di Paolo Broggi
Benvenuti dove si fa la storia, benvenuti al Tour de France 2024. La febbre gialla cresce per la prima partenza della Grande Boucle dall’Italia: ci sono voluti 121 anni e 111 edizioni della corsa perché il Tour scegliesse il nostro Paese per prendere il via. E sarà una partenza col botto carica di significati emotivi, storici e sportivi.
Si parte infatti dalla Firenze culla del Rinascimento e patria di Gino Bartali - che il Tour lo ha vinto nel 1938 e nel 1948, unico a bissare il successo a dieci anni di distanza - per arrivare a Rimini: si arriva in pianura ma prima ci saranno da superare 3.600 metri di dislivello sui colli romagnoli (si sale anche a San Marino, che diventa così la 13a nazione toccata dalla corsa francese nella sua storia) e non era mai accaduto che la frazione inaugurale del Tour fosse così dura. L’indomani si parte da casa di Marco Pantani, ultimo campione capace di fare la doppietta Giro-Tour nel 1998, per arrivare a Bologna con la doppia ascesa al Colle di San Luca. Come dire che quest’anno la Grande Boucle non concede margine a chi non arriva già al top.
E poi, ricordando che si corre nel centesimo anniversario del primo trionfo italiano al Tour firmato da Ottavio Bottecchia (seguito dal bis l’anno successivo) ecco la Piacenza-Torino con il primo traguardo per velocisti ma soprattutto con l’omaggio a Fausto Coppi a sua volta vincitore di due Tour e autore delle prime doppiette della storia, targate 1949 e 1952.
Con un carico di emozioni e immagini spettacolari, la quarta tappa partirà da Pinerolo per tornare in Francia e lo farà proponendo subito uno dei giganti delle Alpi, il Galibier.
Sarà una toccata e fuga, sulle Alpi, con la promessa di ritrovarsi a fine Tour: la corsa proseguirà la sua corsa verso Nord con un altro paio di tappe che potrebbero sorridere ai velocisti e poi con la prima crono dell’edizione 2024, con 25,3 km attraverso i vigneti e le foreste della Champagne e una côte di 1,6 km nel finale che potrebbe risultare indigesta a qualcuno.
Ancora una probabile sfida per velocisti a Colombey-les-deux-Églises e poi per poi chiudere la prima lunga settimana e con un’altra tappa chiave della corsa, la Troyes-Troyes con 32 chilometri di strade bianche, divisi in 14 settori, sei dei quali nel finale di gara.
Sarà indispensabile sfruttare al meglio il giorno di riposo sulle rive della Loira perché l’inizio della seconda settimana si presenta davvero impegnativo: la strada vesro Saint-Amand-Montrond è battuta dal vento che soffia spesso laterale e tre cambi di direzione negli ultimi 30 km possono creare problemi a qualcuno. E l’indomani la traversata del Massiccio Centrale non propone salite durissime ma alla fine della giornata i corridori dovranno superare 4.350 metri di dislivello.
La discesa verso sud continuerà con tappe ricche di insidie fino al secondo weekend che proporrà una due giorni impegnativa sui Pirenei: prima l’arrivo a Sioulan Pla d’Adet e poi il tappone che si concluderà a Plateau de Beille dopo aver proposto in rapida successione Peyresourde, Menté, Portet d’Aspet, Col d’Agnes e la conclusione in quota.
Classifica delineata a questo punto? Può essere ma c’è ancora molto da fare e tutto può cambiare nella terza settimana che si aprirà con la caldissima tappa di Nimes e una probabile volata.
A seguire l’arrivo in salita di Superdevoluy, la frazione esigente di Barcelonette che di pianura ne ha ben poca, il tappone delle Alpi del Sud con arrivo a Isola 2000 dopo aver superato il Col du Vars ed essersi arrampicati ai 2.802 metri del Col de la Bonette e infine l’ultima tappa in linea che è un vero concentrato di difficoltà: tutte salite che ben conosciamo perché proposte più volte dalla Parigi-Nizza ma riunite in un condensato a basso chilometraggio che promette davvero spettacolo.
E per chiudere un’edizione che abbiamo definito storica - e che presenterà oltre 52.000 metri di dislivello, per internderci 11.000 in più del Giro d’Italia che si è da poco concluso - ecco la prima conclusione della Grande Boucle lontano da Parigi.
La “colpa” è da attribuire ai Giochi Olimpici che si apriranno nella capitale il 26 luglio, appena cinque giorni dopo la conclusione del Tour.
Sarà Nizza ad accogliere gli eroi della corsa ma non lo farà con una tappa normale bensì con una cronometro di 33,7 che prenderà il via da Montecarlo e si concluderà sulla Promenade des Anglais dopo aver chiesto ai corridori di spendere le loro ultime energie salendo a La Turbie e affrontando il Col d’Eze.
Un’edizione carica di storia che promette di esserlo altrettanto dal punto di vista agonistico, anche se mai come quest’anno a poco meno di un mese di distanza dall’evento è difficile fare previsioni. Di sicuro c’è che Tadej Pogacar, dopo aver dominato il Giro d’Italia, punterà a fare la storica doppietta: il campione sloveno, numero uno del ciclismo mondiale ha scelto proprio Isola 2000, dove si concluderà il tappone alpino, per prepararsi al meglio dopo le fatiche della corsa rosa, mentre dei suoi avversari più accreditati in realtà si sa ben poco.
Primoz Roglic e Remco Evenepoel faranno il loro rientro alle corse al Giro del Delfinato due mesi dopo la caduta che li ha visti coinvolti nella quarta tappa dell’Itzulia Basque Country. E ancor meno si sa sulle condizioni di Jonas Vingegaard, anche lui finito a terra nella stessa curva in discesa e rimasto dodici giorni in ospedale. La sua squadra, la Visma-Lease a Bike, non ha mai emesso alcun comunicato sulle condizioni del danese né ha ancora sciolto le riserve circa la sua partecipazione al Tour e lo farà solo attorno a metà giugno, anche se le notizie di un Vingegaard che si sta allenando in altura a Tignes, nei giorni in cui scriviamo, fanno ben sperare.
Per il resto al Tour, come sempre, ci sarà il meglio del mondo: in ordine sparso e con compiti e obiettivi differenti, avremo al via Philipsen, Jakobsen, Groenewegen, Pedersen, De Lie e Girmay tra le ruote veloci; Van der Poel, Mohoric, Gaudu, Kung, Pidcock, Gregoire, Cort Nielsen, Jorgenson, Bardet tra i probabili attaccanti; Carapaz, Hindley, Vlasov, Ayuso, Almeida, Adam Yates, Thomas, Bernal, Kuss, Mas, Simon Yates che sono tutti uomini da classifica, anche se alcuni di loro saranno chiamati a compiti di gregariato di lusso; Bettiol e Ciccone saranno invece le due carte migliori per il ciclismo italiano.
Ovviamente impossibile, come detto, lanciarsi oggi nel gioco dei pronostici: non resta che attendere e prepararsi ad un grande spettacolo da godere, se possibile, nei primi giorni direttamente sulle nostre strade e poi davanti agli schermi di tv, computer e smartphone. Anche noi di tuttoBICI e tuttobiciweb non vediamo l’ora di raccontarvi ogni metro della corsa, ogni colpo di pedale e, perché no? anche ogni retroscena: siamo o non siamo arrivati ad un appuntamento con la storia?