di Carlo Malvestio
La sua esultanza sul traguardo di Palafavera Val di Zoldo in maglia tricolore, è stata una delle immagini più belle del Giro d’Italia 2023. Quest’anno non è più vestito di verde, bianco e rosso, ma Filippo Zana ha comunque voglia di rivivere quelle emozioni, di rialzare le braccia al cielo e di far sognare i suoi tifosi. In Jayco AlUla è ormai uno dei prezzi pregiati e tutto ciò che ha fatto in questa prima parte di stagione è stato mirato per arrivare al massimo della sua condizione fisica alla Corsa Rosa. Proprio come l’anno scorso. Classe 1999, il corridore di Piovene Rocchette è riuscito anno dopo anno ad alzare il suo livello, fino a diventare uno dei migliori scalatori italiani, e non è un caso che sia tra gli azzurri più attesi per il Giro. Lo abbiamo incontrato al Tour of the Alps, dove ha soprattutto regolato il motore in vista delle tre settimane rosa, centrando comunque un sesto posto nella tappa finale di Levico Terme, a certificare un colpo di pedale in parabola ascendente.
Filippo, è arrivato il momento clou dell’anno. Sei pronto?
«L’anno scorso avevamo fatto un ottimo avvicinamento al Giro d’Italia e quest’anno abbiamo cercato di fare ancora meglio. Ho fatto un grande blocco di lavoro in altura e al Tour of the Alps, giorno dopo giorno, ho cominciato a sentirmi meglio. Non correvo da un mese, quindi mi mancava un po’ il ritmo gara, ma abbiamo notato che col passare delle tappe i numeri miglioravano e questo è importante. Ora aggiustiamo gli ultimi dettagli e cerchiamo di presentarci a Torino nelle migliori condizioni possibili».
Nessun allarme, quindi, se al Tour of the Alps non sei arrivato davanti.
«Mi conosco, so che quando torno dall’altura ci metto sempre un po’ ad ingranare, ma al TotA non cercavamo tanto il risultato, quanto le sensazioni. È vero, non sono arrivati risultati particolari, non sono riuscito a seguire le accelerazioni decisive, ma ero sempre lì e questo era quello che volevamo».
Anche perché non sempre chi va forte al TotA poi va forte anche al Giro…
«Sì esatto, infatti siamo molto tranquilli. Al TotA il capitano designato era Chris Harper, anche se poi la caduta lo ha tagliato fuori dai giochi. Ripeto, tutto quello che stiamo facendo è per essere pronti al Giro e lì conto di fare quello scalino che mi manca».
Tre corse a tappe e un po’ di classiche. L’avvicinamento è stato molto simile a quello della scorsa stagione.
«Sì, l’anno scorso come ultima corsa avevo fatto il Giro di Romandia e non il Tour of the Alps, ma poco cambia, il livello della corsa è molto simile. Nel 2023 il Giro era andato molto bene, quindi non mi dispiacerebbe ritrovare quel colpo di pedale e ripetere tre settimane come quelle».
La prima parte di stagione cosa ti ha lasciato?
«In carriera non sono mai riuscito a partire forte… e neanche quest’anno ho invertito la tendenza. Nelle prime corse ho badato soprattutto a sopravvivere e a rimanere a galla il più a lungo possibile. Ci tenevo a fare bene alla Strade Bianche e credo alla fine di aver fatto un’ottima corsa (ha chiuso nono, ndr), dopodiché tutti gli sforzi sono stati rivolti alla Corsa Rosa».
L’anno scorso arrivavi più a fari spenti, quest’anno in tanti parlano di te. Ti pesa?
«È inevitabile che un po’ di pressione arrivi dopo che l’anno precedente hai fatto bene. Ma io sono tranquillo, la squadra crede in me e andremo al Giro con un team forte, pronto a dare tutto».
Sei uno dei pochi scalatori di livello internazionale che ha l’Italia. La cosa ti piace o preferiresti ce ne fossero altri per disperdere un po’ tutte le attenzioni?
«Sono sicuramente orgoglioso di essere uno dei pochi, cerco sempre di dare il meglio e di rendere onore all’Italia. Ci manca il fenomeno, ma credo comunque che ci siano tanti giovani che stanno venendo su bene e che secondo me nel giro di qualche anno torneranno a portare l’Italia più in alto nelle varie classifiche. È una questione di cicli, l’ultimo non è stato troppo fortunato per noi, ma il vento cambierà. La concorrenza ora arriva da tutto il mondo, ma sapremo farci largo».
Se ti dico “Giro”, cos’è la prima cosa a cui pensi?
«A quello che sta arrivando… In un altro periodo della stagione magari avrei detto la mia vittoria a Zoldo dell’anno passato, che è un ricordo che mi porterò dietro per tutta la vita, ma in questo momento tutte le attenzioni sono rivolte alla partenza di Torino».
Dunbar ha avuto un po’ di problemi in questo 2024. Avrai maggiori responsabilità all’interno della Jayco AlUla?
«Sì, Eddie ha avuto qualche problema in questa prima parte di stagione a causa di intoppi fisici, e ultimamente si è anche ammalato, quindi difficilmente sarà al 100% come l’anno scorso. Ci sarà però Luke Plapp, che in questo inizio di stagione è andato forte e con lui proveremo a dare battaglia in salita».
La frazione del Monte Grappa arriva poco lontano da casa tua…
«Tappa durissima, ma gli stimoli per fare bene ci sono tutti. Il versante di Semonzo lo conosco bene, lo faccio spesso in allenamento, ma per andare forte bisognerà avere gambe, perché sarà l’ultima tappa e la stanchezza sarà davvero tanta. È una salita che fa male anche quando sei fresco, figurarsi dopo tre settimane di fatiche e per di più con una doppia scalata. Ci sarà da soffrire…».
A fine Giro sarai contento se…
«Se avrò fatto tre settimane da protagonista, come l’anno scorso. Il sogno è riuscire a vincere un’altra tappa, ma in ogni caso mi piacerebbe essere sempre nel vivo dell’azione come fatto nel 2023. Classifica generale? Vedremo, anche in base a come andranno i miei compagni».
Al TotA ti abbiamo visto particolarmente contento per la vittoria di Alessandro De Marchi.
«Siamo ormai coppia fissa come compagni di stanza. Lo siamo stati al Giro lo scorso anno, lo siamo stati al TotA, e credo che lo saremo anche al prossimo Giro. Possiamo esprimere le nostre preferenze sui compagni di stanza, ma l’ultima parola spetta alla squadra. DeMa penso sia un valore aggiunto per qualsiasi squadra, porta armonia ed esperienza e in questo ciclismo sono aspetti fondamentali. Ho molto da imparare da lui, sia per quanto riguarda le dinamiche di gara che per i comportamenti da tenere fuori. È un grande esempio e ho la fortuna che a me tiene molto, quindi non posso fare altro che ascoltarlo e prendere appunti».
Come stai passando questi giorni che ti separano dalla Grande Partenza?
«Dopo la Liegi ho fatto qualche giorno di riposo e ora sto facendo un po’ di lavori a casa per tenere la gamba tonica, mantenere la forma e arrivare al Giro il più fresco possibile. Ormai quello che è fatto è fatto, non ci resta che attendere il responso della corsa».
E la tua fattoria casalinga come sta?
«È una passione che ho sempre avuto, ho sempre amato stare a contatto con gli animali. Ogni tanto porto a casa un nuovo animale e poi tocca a mio papà Giordano prendersene cura… per fortuna anche lui ha la mia stessa passione. Al momento ho un cavallo, una vitella, un po’ di capre, galline, conigli. Quando sono a casa passo tanto tempo con loro, è un modo per staccare la mente dal ciclismo, rilassarsi e svagarsi».
Quindi avranno un ruolo fondamentale nell’aiutarti a trovare la tranquillità giusta in vista del Giro?
«Sicuramente. È un mese che sono fuori di casa. Non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con loro. Spero mi diano una mano nella ricerca della giusta concentrazione».