di Nicolò Vallone
È stato l’Imperatore del Gran Sasso, l’unica vittoria di una Professional nel 106° Giro d’Italia è stata la sua. Tappa 7, da Capua all’Abruzzo, prima vera frazione di montagna di questa corsa rosa. Passerà alla storia come l’emblema dell’atteggiamento passivo da parte dei big, passerà agli annali come il successo di Davide Bais.
Col venticinquenne di Nogaredo avevamo parlato quando era ancora un... quasi ventiquattrenne. Era il 14 febbraio 2022 e un volo Turkish Airlines riportava a Milano da Istanbul alcuni giornalisti e corridori italiani da un Tour of Antalya nel quale lui si era piazzato diciottesimo, migliore della Eolo Kometa. Lo facemmo sedere per cinque minuti accanto a noi nella spaziosa prima fila dell’aereo e lo intervistammo per la 102esima puntata del podcast BlaBlaBike.
Ci parlò della sua fiducia e contentezza per aver sposato il progetto di Basso e Contador. Nel 2021 sia Eolo Kometa (fino all’anno prima Kometa Xstra) che Davide Bais (dopo un quadriennio da Under 23) erano diventati professionisti a tutti gli effetti. Insieme.
Ci parlò dei suoi miglioramenti, che lo lasciavano soddisfatto. Oggi possiamo dire: a ragion veduta. Il suo percorso tra i prof nella squadra italiana stava affinando sempre di più l’immagine di un grintoso scalatore: vincitore della classifica scalatori al Tour du Limousin qualche mese prima, nelle settimane successive a quell’Antalya e quell’intervista si sarebbe piazzato quarto nella medesima classifica alla Tirreno-Adriatico.
Ci parlò del Giro d’Italia. Quello che l’anno prima aveva visto in televisione e nel quale aveva esultato insieme ai compagni via chat per l’impresa di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan. Quel Fortunato di cui avrebbe raccolto un po’ a sorpresa l’eredità l’anno successivo, ossia poche settimane fa: dove tutti si aspettano il talento bolognese, arriva il generoso trentino a sorprendere tutti.
A Campo Imperatore Davide Bais si è anche vestito d’azzurro Mediolanum: una maglia che ha poi difeso con le unghie e con i denti durante la seconda settimana, per perderla infine sotto i colpi in salita di Ben Healy e soprattutto Thibaut Pinot. La terza settimana non è per tutti, il tempo è dalla sua e ci dirà quale sarà la sua asticella.
In quella chiacchiera post-turca, Davide ci parlò pure di Alessandro De Marchi e del Cycling Team Friuli, che ne avevano accompagnato l’evoluzione in quel delicatissimo anello di congiunzione, o transizione, da juniores a professionisti che è la categoria Under 23. Lui si allenava spesso col Rosso di Buja tra il 2018 e il 2020, quando militava nel CTF. Il vivaio friulano di Roberto Bressan, in questo Giro, si è potuto fregiare di un simile Bais e di un Jonathan Milan conquistatore della maglia ciclamino: un bravo scalatore e un superlativo velocista, chapeau. Anzi, brâfs!
E ci parlò del rapporto col grande amico e conterraneo Samuele Rivi, oltre che col suo fratellone. In quel momento Mattia Bais era in Drone Hopper Androni Giocattoli ma, dopo la chiusura dei battenti della struttura di Gianni Savio, si è unito al fratello in Eolo Kometa. Nelle scorse settimane hanno pedalato insieme alla corsa rosa come sognavano di fare quando si sfidavano in bici da bambini. Stimolato dal successo di Davide sul Gran Sasso, l’indomani Mattia è arrivato sesto sui muri marchigiani e nell’ultima settimana s’è fatto vedere in fuga come ama fare. E come amano fare insieme i due Bais, che a inizio marzo si son fatti 145 chilometri a braccetto nella terza tappa della Tirreno. Una cooperazione che mettono in atto anche nella vita, dove stanno mettendo a posto una baita sul monte Velo, vicino a quel Bondone che ha inaugurato la terza settimana del Giro.
Sarà proprio lì, sulle sue amate montagne luogo di bicicletta, camminate e riflessioni, che Davide ha intenzione di rifugiarsi, insieme alla sua inseparabile pastora tedesca di nome Sky, per elaborare ciò che è appena stato. Rendersi conto realmente di cosa ha combinato: una fuga che sembrava di quelle classiche “dimostrative” della prima settimana, trasformatasi in astuta volatina a tre. Farsi scivolar di dosso le fatiche psicofisiche del grande Giro e le accuse di chi lo accusa di non aver dato cambi. A spazzar via i veleni, il messaggio ricevuto da Philippe Gilbert: «Sei stato forte ma anche intelligente, e quando si vince con la gamba ma anche con la testa la vittoria è più bella e importante».
Ripenserà magari a quel kit total blue che Ivan Basso gli ha fatto approntare in frettissima nel lunedì di riposo, segno tangibile di chi in squadra, in quel momento, non è uno “dei tanti” ma uno “di riguardo”.
Ripenserà, sicuramente, a colui che era suo coetaneo e sarebbe potuto essere un bel compagno di avventure, e invece il destino, sotto forma di un tumore al cervello, l’ha pensata diversamente. Davide gli ha dedicato la vittoria di tappa abruzzese, lui ha festeggiato mangiando un po’ di cioccolato. E una settimana dopo, se n’è andato.
Bais e la Eolo Kometa hanno fatto appena in tempo a regalare ad Arturo Gravalos l’ultima gioia su questo mondo, accolta, come sempre, dal corridore spagnolocon un grande sorriso. Quel sorriso che avrà sempre un posto speciale nel cuore di Davide.