Nibali, è un vero peccato per i colori azzurri».
«Faremo tutto quanto in nostro potere per difendere un patrimonio del nostro movimento. Come chiediamo ai nostri corridori massima correttezza, pretendiamo professionalità dalle altre componenti coinvolte in corsa. La stessa inflessibilità dimostrata nei confronti di Gianni deve essere usata anche per organizzatori e autorità competenti che hanno il compito di tutelare i protagonisti della gara e ieri, nella corsa a tappe più importante al mondo, ancora una volta, non sono stati all'altezza della situazione. Certi episodi non sono ammissibili. I corridori non possono essere trattati così» conclude Salvato.