Peter SAGAN. 10. Non è certo un momento felicissimo questo per il fuoriclasse slovacco, la separazione dalla moglie non è cosa né di poco conto né tantomeno marginale. Sono cose che pesano, alle quali uno come Peter dà peso. Dicono che in gruppo scherzi e sorrida, ma non è quello di sempre. In volata, sì.
Alexander KRISTOFF. 8. L’Europa si inchina al cospetto del mondo, ma qualcosa mi fa pensare che presto la musica cambierà. E non per questioni politiche.
Thomas DE GENDT. 8. Non si stanca mai. Cuor di leone. Porta via la fuga con tenacia e determinazione, ma oggi le squadre dei velocisti non lasciano spazio. Ci riproverà, è sicuro.
Sonny COLBRELLI. 7. «Mi spiace un sacco non aver vinto per dedicare una vittoria al nostro capitano». Sette per la buona intenzione.
Andrea PASQUALON. 6,5. Zitto zitto è lì, ancora tra i dieci. Soprattutto è ancora lì: al Tour.
Vincenzo NIBALI. 10. Incassa le scuse dal grande capo del Tour. Si prende gli applausi più grandi dal grande popolo del ciclismo. Noi lo ringraziamo per quello che è e per quello che fa: sempre con grande disponibilità e semplicità. Ieri sera torna alle 23 in albergo e ai cronisti chiede con pudore: «Cinque minuti possono bastarvi?». Dieci.
L’EQUIPE. 7. “Irrespirabile”: c’è la sintesi di una giornata che dal ciclismo è sconfinata in un “rave party”. Sul banco degli imputati l’organizzazione, che fa quello che può, anche se qualcosa di più si può fare. La gendarmerie, ad esempio, quando vede un demente con un fumogeno in mano potrebbe semplicemente blindarlo. Non è cosa impossibile, molto più facile che rincorrere Froome o Thomas.
Chris FROOME. 8. «Non ho mai detto di rallentare a nessuno: nessun gesto di “fair-play”». Quello di ammetterlo è forse il gesto più elegante che potesse fare.
Tom DUMOULIN. 8. «Neanche per sogno: abbiamo rallentato per guardarci, era tattica, la corsa è corsa. Sapevo di Vincenzo, ma non lo abbiamo aspettato». Evviva la sincerità.