BRAMATI: «ECCO I SEGRETI DELLA ROUBAIX»

PROFESSIONISTI | 08/04/2018 | 07:51
La Paris-Roubaix si vince anche facendo i classici “tagli sul percorso”. E’ il “Bramati – pensiero”, un diesse che coniuga modernità e consigli all’antica. «Eh si perché il corridore lo devi vedere in faccia – spiega il bergamasco Davide Bramati – quando ti sfreccia davanti sui tratti di pavée. Li capisci se l’atleta sta bene, se è in grado di attaccare, se ha bisogno di alimentarsi, se fora e sei pronto, a piedi, a passargli la ruota. In questo modo puoi dare le indicazioni all’ammiraglia, dove i diesse, pur guardando la gara nella televisione dentro la macchina, hanno una percezione nettamente diversa rispetto a ciò che si vede dal vero. E’ sempre molto importante l’occhio» ribadisce Bramati, che appartiene pure ad una stirpe di crossisti, assieme al cugino Luca. «Il nostro occhio a terra è la nostra Var. Il direttore sportivo deve conoscere il corridore, ascoltare le sue sensazioni, guardarlo in faccia per vedere anche le sue smorfie e da li capire quanto e come sta soffrendo».

Come si prepara la Roubaix?
«La Roubaix è la summa della preparazione di tutte le classiche del Nord, della campagna del Belgio che parte dalla Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Bruxelles-Kuurne e finisce con la Liegi. Già da gennaio viene individuato un gruppo di corridori adatto a quel tipo di corse. Andiamo a visionare i percorsi. Ci annotiamo se sono state fatte variazioni di percorso, anche minime. Studiamo i tratti di pavée e, in base al corridore e al lastricato, anche i materiali. Si devono preparare con accuratezza le gomme e le ruote. Elementi fondamentali, assieme alle gambe dei corridori, per vincere la Roubaix. Noi l’abbiamo vinta per ben quattro volte con Tom Boonen. E poi con Niki Terpstra. Fondamentale, come dicevo, rimanere sul percorso a piedi durante la Roubaix. Perché nelle classiche monumento come questa, la tattica è sempre più o meno la stessa. Devi andare forte e avere tanta fortuna. Le forature ti possono far vincere o perdere. E la Roubaix la vinci assieme ai meccanici che hanno sapientemente scelto i materiali, trattandoli in modo adeguato. Diciamo che diventa una grande vittoria di squadra. Le forature non devono mai arrivare in un momento topico della gara».

Chi la vince?
«Beh, un corridore completo, anche un po’ pesante fisicamente, perché affrontare la Roubaix e tutti i tratti di pavée richiedono massima concentrazione. E’ la classica più massacrante. Il corridore è sottoposto per ore a sollecitazioni dovute al lastricato. In molti casi ci vuole addirittura una settimana per recuperare. Tra gli accorgimenti, anche dei guanti adatti per tenere bene il manubrio, senza farsi troppo male. E’ un continuo cambio di ritmo, si passa dall’asfalto alle stradine di campagna, ai tratti con il porfido e il lastricato. Un sedime stradale non facile da sopportare, magari qualche giorno prima ci son passati sopra i trattori e hanno ulteriormente deteriorato la strada. Se magari ci mettiamo la pioggia, e il fango, è fatta. Da corridore l’ho corsa varie volte. Un anno sono arrivato con le mani piene di vesciche perché forse per troppe ore ho stretto in modo disumano il manubrio».

I consigli dall’ammiraglia per vincere la Roubaix?
«Quando si percorrono settori importanti, lunghi e brutti e quasi sempre si trova vento è necessario tenere desta l’attenzione. Mai dimenticare di bere e di mangiare, servono tante energie nel finale. Anche l’emozione può giocare strani scherzi. Correre su percorsi dove hanno corso i grandi del passato, con bici e materiali d’altri tempi…sai, siamo umani e il ciclismo è fatto di storie, di strade, di paesi e di umanità. Per fortuna la tecnologia è andata avanti ma puoi vincere la Roubaix o perderla anche per una foratura. E se hai un problema meccanico nel punto dove c’è qualcuno del tuo team pronto a sostituirti la ruota o il cambio sei a posto, altrimenti puoi rischiare di perdere un capolavoro. Ricordo una Roubaix di Tafi. Forò e per fortuna nel punto critico c’era una persona pronta a fargli assistenza. Domenica come squadra avremo una decina di auto lungo il percorso a fare i tagli, e assistenza a piedi, per essere pronti ad ogni evenienza. Dalla ruota da sostituire alla borraccia che si perde».

Un pronostico sul vincitore della Parigi – Roubaix di oggi?
«Quello che sa andare forte sul passo, che no ha non paura di prendere vento in faccia, motivato e concentrato. Noi abbiamo Stybar, due volte secondo. Poi c’è Gilbert. Gli manca la classica monumento. E domenica sarà battaglia all’ultimo pavée».
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