Rapporti & Relazioni

Perché non sono disperato

di Gian Paolo Ormezzano

Reputo il calcio uno dei più bei giochi del mondo ed uno dei più brutti sport del mondo. Mi spiego, anche se l’ho già fatto e dunque mi ripeto, ma confido che cambino se non altro generazionalmente gli eventualissimi lettori e che quelli nuovi poi abbiano pochissima memoria, amando essi suffragarla con il computer, il telefoninaccio evoluto. E poi repetita iuvant, come diceva - pronunciando la “a” all’inglese, quasi una “e”, per dire insomma iuvent - quel tifoso bianconero che sperava sempre negli ottavi ripetuti, giocati e stragiocati e straperduti dai suoi bianconeri kokkibelli, di Champions League.
Come gioco il calcio implica forti dosi di affascinante ma soprattutto peccaminoso azzardo spesso travestito da arbitro o consesso arbitrale in caso di var, si apre alle sorprese più impensate ed impensabili, permette di sperare nel successo anche se si è in possesso di carte scarse, di pedine povere, di strumenti umani inutili, e può addirittura accadere - attenzione, accadere è ben diverso da avvenire e i due verbi non debbono es­se­re usati a casaccio per dire, co­me talora accade, la stessa cosa: una sorpresa è ciò che accade, c’entra il caso, un avvenimento è ciò che appunto avviene, c’entra la programmazione - che la Ma­cedonia del Nord batta in Italia l’Italia e non in una partitella amichevole alla trulallero-trullallà, di quelle che solitamente finiscono 2 a 2, ma in una sfida decisiva per la qualificazione alla fase finale del campionato del mondo.

Forte è poi nel gioco del calcio il sospetto di combines, congiure, corruzioni assortite dei rivali o dell’arbitro anzi adesso degli arbitri varati dal var e variati di funzioni. Come nelle migliori bische, ufficiali (ca­sinò) e non, e come in quella bi­sca che spesso sembra essere di­ventato il mondo, il gioco del calcio attira criminali, ladri, speculatori, truffatori, illusionisti, ipnotizzatori, ruffiani, e si capisce an­che femmine d’alto bordo e bassa moralità. Corre, scorre molto de­naro, si arricchiscono in tanti, gio­catori servi cortigiani e speculatori padroni, alle spalle dei tifosi fessi e dei governi imbelli o complici, e pur sapendo che il pallone produce quasi sempre debiti crescono gli investimenti su questo gioco, e provengono da ogni par­te del mondo riccastro. Sapendo che alla fine i debiti non peseranno, la popolarità sfruttabile per usi politici ed economici sarà in­crementata, e i tifosi continueranno a comprare, strapagandole, ma­gliette sempre più arlecchinate di colori e motivi pubblicitari.
Come sport il calcio, il football, si pratica con i piedi, ed è tutto dire. Un solo giocatore può usare le ma­ni, e soltanto in certe zone del campo. Fisicamente possono af­fermarsi anche i nanetti, purché veloci e furbastri. Furoreggia la recitazione, simulando sofferenze atroci per un buffetto ricevuto, influenzando arbitri, eccitando tifosi. I giocatori talentuosi sono molti ambiti dai procuratori di contratti e dalle procuratrici di sesso. E via elencando belle cose, cioè in genere cosacce.

Il ciclismo, in Italia per tanti anni in concorrenza di popolarità e attenzioni con il calcio, è l’opposto, è sport spaventosamente onesto ancorché esistano sussurri e voci di doping, combines, adesso anche presenze clandestine di micromotorini elettrici nascosti negli anfratti della bicicletta. I ciclisti alla fin fine deb­bono pur sempre pedalare, pe­dalare, pedalare. E non per nulla questo verbo viene usato fuori dal ciclismo ed anche fuori dello sport tutto, ad esempio nel vasto mondo del lavoro, per ordinare (“pedalaaaa!”) di mettercela tutta, di impegnarsi al massimo: faticare insomma, e soffrire se del caso. Quando anche un ciclista godesse di chimica illecita, fosse infognato in combines immorali, venisse aiutato da un motorino-ino-ino, alla fin fine dovrebbe, per arrivare al traguardo e conquistare successo e soldi, pedalare, pedalare eccome. Già questo fatto, questa sorta di condanna serve da eventuale candeggina, da shampoo ai sospetti, che pure possono avere un fondamento, e da minidecorazione morale aprioristica.

Nel calcio i giornalisti sanno tutto ”dopo”, e appaiono sempre, quasi tutti, come quei loro colleghi cremlinoghi che spiegano le azioni dei moderni zar dopo che esse sono accadute, chiarendo che si tratta di un divenire logico inevitabile, di cui loro, gli espertoni, erano a conoscenza ma di cui non avevano scritto magari per non togliere ai loro lettori il gusto della sorpresa. Nel ciclismo i giornalisti sanno sempre tutto “prima”, osano pronostici spinti, suggeriscono attese motivate, e poi se le cose vanno diversamente dal loro pronostico parlano di splendida incertezza, di tavole rovesciate, di sorprese insite nella precarietà concreta di tanti elementi (la strada, il fisico, il clima…) di uno sport che va in giro a cercare e risolvere problemi, e che quando esegue i suoi riti in spazi ristretti e bene sorvegliabili, pista o circuito, perde irrimediabilmente fascino.
Sono tutte cose che ho già scritto. Non sono senza peccato, anzi, er­go non ho nessuna prima o ultima, nuova o vecchia da scagliare, io che per ormai settant’anni ho fatto il giornalista di ciclismo e di calcio, persino dirigendo un quotidiano sportivo, e che sono “partner in crime”, nella lingua inglese che è la moderna koiné. Sono tut­te cose che mi portano a scrivere che comunque quantunque do­vunque il ciclismo è meglio o me­no peggio del calcio, eticamente parlando e magari giornalisticamente straparlando.

E allora? E allora ho cercato, con questo articolo fra i più facili e doverosi da scrivere in una vita, la mia, che ha visto ben oltre 100 milioni di miei pestaggi di dita sui tasti della mac­china ad hoc, meccanica o elettrica o elettronica che sia, di spiegare a me stesso, e poi anche a chi spartisce i miei pareri, perché, non sono stato disperato quando l’Italia del pallone, gonfia di successi europei e di denari che mandano cattivi odori, ha perso nel calcio contro la Mecedonia del Nord che non ha più abitanti di Milano. E per tornare a questo fattaccio mi chiedo persino, gi­rando la domanda a chi legge, se, invece di stupirci per la sconfitta degli azzurri contro i calciatori nordisti macedoni sotto quotati, non dovremmo stupirci, a ritroso, per come gli stessi azzurri sono diventati campioni d’Europa.

Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Mattia Agostinacchio è ormai una certezza in campo internazionale. La conferma della sua crescita arriva proprio dal secondo posto odierno nella seconda prova della Coppa del Mondo di Ciclocross per la categoria juniores, che si è svolta nella località olandes...


La presentazione per il 2025 della Fenix Deceuninck ha portato tanti Paesi Bassi nel Fenix Scenario di via Quintino Sella a Milano. Parte del management, dello staff e dell'organico della squadra, naturalmente. E di conseguenza i media olandesi. Che hanno...


L'ex sciatrice Rafaelle Carrier, canadese del Quebec, ha vinto la seconda prova della Coppa del Mondo di Ciclocross per donne juniores svoltasi sugli sterrati di Hulst, in Olanda. La talentuosa atleta della Arkea B&B Hotels, campionessa nazionale in carica, ha...


Alé Cycling firma la divisa 2025 della VF Group Bardiani-CSF Faizanè. La squadra della famiglia Reverberi e l'azienda di abbigliamento tecnico guidata da Alessia Piccolo proseguiranno la collaborazione ventennale anche nella stagione 2025. La nuova divisa mantiene uno...


La stagione di Van Aert sta per iniziare e lunedì, antivigilia di Natale, il fiammingo a Mol tornerà a correre nel ciclocross. E’ una gara attesa, perché a Mol incontrerà Mathieu van der Poel, il suo storico rivale. Il 2024...


Nelle 20 corse in linea World Tour che si sono disputate nel 2024 i ciclisti italiani hanno centrato in totale 3 piazzamenti sul podio: i secondi posti di Luca Mozzato al Giro delle Fiandre e di Jonathan Milan alla BEMER...


La lunga volata che ci porterà alle elezioni federali in programma il 19 gennaio a Fiumicino è cominciata. Mentre Regioni e Province stanno ultimando le tornate elettoriali di base, i quattro candidati alla presidenza della Federciclismo hanno depositato il loro...


I Beat Yesterday Awards sono un'occasione per fare il punto, di anno in anno, sull'universo ciclistico di Garmin: nella nuova sede milanese dell'azienda americana, abbiamo fatto due chiacchiere con la responsabile marketing Sara Cesarotti, che ha sintetizzato prodotti e princìpi...


Livigno celebra un 2024 ricco di successi, confermandosi una meta alpina d’eccellenza per lo sport, la gastronomia, gli eventi (con 25 eventi di portata internazionale organizzati durante l’anno) e il turismo. Nel 2024, infatti, la località si è contraddistinta per...


Mancano 10 giorni a Natale e non sai cosa mettere sotto l'albero? Se hai un amico, parente, collega o compagno che ama le due ruote regala l'abbonamento a tuttoBICI.Puoi donare tre, sei mesi o un anno di lettura alla rivista...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024