DOPING | 04/09/2017 | 13:39
L’UCI affida ad un comunicato ufficiale i suoi commenti in relazione alle accuse mosse ieri dalla tramissione Stade 2 e riportate dalla stampa mondiale riguardo all’inaffidabilità dei sistemi di indagine sul doping meccanico.
«Quando Brian Cookson è stato eletto presidente nel 2013 non esisteva alcuna regola contro le frode tecnologiche, non c’erano pene, non c’erano risorse dedicate a questa materia.
Tutto questo ora c’è ed è frutto del lavoro di quatto anni e in particolare:
• Sono stati introdotti regolamenti e sanzioni (articoli 1.3.003 et 1.3.010 del regolamento UCI),
• Importanti risorse umane sono state impiegate a riguardo, controlli e verifiche sistematici sono stati introdotti (più di 40.000 negli ultimi due anni). Questi comprendono, per esempio, gli oltre 4.000 controlli effettuati al Tour de France 2017 e i 1000 dei campionati mondiali di Gran Fondo UCI alla fine di agosto.
L’UCI porta avanti questo lavoro in assoluta trasparenza accanto ai proprio partner. Venti media di primo livello sono stati invitati nel maggio 2016 presso la sede dell’Uci per una presentazione approfondita e una discussione riguardo a questo problema.
Il principale metodo di controllo al momento è la scansione attraverso una resistenza magnetica che ha dato prova di grande efficacia sia nei test preliminari che poi sul campo. Questo sistema è stato verificato in maniera indipendente da Microbac, un laboratorio di test americano che ha stabilito che «lo scanner UCI ha scovato i motori nascosti nel 100% dei controlli effettuati da personale specializzato». Il report completo è disponibile sul sito Internet Uci.
Il metodo si basa su tre elementi principali:
- un tablet
- un adattatore che genera un campo magnetico fisso
- un software dedicato.
Come qualsiasi apparecchiatura per i test, anche i nostri scanner devono essere utilizzati nel modo corretto per essere veramente efficaci. I nostri operatori ricevono una formazione completa al riguardo, sia per l’utilizzo che per la lettura dei risultati. Ed è evidente che le persone che hanno utilizzato gli scanner per il reportage di Stade 2 non hanno ricevuto questa preparazione. Noi li abbiamo immediatamente invitati, dopo aver visto la tramissione, ad un incontro per mostrare loro l’utilizzo corretto dell’apparecchiatura.
La nostra formazione insiste sempre sul fatto che lo scanner non è destinato che al controllo iniziale e che le biciclette devono essere smontate se esiste il minimo dubbio riguardo alla presenza di qualsiasi apparecchiatura nascosta.
L’UCI ha evidentemente studiato altre soluzioni e continua a valutare eventuali soluzioni alternative: per il momento nessuna di queste soluzioni si è mostrata idonea per divenire il metodo principale o addirittura l’unico per affrontare il problema.
Utilizzata in un certo numero di occasioni, la telecamera termica può essere utile, ma la sua efficacia è piuttosto limitata perché non permette di smascherare motori in funzione o appena utilizzati, se sono ancora caldi. Viene suggerito l’utilizzo di raggi X ma questo metodo è lento, necessita di un grande spazio per garantire la sicurezza del pubblico e deve fare i conti con legislazioni diverse da paese a paese.
Noi continuiamo a lavorare con i nostri partner con l’obiettivo di progredire costantemente in questo settore e siamo grati a tutti coloro che possono dare un contributo a questo riguardo.
Siamo determinati a continuare la battaglia e accettiamo volentieri suggerimenti e proposte a riguardo, alla luce del fatto che tutti gli attori del ciclismo hanno lo stesso interesse affinché siano eliminati gli imbroglioni».
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