“Vado
così forte in salita per abbreviare la mia agonia”. Così Marco Pantani
cercava di spiegare il senso di quello che faceva: la vertigine della salita. Quando il Pirata scattava si fermava l’Italia. I suoi allunghi erano
diventati una sorta di rito orgiastico di massa. Via la bandana, la
testa bassa, le mani sul manubrio nella posizione dello sprint, la
smorfia di dolore che sembrava un sorriso amaro. Nella salita, da
sempre, da quando è nato il ciclismo - in questo straordinariamente
vicino all’alpinismo - c’è il momento più alto di uno sport che parla
con il sudore, i muscoli e il cuore oltreché con le ruote e i pedali.
Una pretesa assurda quella di cercare di conquistare le salite. Sfida al
proprio limite e alla fatica che per una strana alchimia, fisica ma
anche interiore, si trasforma in ebbrezza e gioia intima soltanto
all’arrivo. In alto. Dove l’infinitamente piccolo si trasforma in
tutto. (pagine 96 - euro 8,50 - ediciclo editore)
L’AUTORE Riccardo Barlaam, vive a Milano, giornalista dal 1991, è caposervizio del Sole 24 Ore.com. Ha un blog sull’Africa (africa.blog. ilsole- 24ore.com) e ogni mese commenta i fatti economici per “Nigrizia”. Nel 2008 ha vinto il premio giornalistico Enzo Baldoni. Nel suo palmarès di “sportivo di resistenza” vanta una ventina di maratone, alcune gran fondo di ciclismo e di nuoto, gare di triathlon e di ski alp, oltre alla medaglia di finisher all’Ironman di Zurigo 2012. Nel 2014 ha pubblicato con Ediciclo Tutte le salite del mondo, giunto alla sua seconda edizione.
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