FACCE DA OSCAR. Il ritorno di Letizia Paternoster

TUTTOBICI | 17/11/2015 | 07:38
Letizia Paternoster, ragazza da Oscar... Dopo averlo vinto due anni fa tra le esordienti, la bella trentina della Sc Vecchiafontana ha centrato il risultato anche tra le allieve, vincendo l'Oscar tuttoBICI Gran Premio Mapei. Letizia, soprannominata "MiniVos" perché seppur giovanissima (è nata a Cles il 22 luglio 1999, ndr) va forte su tutti i terreni come la fuoriclasse olandese Marianne Vos, alla fine ha vinto l'appassionante braccio di ferro che l'ha vista misurarsi per tutta la stagione con le corregionali Alessia Vigilia ed Elena Pirrone.

Sei emozionata di tornare sul palco della Notte degli Oscar tuttoBICI?
«Sì, sarà nuovamente una grande emozione. Ci tenevo, ho un bellissimo ricordo della premiazione di due anni fa a Verona. Da allora sono cresciuta molto, soprattutto di testa, sia come persona che come atleta. Sono felice di conoscere Elisa Longo Borghini che per me è un modello, il mio sogno è diventare una ciclista professionista come lei».

Come è stato il tuo 2015?
«È stata una buona stagione, ho alzato le braccia al cielo 12 volte. Il ricordo più bello è senz'altro la vittoria conquistata a Tbilisi, in Georgia, ai Giochi Olimpici Europei su strada con la nazionale».
 
Chi ti ha trasmesso la passione per il ciclismo?
«Papà Paul è appassionatissimo di due ruote, ma la bicicletta mi è sempre piaciuta. Quando avevo due anni e mezzo già scorrazzavo su una biciclettina senza rotelle. Fino a un paio di anni fa gareggiava anche mio fratello Matteo, che ha un anno in più di me. Lui ora ha smesso, io invece continuo a pedalare perché in sella mi diverto un mondo».

Prima gara da G1?
«Esatto. Una gimkana vicino a Revò, il paese in Val di Non in cui abito, arrivai seconda ma dopo quel giorno ho iniziato a vincere. Dalla corsa successiva, su strada, ho capito che è più divertente arrivare prima di tutti piuttosto che dietro (sorride, ndr)».

Cosa rappresenta la bicicletta nella tua vita?
«Per me è tutto: divertimento, emozione, fatica e piacere. Ogni giorno non vedo l'ora di andare alle gare, sprigionare tutta l'energia che ho, insomma dare il massimo. Il ciclismo è lo sport più bello di tutti perché insegna a soffrire, ad andare avanti quando non ne hai più, a tenere duro».

Quante tue compagne di scuola praticano ciclismo?
«Frequento con profitto il terzo anno del Liceo Turistico Sportivo a Civezzano (TN) e nella mia classe c'è solo un'altra ragazza che va in bici, ma in mtb. Questo sport non è popolarissimo tra il gentil sesso e forse offre un futuro più incerto alle ragazze rispetto ai ragazzi, ma anche a noi può regalare tante belle soddisfazioni. Per questo, anche se non sarà facile, da grande mi immagino ciclista».

Come trascorri il tempo libero tra libri e bici?
«Esco con le amiche e pratico sport. Oltre alla strada mi dedico alla pista, al ciclocross, alla mtb e soprattutto a bmx e downhill. Mi divertono molto anche lo sci di fondo e l'arrampicata in montagna».
Cosa chiedi ai prossimi anni? «Vorrei continuare l'esperienza da poco intrapresa con la nazionale su pista, i test effettuati nel corso di questa stagione mi hanno permesso di entrare nel gruppo endurance, e proseguire a inseguire il mio sogno. Un giorno, se ci riesco, vorrei diventare qualcuno nel mondo delle due ruote».

Giulia De Maio

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14 novembre - FRANCESCO CALI', miglior esordiente del I° anno
15 novembre - FRANCESCO DELLA LUNGA, miglior esordiente del II° anno
16 novembre - STEFANO ZANINI, miglior direttore sportivo
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