Tour de France, l'Italia si colora di giallo

di Giulia De Maio

Se il mondiale di Imola 2020 fu una volata miracolosa, la grande partenza del Tour de France da Firenze è un traguardo da sogno concretizzatosi tappa dopo tappa. Per la prima volta nella sua storia, iniziata nel 1903, la Grande Boucle partirà dall’Italia attraversando Toscana, Emilia-Romagna e Piemonte. Nel 2024 verrà scritta una nuova, splendida pagina per lo sport e per il nostro Paese. Già ora possiamo scriverne le prime ri­ghe visto che il 21 dicembre scorso nel ca­poluogo toscano si è alzato ufficialmente il sipario su questo progetto na­to tre anni fa. Sarà la prima volta che l’Italia ospiterà la Grand Départ della corsa a tappe più importante al mondo, rendendo omaggio a Gino Bartali, vincitore delle edizioni del 1938 e 1948, Fausto Coppi che conquistò la corsa francese nel 1949 e 1952, Gastone Nencini nel 1960, Marco Pantani, che il Tour de France lo vinse nel 1998, e tutti i grandi azzurri che hanno segnato la storia del giro più prestigioso al mondo fin dai suoi esordi.

LE TAPPE
La Grande Boucle partirà da Firenze in un anno speciale perché nel 2024 si terranno i Giochi Olimpici a Parigi e si fe­steggeranno i 100 anni dalla prima vit­toria al Tour di un italiano, con Ot­tavio Bottecchia e la sua storica impresa del 1924, in giallo dal primo all’ultimo giorno. Saranno quattro le tappe che il Bel Paese ospiterà sulle sue strade, compresa quella che da Pinerolo riporterà la corsa gialla in Francia, for­se passando per il Sestriere e arrivando a Briançon, ma per scoprire i dettagli del resto del tracciato disegnato da Aso ci sarà tempo.

1a tappa FIRENZE-RIMINI 205 km
con sette salite e
 3.700 metri di dislivello
Il via sarà il 29 giugno con la Firenze-Rimini, una frazione dura che potrebbe già dare indicazioni importanti su chi si giocherà questo Tour. I chilometri da percorrere saranno 205 con partenza da Piazza della Signoria e - dopo una passerella storica, che prevede l’omaggio a Gino Bartali, passando da­van­ti alla casa e al museo dedicato al Giu­sto tra le Nazioni, oltre che al Leo­ne del Mugello Gastone Nencini - si fa­rà rotta verso il mare. Sarà una tappa insidiosa con 7 salite e 3.700 metri di di­slivello sull’Appennino Tosco-Emi­lia­no. Il finale sarà incerto e difficile, prima di ritrovare la pianura i corridori dovranno fare i conti con il Barbotto, salita simbolo della Nove Colli, San Leo, Mon­temaggio e San Marino. La prima maglia gialla verrà indossata da un atleta completo alla Van Aert, per i velocisti purtroppo nessuna speranza.

2a tappa CESENATICO-BOLOGNA 200 km con la doppia salita al San Luca nel finale
La seconda tappa sarà dedicata al Pi­ra­ta che nel 1998 firmò la memorabile doppietta Giro-Tour il cui ricordo è ancora vi­vo nel cuore dei tifosi. 200 km con partenza da Cesenatico e arrivo a Bologna, con il passaggio da Ravenna nel nome di Dante Alighieri. In questa frazione che riserverà delle sorprese, i corridori incontreranno la salita di Gal­listerna, sulla quale Julian Ala­phi­lippe si involò alla conquista della maglia iridata nel 2020 e, nel finale, do­vranno affrontare ben due volte il San Luca, 1,9 km con una pendenza media del 10,6%. Saranno i 666 archi della scalinata che porta verso il santuario, a de­cidere il vincitore di giornata al termine di una giornata spettacolare.
3a tappa PIACENZA-TORINO 225 km con passaggi nell’Alessandrino
e occasione per i velocisti
La terza frazione porterà la carovana in Piemonte, nella terra di Fausto Coppi, con 225 km da Piacenza a Torino. Salutando l’Emilia Romagna la corsa risalirà lo stivale per rendere omaggio al campionissimo attraversando le Lan­ghe e altri paesaggi patrimonio dell’U­ne­sco. Prima di arrivare nelle terre del Barbaresco e del tartufo i corridori renderanno omaggio all’Airone, passando per Tortona. Sulla carta, questa sì, è una frazione che potrebbe sorridere agli sprinter.

4a tappa partenza
da PINEROLO verso la FRANCIA
La quarta tappa lascerà l’Italia e riporterà il Tour in Francia. Il 2 luglio si partirà da Pinerolo, città che ha fatto da sfondo a tante imprese del ciclismo più e meno recente, quindi si attraverserà il confine per proseguire tre settimane di fuoco che si concluderanno a Nizza con la celebrazione di un nuovo re in giallo.

UNA PRIMA VOLTA STORICA
L’Italia nella storia della Grande Bou­cle ha ospitato per 12 volte un arrivo di tappa. Era il 1948 quando da Marsiglia la corsa arrivò a Sanremo. Nel 1949 ci fu poi la bellissima vittoria di Fausto Coppi che da Briançon ad Aosta dimostrò di essere il più forte.
Nel 1952, sempre l’Airone vinse la tappa da Le Bourg-d’Oisans a Se­strie­re. Nel 1956 fu la volta della Gap-To­rino vinta da Defilippis e poi nel 1959 la frazione da Lau­taret a Saint-Vincent, con il successo di Ercole Baldini.
Torino fu ancora protagonista dell’arrivo del 1961 (successo di Guy Ignolin), e poi nel 1966 quando a vincere fu Franco Bitossi. Nel 1992 Clau­dio Chiap­pucci si esaltò con l’arrivo al Sestriere, dove nel 1996 il successo andò invece a Bjarne Riis. L’Italia ha ospitato anche arrivi di tappa nel 1999 (Armstrong, successo cancellato), 2008 (Gerrans a segno a Prato Nevoso) e 2011, quando Pinerolo consegnò la vittoria di giornata a Boasson Hagen e il giorno dopo ospitò la partenza con arrivo al Col du Galibier dove a vincere fu Andy Schleck.
Il valore di questa storica partenza è ben rappresentato dalle parole pronunciate dal direttore della Grande Boucle Christian Prudhomme: «Il Tour de France non è mai partito dall’Italia e que­sta era una sorta di anomalia. Que­sta terra era già stata in corsa per la partenza del 2014, poi durante la pandemia ho ricevuto un messaggio del sindaco Dario Nardella con una foto di Firenze che diceva “Così bella e così deserta. Quando sarà finita l’emergenza vediamoci, noi continuiamo a sognare il Tour”. L’Italia è un Paese magnifico, bellissimo, toccheremo ogni giorno dei luoghi patrimonio dell’Umanità, ci sarà tanto terreno ideale per godere di un magnifico spettacolo sportivo, attraverseremo territori meravigliosi, sarà una splendida avventura».
E ancora: «L’Italia è la culla del ciclismo romantico, la patria dei campionissimi da Ottavio Bottecchia che è sta­to il primo a vincere il Tour nel 1924, passando per Gino Bartali che è stato un grande uomo oltre che un atleta fuori dal comune, poi Fausto Coppi, Gastone Nencini che in maglia gialla ha stretto la mano al generale De Gaulle, Gimondi e Pantani fino a Vin­cenzo Nibali, un campione eccezionale che ha vinto tutti e tre i grandi giri. Dopo 120 anni di attesa, ne abbiamo approfittato per disegnare tappe che lascino il segno, sfruttando le peculiarità di un Paese da sempre amico della Francia».
Il primo vincitore del Tour, Maurice Ga­rin, era originario della Valle d’Ao­sta e da soli due anni aveva il passaporto francese quando vinse l’edizione inaugurale nel 1903. Poi le campagne trionfali di campioni straordinari, da Gino Bartali e Fausto Coppi a Mar­co Pantani e Vincenzo Nibali, hanno segnato il secolo tra la prima vittoria di Ottavio Bottecchia e la partenza del Tour da Firenze nel giugno 2024. An­che se non è mai arrivato alla resa dei conti finale sugli Champs-Élysées Ma­rio Cipollini è stato uno dei vincitori di tappa più prolifici degli anni 1990, men­tre Clau­dio Chiappucci ha conquistato la ma­glia a pois due volte (1991 e 1992). In anni più recenti, è stato Fa­bio Aru a sventolare la bandiera tricolore vincendo a La Planche des Belles Filles nel 2017 con la maglia di campione nazionale. Franco Bitossi e Ales­san­dro Pe­tacchi sono gli unici due italiani ad aver vinto la maglia verde del Tour.

CHE OCCASIONE,
PER IL SISTEMA CICLISMO
L’idea di ospitare in casa nostra l’avvio del Tour de France è nata dopo la grande partenza del Giro d’Italia 2019 dall’Emilia Romagna. A svelarci il dietro le quinte di questa operazione è Davide Cassani, presidente di Apt Ser­vizi Emilia Romagna dal 2018.
«Dopo aver lanciato la corsa rosa, con il presidente Stefano Bonaccini abbiamo pensato che sarebbe stato bello per la nostra Regione dare il via almeno una volta anche al Tour, la corsa più importante di tutte. Abbiamo portato avanti la candidatura, facendo subito squadra con Firenze e la Toscana del presidente Eugenio Giani, quindi con Torino e il Piemonte di Alberto Cirio. Insieme, ognuno facendo la propria par­te al me­glio, abbiamo convinto i francesi che la partenza dall’Italia fosse cosa buona e giusta per ricordare i campioni nostri connazionali che negli anni han­no vinto la maglia gialla».
Dopo il miracolo del salvataggio dei mondiali 2020, la tre giorni e mezzo che vivremo nel 2024 è un sogno condiviso che si avvera.
«Il merito è di tre Regioni che attraverso il ciclismo e i grandi eventi sono convinte di poter far conoscere ancora meglio il proprio territorio. Sport e turismo vanno a braccetto, questa prima volta è una bella operazione che farà bene a tutto il ciclismo italiano, porterà interesse e voglia nei confronti del nostro Paese e del nostro movimento» afferma l’ex Ct azzurro legato al Tour de France da infiniti ricordi.
Dalla prima edizione che nel 1985 alla corte di Bruno Reverberi volle disputare a tutti i costi, anche se si era rotto una clavicola 10 giorni prima, e terminò dopo due settimane acciaccato e dolorante in treno, passando per la vittoria nell’87 del suo compagno di squadra Stephen Roche in maglia Carrera, fino all’ultima nel ’95 quando, stremato e ormai prossimo ad appendere la bici al chiodo, sull’ultimo strappo chiese al gruppo di permettergli di passare per primo al GPM perché “il Tour non mi vedrà più” e così accadde, almeno per quanto riguarda le Grande Boucle pe­dalate in prima persona.
Seguirono infatti 18 Tour commentati per la Rai, con lo scatto di Pantani sul Galibier nel 1998 che è un pezzo di storia ormai collettiva, e ora quest’altro capitolo di cui andare orgogliosi.
«L’abbiamo spuntata perché, come nel­lo sport, anche in questa occasione il lavoro di squadra ha prevalso sull’uomo solo al comando. Ci aspettiamo un grande ritorno di immagine, il Tour viene visto in tutto il mondo e il ciclismo è la disciplina migliore per mostrare le bellezze di un territorio e attrarre così più turisti stranieri. Come Emilia Romagna abbiamo sempre creduto nel turismo attivo e sportivo, è uno dei mi­gliori veicoli di promozione perché trasmette valori e dimostra l’operatività di una regione» continua Cassani.
«Adesso dobbiamo farci trovare pronti, ma il lavoro che ci aspetta non ci spa­venta. Abbiamo organizzato un mon­­diale in tre settimane, per accogliere il Tour come si deve abbiamo molto più tempo. Vogliamo fare le cose per bene come per il centinaio di eventi tra piccoli e grandi che la nostra Regione supporta, dalla Formula 1 alla Moto Gp, dall’Ironman alla Coppa Davis, sen­za dimenticare che insieme al Friuli Venezia Giulia siamo l’unica realtà re­gionale a supportare una squadra di ciclismo giovanile che quest’anno sarà Continental».
È risaputo che un’altra missione a cui Davide Cassani sta lavorando è la possibilità di allestire un team World Tour italiano, di cui il nostro movimento avrebbe bisogno come l’aria.
«Non è semplice, ma non sono uno che molla davanti alle difficoltà. Intanto godiamoci questa bella possibilità colta dal nostro Paese, che dimostra che abbiamo istituzioni e persone che credono nella bontà del prodotto ciclismo. In attesa della partenza del Tour 2024 per l’anno nuovo auguro a tutti gli appassionati di avere sempre il sorriso sulle labbra per le gioie che il ciclismo sa regalarci e di non piangere più per la violenza e distrazione sulle strade».

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