CASO PANTANI & CAMORRA. ANCHE FORLI' ARCHIVIA TUTTO

SOCIETA' | 03/08/2016 | 07:07
Giù il sipario. Anche a Forlì è finita, dopo che il tribunale di Rimini un mese fa aveva cancellato ogni pista da seguire per sostenere che la morte di Marco Pantani fosse in realtà un omicidio. Sul Pirata la giustizia terrena non si pronuncerà. Il giudice dell’udienza preliminare di Forlì, Monica Galassi, ha infatti archiviato l’inchiesta sull’ipotesi che il Pirata sia stato cacciato dal Giro del ’99 per volere della camorra, che «aveva scommesso contro di lui» come riferisce l’intercettazione di un boss nel carcere di Secondigliano. L’idea del complotto, ossia del doping architettato dai clan camorristici, non regge però l’impatto con la realtà dei codici di legge.

IL GUP Galassi ha accolto la richiesta della procura di Forlì. Dopo avere indagato per quasi due anni e raccolto una massa di informazioni come nessuno aveva mai fatto prima sulla controversa estromissione da Madonna di Campiglio, quando Pantani aveva la vittoria della corsa in pugno (episodio che ha innescato la discesa agli inferi del Pirata), alla fine gli inquirenti forlivesi s’erano arresi all’evidenza del diritto. «Appare credibile che la camorra abbia ordito una macchinazione contro Pantani... ma gli elementi acquisiti non sono idonei a identificare gli autori dei reati ipotizzati» scriveva la procura un paio di mesi fa, all’epoca della richiesta di archiviazione. E a nulla è servito l’estremo tentativo di riabilitare – anche solo sportivamente – il campionissimo di Cesenatico, compiuto dal legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis.

NELL’UDIENZA preliminare di opposizione all’archiviazione dello scorso 6 luglio, De Rensis aveva chiesto di andare avanti con l’inchiesta e di trasmettere il fascicolo alla procura antimafia di Napoli. Il giudice di Forlì ha invece messo la pietra tombale sull’inchiesta avviata nell’ottobre 2014 dal capo della procura Sergio Sottani e dal pm Lucia Spirito per i reati di truffa ed estorsione. Un’inchiesta che ha scavato a fondo, andando a verbalizzare la testimonianza di Renato Vallanzasca nel carcere di Milano. Il bel Renè nel ’99, durante il Giro, aveva raccolto in cella la confidenza di un camorrista che gli aveva assicurato che «il pelatino non finirà il Giro, scommetti contro di lui che vinci... mi disse quell’uomo... Io non scommisi, ma poi tutto si avverò...». Nessuna dichiarazione dall’avvocato De Rensis. Tonina, la madre di Marco, da Cesenatico ammette di «essere sconvolta. È tutto così strano. Napoli poteva riabilitare mio figlio...».

di Maurizio Burnacci per Il Resto del Carlino del 3 agosto 2016
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COMMENTI
...che riposi in pace finalmente
3 agosto 2016 08:37 The rider
Comprensibile che la mamma del Pirata non si rassegni, ma certi giornalisti (soprattutto quelli che scrivono di ciclismo) che ci marciano su questi argomenti solo per vendere qualche copia di giornale o rivista in più, mi fanno proprio pena!
Pontimau.

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