L'esperienza non gli manca. E neppure la passione. Perché Gianluca Giardini, "the Voice" di Bike Channel (in coppia con Paolo Savoldelli), sul ciclismo potrebbe scrivere un'enciclopedia. L'editore Maurizio Rocchi ha affidato a lui la conduzione del nuovo format tv "InBici. Passione sui Pedali", che debutterà a febbraio su San Marino Rtv.
Giardini, che tipo di conduzione sarà la sua?
"Parto da un regola basica del giornalismo: i protagonisti sono sempre e comunque gli ospiti in studio. Dunque, nessun protagonismo. Il mio compito sarà quello di riuscire a ricavare sempre il meglio da chi, di volta in volta, verrà a trovarci".
Tra questi, ci attendiamo il suo compagno di telecronaca Paolo Savoldelli…
"Paolo è uno che davanti ai microfoni funziona. Lui piace molto al pubblico, oltre che per la competenza, anche per la schiettezza, a volte anche ruvida, dei suoi commenti. So che in estate trascorre gran parte delle sue vacanze a Cesenatico, dunque un'apparizione a San Marino la farà senz'altro".
Due ospiti che sogna di avere in studio?
"Volo alto: Contador e Boonen perché sono i due nomi che - uno nelle corse a tappe e l'altro nelle grandi classiche - hanno fatto la storia del ciclismo degli ultimi quindici anni".
"InBici", fedele ad un canovaccio ormai collaudato, parlerà di ciclismo a 360°, quindi professionisti, dilettanti, attività giovanile, donne, fuoristrada e cicloamatori: c'è un filone, in particolare, che le piacerebbe approfondire?
"Io penso che, al di là dell'audience, sia molto importante parlare del ciclismo giovanile, che è la linfa di ogni movimento sportivo. Per il ciclismo di vertice esistono già spazi autorevoli, ma se noi dimentichiamo i vivai rischiamo di seguire uno sport senza futuro. In ogni caso, in linea con la filosofia editoriale del magazine, parleremo ovviamente di tutto il ciclismo. L'obiettivo è diventare negli anni un punto di riferimento mediatico per uno sport che, specie nel nord-est, mi sembra, televisivamente parlando, molto trascurato".
Che tipo di trasmissione dobbiamo attenderci?
"Il telespettatore di oggi ha un occhio molto 'viziato'. E' abituato a vedere la Champions in Hd con le telecamere in campo e lo show del tridimensionale. Dunque, senza budget milionari, c'è sempre il rischio di offrire un prodotto non all'altezza. L'emittente che ci ospita offre, in questo senso, le massime garanzie. In ogni caso, all'alta qualità della definizione si risponde sempre con l'alta qualità dei contenuti. Ed è quello che cercheremo di fare".
Inizia la stagione televisiva ed inizia anche la stagione ciclistica: cosa dobbiamo attenderci da questo 2016?
"Il ciclismo professionistico, negli ultimi anni, è molto cambiato. Oggi va di moda 'l'alta specializzazione' ed i ciclisti si dividono ormai in due fasce ben precise: ci sono quelli che si concentrano solo sui tre grandi giri e che, al massimo, partecipano a qualche gara a tappe; e ci sono quelli che, invece, si concentrano esclusivamente sulle classiche di un giorno. E' come seguire due campionati, entrambi però avvincenti e spettacolari".
Tra i protagonisti della prossima stagione ci saranno - è l'auspicio di tutti gli italiani - anche Aru e Nibali. Lei chi preferisce?
"Sono un grande appassionato di ciclismo, ma non sono un tifoso. Posso dire che Nibali, per ciò che ha vinto, dev'essere considerato un campione, anche se, talvolta, ha dimostrato di non saper reggere alla pressione; Aru è il futuro e sicuramente un talento che, dopo la Vuelta, ci regalerà altre soddisfazioni. Non so se vincerà quanto Nibali, ma sul piano mediatico credo che lui - più estroverso e solare di Vincenzo - possa diventare il vero beniamino del pubblico italiano".