Vingegaard, il re pescatore

di Francesca Monzone

Non ha il ficio da guerriero vichingo ma ha vinto la sua battaglia e in Patria è stato accolto come un eroe. Jonas Vingegaard è stato il più forte Tour, l’unico capace di contrastare e battere Tadej Pogacar, il ragazzo prodigio che a 23 anni ha vinto già due Grande Boucle. Quella tra lo sloveno e il danese è stata una delle sfide più appassionanti degli ultimi anni, fatta di sguardi, sudore, attacchi, forza e tenacia.
Jonas era un ragazzo che lavorava in una fabbrica che surgelava il pesce: cominciava la mattina presto, quando il sole ancora non era sorto, con il vento e spesso la pioggia, e si allenava una volta lasciato lo stabilimento. Oggi, a 25 anni, l’esile Vingegaard è diventato la nuova stella della Danimarca, accolto da un pubblico che lo ha accompagnato con canti e applausi fino al centro di Copena­ghen. Il re del Tour non è tornato a casa su un cavallo o su una bici, ma con un aereo privato, appositamente noleggiato dalla Jumbo Visma e scortato da due caccia F16 dell’aeronautica danese, che hanno tinto il cielo con il bianco e il  rosso dei colori nazionali, come si fa con il Capo di Stato. Come un monarca, Vingegaard si è poi affacciato dal balcone del Mu­nicipio di Copenaghen sulla Radhus­pladsen, onore solitamente riservato ai protagonisti dei grandi eventi ufficiali e mai prima d’ora toccato ad un ciclista.
«Avevo provato a immaginare questi momenti - ha detto Vingegaard a Co­pe­naghen - ma non avevo idea che avrei vissuto qualcosa di cosi grande».
Jonas a casa è stato accolto con gli stessi onori che la Danimarca aveva concesso alla sua nazionale di calcio, quando aveva vinto a sorpresa i Campionati Europei nel 1992.
Quella di Vingegaard non è la prima maglia gialla conquistata dalla Da­nimarca: c’era stato Bjarne Riis nel 1996, ma le sue successive ammissioni per doping hanno inevitabilmente offuscato la sua vittoria.
Jonas invece  è il corridore con la faccia da bambino e con le lacrime che scendono sul suo viso ai Giardini Tivoli per la grande partenza della corsa. È il ra­gazzo che si commuove abbracciando la moglie e la figlia e che ama trascorrere le giornate al mare con la famiglia. Ma è anche il campione che ha vinto il Tour perché ha dimostrato di essere più forte di Tadej Pogacar.
Jonas nella storia delle grandi corse a tappe è entrato in punta di piedi. Lo scorso anno doveva essere il gregario di Primoz Roglic, scelto dopo il forfait di Tom Dumou­lin, ma quando lo sloveno a Tignes è stato costretto al ritiro Vingegaardi, superando tutti i suoi ti­mori e quell’ansia che lo ha sempre perseguitato, ha indossato i gradi di ca­pitano e contro ogni pronostico è arrivato secondo proprio alle spalle di Po­ga­car. Quest’anno tutto è stato diverso e durante il ritiro invernale la Jumbo Visma aveva perfettamente capito che Jonas poteva essere un leader tanto quanto Roglic.
Vingegaard è approdato al team olandese nel 2019 e il direttore sportivo Me­rjin Zeeman all’epoca disse che il piccolo danese sarebbe diventato presto un grande corridore e che il team gli avrebbe assicurato il giusto tempo per potersi affermare.
L’avventura in bicic di Jonas è iniziata  nel 2008: trascorsi gli anni giovanili con il club di Aalborg Odder, nel 2015 con grandi aspettative è approdato all’Odder Cukelklub, team che poi ha preso il nome di ColoQuick, nel quale Jonas è rimasto fino al 2018, per passare poi da professionista con la Jumbo-Visma l’anno successivo.
«Quando è arrivato da noi nel 2015, a 17 anni, Jonas era un ragazzo felice e umile e faceva sempre quello che gli veniva detto» ha raccontato il suo allenatore Christian Moberg, che in lui vedeva già un campione.
Jonas non era l’atleta che vinceva 10 gare in un anno e la sua corporatura esile spesso faceva dubitare delle sue capacità.
Nel  2016 ha vinto il Gran Premio di Hammel, una delle poche gare danesi con percorso impegnativo ed è lì che si era messo per la prima volta in mo­stra. Ma Jonas era forte in salita e al primo ritiro con la squadra in Spagna aveva fatto vedere le sue doti straordinarie di arrampicatore. Secondo il suo allenatore, la capacità di Vingegaard nel guidare bene la bici è data dal suo baricentro basso e dalle sue piccole dimensioni che, se per alcuni aspetti sembrano un difetto, in realtà sono le sue qualità migliori.
Jonas è profondamente legato alla sua terra e lo ha di­mostrato rimanendo a vivere a Glyn­gøre, nello Jutland nord-occidentale, invece che trasferirsi nell’Europa meridionale come la maggior parte dei corridori di alto livello.
Quando il talentuoso danese ha lasciato il lavoro nella fabbrica, poteva scegliere di vivere a Girona, ma al mometo di scegliere disse che a Glyngøre aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.
Ma il suo passaggio alla ColoQuick non è stato importante solo per quello: l’addetta stampa della squadra era Tri­ne Marie, che poco dopo diventerà la sua compagna e la madre di Frida nell’autunno 2020.
L’approdo di Jonas Vingegaard alla Jumbo Visma è avvenuto nel giugno 2018, dopo che il 2017 era stato per lui un anno difficile a causa della frattura del femore, che aveva richiesto un lungo stop.
Nella sua prima stagione con la formqazione olandese, l’obiettivo di Jonas Vingegaard è stato dimostrare alla squadra che aveva fatto bene a puntare su di lui: arriva così la sua prima vittoria al Tour di Polonia, ottenuta alla sesta tappa e accompagnata dalla ma­glia di leader della corsa. 
Primoz Roglic ha un ruolo fondamentale nella crescita del giovane danese e durante la Vuelta del 2020, commentando in conferenza stampa la sua vittoria, lo sloveno spiega che Vinge­gaard, nonostante fosse alla sua prima esperienza in un grande giro, sicuramente avrebbe vinto tutto  in carriera. Un anno dopo il danese è al Tour per aiutare Roglic, ma le cose non vanno come previsto e Jonas deve vestire i gradi di capitano. E si dimostra l’unico a poter rivaleggiare con Tadej Pogacar.
Lo sloveno e il danese quest’anno sono tornati a sfidarsi e lo hanno fatto con tutta la magia che può regalare lo sport. La svolta al Tour de France per Vingegaard è arriva nell’undicesima frazione, quando ha fatto la differenza sul Col du Granon. Jonas indossa la sua prima maglia gialla e successivamente vincerà anche ad Hautacam. 
Quella tra Tadej Pogačar e Jonas Vin­ge­gaard è la sfida più avvincente degli ultimi anni, fatta a colpi di pedale, nella quale a vincere è stato anche il rispetto. E’ impossibile non ricordare quanto accaduto nella diciottesima tappa, proprio nel giorno di Hautacam: i due fenomeni sono in fuga da soli, lo sloveno sta cercando di staccare in ogni modo il rivale, ma sbaglia una curva in discesa e cade. Con grande corretteezza, Vingegaard decide di aspettare il suo avversario: appena lo raggiunge, Pogacar tende la sua mano al danese e quel gesto verrà ripreso in tutto il mon­do, riportandoci con la memoria indietro nel tempo, al mitico scambio di borraccia tra Coppi e Bartali.
A rendere questo Tour ancora più du­ro sono stati il Covid, che ha decimato le squadre, e il caldo torrido, che ha portato i corridori ad affrontare sforzi ancora maggiori.
«Se qualcuno mi avesse detto che avrei vinto il Tour, avrei faticato a credergli - ha detto Vingegaard dopo l’ultimo traguardo -. Il mio obiettivo era quello di fare una buona Tour corsa, salire sul podio e dare il mio massimo. Ma inizialmente non credevo che il mio massimo sarebbe coinciso con la maglia gialla a Parigi».
Il danese ha preso fiducia e confidenza con quella maglia così bella e sin dal primo giorno in cui l’ha indossata si è ripromesso di non farsela togliere da nessuno.
«Indossare questa maglia è qualcosa di speciale, ti porta a fare cose straordinarie e io la difenderò in ogni istante con tutte le mie forze».
Dopo i festeggiamenti tra aerei privati. auto scoperte e bagni di folla, finalmente Jonas è andato in vacanza. Ma tranquilli, non vedremo sue foto di in costume su spiagge esotiche: è rimasto nella sua Glyngøre, dove vive con la sua compagna Trine e la piccola Frida, in quella terra che per lui è la più bella del mondo.

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