E' nato a Chieti il 20 dicembre del 1994 quindi non ha ancora ventitre anni. Ma Giulio Ciccone, atleta della Bardiani-CSF, ha già bruciato le tappe
firmando nel 2016, alla prima stagione tra i professionisti, una tappa al Giro d'Italia (la 10a da Campi Bisenzio
a Sestola). Il 2017 non è stato fortunato per l'abruzzese costretto a disertare
la prima parte di stagione per un doppio intervento per un disturbo cardiaco,
riuscendo comunque a conquistare un bel successo nel mese di agosto
aggiudicandosi in solitaria la sesta tappa, quella regina del Tour of Utah. Per Ciccone inizia dunque una stagione importante dove il corridore
abruzzese della Bardiani Csf deve
rilanciarsi.
Quali priorità dai al 2018?
“Per prima cosa voglio
fare un bell'inverno con una buona preparazione per cercare di tornare ai
livelli importanti dove ero arrivato nel 2016. Lo scorso è stato un anno di
transizione, un po' altalenante, dovuto alla scarsa preparazione per tutti i
problemi che ho avuto con i due interventi che si sono fatti sentire”.
Hai dato subito dimostrazione di poter ambire a
traguardi di alto livello, di poter stare al passo dei migliori. A parte la
sfortuna, è così difficile restare ai vertici? Cosa bisogna fare per riuscirci?
“Sicuramente quello che premia è la costanza, il sacrificio, il lavoro e la voglia di arrivare. Poi ovviamente oltre a tutto questo quello che conta è la salute: se viene un po' a mancare non puoi farci nulla e devi solo combattere e andare avanti senza scoraggiarti”.
Che tipo di corridore hai capito può
essere Giulio Ciccone?
“Sicuramente per adesso
posso fare bene nelle piccole corse a tappe, sono un discreto scalatore, il mio
campo è la salita”.
Bardiani è un gran bel team che punta sempre molto
sui giovani. Ti hanno chiesto qualcosa in particolare per la prossima stagione?
“Il team della famiglia Reverberi
è stata sicuramente la scelta giusta per lanciarmi nel mondo dei
professionisti. Non mi hanno chiesto niente per il 2018, come anche nelle altre
stagioni, abbiamo degli obiettivi comuni ma senza la pretesa dei risultati.
Entrambi sappiamo che abbiamo la possibilità per riuscirci, staremo a vedere”.
Com'è Giulio Ciccone in “borghese”, quando non è
assorbito dal mondo del ciclismo?
“Adesso mi sono trasferito a
Sorisole, vicino a Bergamo, da più di un anno per motivi logistici. Vivo con la
mia ragazza Chiara che è bergamasca, faccio una vita da ragazzo normale,
ovviamente tutto programmato verso il ciclismo perché per fare questo sport ad
alto livello devi fare dei sacrifici anche al di fuori dell'attività in
bicicletta”.
La Bergamasca offre molte possibilità per gli allenamenti, quali sono le tue zone preferite?
“Le salite di riferimento per me sono la Roncola e il Selvino. Una ha pendenze più impegnative, l'altra è più dolce e più regolare, quindi mi servono entrambe per capire a che punto è la mia condizione”.
Valerio Zeccato
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