I VOTI DEL DIRETTORE | 02/04/2017 | 18:25
di Pier Augusto Stagi
Il FIANDRE. 10. Muri di pietra e muri di passione. Gente festante, che tracima di passione e che esonda amore per lo sport della bicicletta. 101 edizioni e non sentirli: il Fiandre senza età e senza eguali. Corsa unica, forse la più bella. Per quanto mi riguarda la più bella in assoluto tra i monumenti. Monumentale. Come chi la vince.
Philippe GILBERT 10. Conclude la “settimana santa” (Gand-Wevelgem, tre Giorni di La Panne e Fiandre) con una gara da manuale, da dio del ciclismo. Una superiorità netta ed evidente, forse persino troppo. Un assolo di rara bellezza. Cinquantacinque chilometri da solo al vento, con la maglia tricolore sulle spalle. Nel giorno della festa dei fiamminghi, il leone delle Fiandre è un vallone: evviva il Belgio!
Greg VAN AVERMAET. 7. Meriterebbe anche di più, per un grandissimo finale di corsa, ma in troppe occasioni soffre d’indolenza e di poca lucidità. Si fa sorprendere dall’azione orchestrata dai Quick Step. Decide di muoversi con Sagan quando ormai la corsa sembra segnata, ad una quindicina di chilometri dal traguardo. Come sarebbe andata a finire se Peter non fosse caduto? Ah, saperlo…
Niki TERPSTRA. 6. È sempre molto distante dalla squadra, corre un po’ isolato e per i fatti suoi. Probabilmente nel finale non sa nemmeno che da più di un’ora c’è un uomo al comando, Philippe Gilbert, un suo compagno di squadra. O almeno questa è l’impressione che abbiamo avuto noi, a maggior ragione quando il suo tecnico Peeters lo invita a non tirare, a non collaborare con Greg Van Avermaet. Ma certe cose bisogna ancora dirle?
Alexander KRISTOFF. 6,5. Fa una corsa di fatica, di sofferenza, ma anche di testa e di cuore. Voglia di arrivare e di non mollare: mai.
Tom BOONEN. 7,5. Mancano circa 90 km al traguardo. Tommeke guarda negli occhi Gilbert e dal campione del Belgio riceve l’ok. Parte e crea lo scompiglio, porta via la fuga. L’azione di Tom sorprende tutti, soprattutto lascia di stucco Peter Sagan e Greg Van Avermaet, che vengono entrambi sorpresi dall’azione dei Quick Step. Tommeke porta via otto uomini che rinvengono sui sei di testa, quello di Troia, per intenderci. Poi, a 35 km dal traguardo, Boonen viene fermato da un guasto meccanico (problemi al cambio) ma soprattutto da un cambio di bici molto complicato, macchinoso e lento. Meritava altra sorte.
Sasha MODOLO. 7,5. È sempre lì, con l’eccellenza del ciclismo mondiale, ma pochi si ricordano di lui. Decimo domenica alla Gand-Wevelgem, sesto oggi nella «Ronde». Corsa intelligente, accorta, sempre nel vivo dell’azione: un piazzamento che vale molto, per lui, ma anche per tutto il nostro movimento.
Peter SAGAN. 5. Lima lima lima lima, sempre sul terriccio, dove non c’è il pavé, dove la strada è liscia. Rischia il tutto per tutto il campione del mondo, alla ricerca della parte più scorrevole, lontano dalla triturante pavimentazione fiamminga. Troppo vicino alle transenne, finisce per impattare contro qualcosa o contro qualcuno e finisce gambe per aria. Purtroppo, nell’aria, vagano anche dei bestemmioni indirizzati al Nostro Signore: protagonista in negativo il diesse dello slovacco Patxi Vila (voto 0). Vogliono le telecamere sulle ammiraglie, per creare interesse e farci sentire tutti dentro la corsa. Per sentire certe cose, meglio restar fuori.
Matteo TRENTIN. 8. Fa di tutto e di più. In una corsa monumento, a questo ragazzo dovrebbero fargli almeno un bustino. Lucido, pronto e tempestivo come pochi: un gigante.
Gianni MOSCON. 6. Nelle fasi calde di una corsa che ben presto diventerà sua, è lì con i migliori, a battagliare per imparare a diventare il più bravo di tutti.
Fabio FELLINE. 6,5. Combattivo, spavaldo e scoppiettante, incurante di tutto e di tutti. Fa la sua corsa, facendo anche un po’ quella degli altri. Si diverte e ci diverte. Il ragazzo c’è.
John DEGENKOLB. 6. Fa una corsa in difesa, senza mai tirare in porta. Alla fine arriva con i primi (7°), ma da uno come lui ci si attende sempre qualcosa di più.
Filippo POZZATO. 7. Il suo ultimo Fiandre? Forse. Un ottavo posto finale più che onorevole, più che apprezzabile. Voleva farsi tatuare sulla fronte il Fiandre in caso di vittoria, ma il vicentino, ancora una volta, conferma di avere questa corsa tatuata nel cuore.
Sonny COLBRELLI. 7,5. Corre per la prima volta il Fiandre, e lo fa con l’alluce del piede destro ammaccato per un brutto tamponamento avvenuto venerdì scorso, poco prima della partenza per il Belgio. Porta a casa un decimo posto che non è un contentino, ma un risultato di riguardo, che ci conferma la statura internazionale di questo ragazzo.
Daniel OSS. 6. Dopo 230 chilometri di corsa, con Gilbert lanciato verso il traguardo, il trentino prova a contrastare il beniamino di casa e a contenere il suo strapotere. Ma è dura, ed è anche duro.
Sep VANMARCKE. 5,5. Non era messo malissimo, ma sta sempre un po' troppo lontano dall'azione. Ruzzola per terra: forse per una rottura del carro posteriore.
Manuel QUINZIATO. 7. Il dottore sa fare anche il pilota: automatico. Inserisce la marcia e pedala per oltre cento chilometri in testa al gruppo, tenendo la fuga dei fuggitivi lì, in zona, a porta di mano. Lavoro prezioso, per un uomo impagabile.
Oliviero TROIA. 8. Il granatiere ligure (è di Borghetto San Nicolò, in provincia di Imperia), alla sua prima partecipazione al Fiandre, prende subito il treno giusto e si fa un bel pezzo di giornata in fuga, con i vari Mark McNally (Wanty Gobert), Julien Duval (AG2R La Mondiale), Stef Van Zummeren (Veranda's Willems Crelan), Michael Goolaerts (Veranda's Willems Crelan) e Julien Morice (Direct Energie). Il ragazzo ha un idolo: Tom Boonen. Per lui è il professore, il maestro, la guida, colui che l’ha ispirato fin da piccino. Ha un diploma da geometra, Troia, e visto quello che ha fatto oggi è chiaro che è un tipo che sa prendere perfettamente le misure. I suoi genitori mandano avanti un’azienda di fiori. Lui dice di amare il periodo della semina e della raccolta. Oggi ha seminato, e anche bene.
Copyright © TBW