VUELTA vs GIRO. L'ora delle scelte

TUTTOBICI | 08/09/2015 | 07:55
Stessa spiaggia e stesso mare ma, visto l’inizio, anche stessa Vuelta. Molto popolare, molto “cocco cocco bello”, tirata su come viene, tanto da partire con una cronosquadre spiaggiata – puntualmente neutralizzata -, in riva al mare e sulla battigia, con ombrelloni aperti e angurie a refrigerare i corridori. Sia ben chiaro, Cristiano Gatti in questo numero lancia l’allarme e ne ha ben donde. Il Giro non si può permettere di sottovalutare nessuno, deve correre ai ripari e fare in modo che la propria corsa resti punto di riferimento del ciclismo mondiale: seconda solo al Tour. Deve fare tutto il possibile per arginare l’avanzata della corsa iberica che dal 2008, con l’acquisizione del 40% è passata sotto il controllo dell’Aso che dall’anno scorso ne è diventata padrona assoluta, avendo perfezionato l’acquisto del 100% delle azioni. Però diciamocelo, il Giro in quanto a organizzazione non ha nulla di cui vergognarsi rispetto alla Vuelta. Ha ben poco da imparare da questa allegra brigata spagnola. Basta mettere a confronto la spettacolare partenza sulla pista ciclabile da San Lorenzo a Mare a Sanremo con l’abbrivio insabbiato e da infradito di Puerto Banus: Giro batte Vuelta 10 a 0. E poi basta dare un’occhiata ai palchi, alle transenne, alla partecipazione di pubblico. Non c’è match. Per quanto riguarda invece gli interpreti, è il caso di leggere la rubrica di Gatti laggiù in fondo. È salutare per tutti, anche per gli amici del nostro Giro.

ZITTI E MOSCA. Resto in argomento Vuelta-Giro, ma parto dal Tour. A luglio, sulle strade di Francia, abbiamo assistito a diversi momenti di tensione e contestazione o di lamento. Su tutti è risuonata la voce del magnate russo Oleg Tinkov, padre-padrone di uno dei team di riferimento del ciclismo professionistico mondiale, che ha parlato in nome e per conto di Velon, l’associazione che raggruppa undici dei maggiori team mondiali ed è nata con il principale scopo di far sentire la propria voce e il proprio peso nei confronti degli organizzatori. In particolare quelli del Tour, che con la corsa francese raccolgono parecchi milioni di euro grazie ai diritti televisivi. In pratica battono cassa, come già negli Anni Ottanta e Novanta avevano fatto senza successo le allora associazioni di categoria. «Lo spettacolo lo portiamo noi e con noi dovete dividere i proventi tivù», questo in pratica il succo del loro pensiero. L’Aso, come è solita fare, ha lasciato dire, convinta che tanto il pallino ce l’ha in mano lei e quindi fa quello che vuole. Difficile darle torto, alla luce anche della vibrante - diciamo così - protesta portata avanti da Velon. Tanto per cominciare sono corsi tutti in massa, con tutto il meglio dell’argenteria a loro disposizione, in Francia. Hanno fatto qualche gridolino, hanno battuto un po’ i piedi, ma niente di più. Nemmeno un accenno di protesta. Nemmeno una partenza ritardata. Niente di niente. Ma il capolavoro è stato compiuto proprio in occasione della Vuelta. I grandi magnati, i grandi manager avevano la possibilità di mandare un messaggio forte e chiaro all’Aso, lasciando a casa qualche campione. Niente, non ce l’hanno fatta. Hanno scelto di mettere in crisi l’organizzazione spagnola portando il meglio del ciclismo mondiale anche in Spagna. Sono scelte strategiche, forse noi non le comprendiamo fino in fondo, anche se mi assicurano che in tutto questo una logica c’è. Con Froome, Quintana, Valverde, Aru e Nibali fino a quando non si è attaccato all’ammiraglia, la corsa avrebbe avuto una tale e grande pressione mediatica che avrebbe solo fatto del male alla Vuelta e ai loro nuovi padroni dell’Aso. A scanso di equivoci, sto scherzando: è chiaro ed evidente. Come è chiaro ed è altrettanto evidente che sta scherzando anche Velon, che per il momento si è limitata solo a fare “bau” ai cugini francesi. Non scherzo però col dire che bisogna correre ai ripari, e i team hanno la concreta possibilità di rimediare il prossimo anno: qualche stella del firmamento ciclistico mondiale portatela al Giro d’Italia. Fate due parole con il nostro Mauro Vegni e provate una volta per tutte a trovare una degna e vera alternativa al Tour de France. Se poi, tra un anno, andranno nuovamente tutti a correre garruli in Francia, perché non se ne può fare a meno, perché il Tour è per sempre il Tour, che nessuno fiati più. Anche Tinkov: zitto e mosca. E non solo perché è russo.

Pier Augusto Stagi, editoriale da tuttoBICI di settembre
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COMMENTI
una guerra persa
8 settembre 2015 09:25 angelofrancini
Le richieste dei boss di Velon hanno una logica, ma difficilmente potranno trovare una soluzione: appunto come nei decenni trascorsi.
Dove possono chiedere i soldi dei diritti TV?
Solo al Tour perché veramente li vi é veramente un bel gruzzolo, ma Giro o alla Vuelta cosa possono chiedere. Nulla.
Per non parlare degli altri organizzatori minori, che non sono dei professionisti stipendiati come quelli di ASO o RCS, che potrebbero chiedere ai Team di partecipare alle spese organizzative.
Perché nel ciclismo non si vive solo dei 21 giorni del Tour.

Tra Giro e Vuelta pende una questione essenzialmente tecnica!
8 settembre 2015 16:02 Bartoli64
Io voglio invece fare un discorso puramente tecnico spiegando perché i più grandi Team (che poi hanno tra le loro file i più grandi campioni) decidono di portare i loro corridori più rappresentativi alla Vuelta piuttosto che al Giro.

Alla Sky, per esempio, hanno scoperto (e dichiarato) che se un corridore non disputa la grande corsa a tappe iberica (la Vuelta a scanso di equivoci) ha poi maggiori difficoltà di avvio la stagione successiva (e si che tra Vuelta e le prime vere gare di stagione passano almeno 6 mesi, mica 6 settimane o 6 giorni n.d.r.), ma altro però non dicono su questa loro illuminante “scoperta” e di cui, magari, anche gli altri team hanno fatto tesoro.

Capisce Dr. Stagi? Sarebbe dunque una essenziale questione di “algoritmi biodinamici”.

Già, ora chissà se il loro “frullatore” nel 2016 si accenderà x giorni dopo (la x sta per l’incognita) visto che la Vuelta non l’ha potuta completare a causa dell’infortunio al piede?

Magari nella stagione prossima non potrà vincere l’Oman, oppure chissà quanti x watt perderà durante la scalata del Mont Faron alla Parigi/Nizza. E’ un bel problema sa?

Che fenomeni stì preparatori (e che SKYfo sta sempre più facendo il ciclismo).

Bartoli64

Che c'entra l'Aso?
9 settembre 2015 00:08 pickett
Il Giro ha cessato di essere la seconda corsa al mondo a metà degli anni 90,quando venne rivoluzionato il calendario e la Vuelta si spostò a settembre.Parliamo di 12 anni prima che Aso acquisisse la Vuelta.Quando RCS commise l'inconcepibile idiozia di rifiutare la proposta UCI di spostare il Giro a settembre,la stampa specializzata italiana non fece una piega.Non una riga di critica.Complimenti per la lungimiranza!E per fortuna che è nato il tanto contestato Pro Tour,altrimenti il Giro d'Italia sarebbe sceso al livello della Volta a Portugal.Stagi,vada a controllare il cast del Giro 1997,o del Giro 2004,snobbato anche dai + forti corridori italiani dell'epoca.Altro che ASO!...

Non si è veri Campioni se non si corre il Giro d'Italia
9 settembre 2015 09:46 Bartoli64
Il Giro ha avuto rispetto della sua storia e di quella di questo Paese, che da quasi un secolo anni vede la grande corsa a tappe italiana come l’annuncio di una nuova stagione, esattamente come accadeva dopo la Guerra quando il Giro passava tra strade e paesi massacrati da battaglie e bombardamenti e la gente tra le rovine ne sognava la rinascita.

E’ pur vero che restare fedele ad una tradizione così lunga e gloriosa ha penalizzato il Giro d’Italia sotto il punto di vista della partecipazione dei campioni, però c’è anche da dire che l’UCI ci ha messo del suo spostando i Campionati del Mondo da fine agosto a fine settembre.

In ogni caso, se davvero vuoi essere un grande Campione da corse a tappe, NON puoi non passare anche per il Giro d’Italia verso il quale la Vuelta non regge il confronto né come storia, né come organizzazione.

Contador lo sa bene, per questo lo ha già vinto e ci è passato più volte, così come ha fatto Nibali e così come prima di loro hanno fatto tanti veri Campioni tra i quali l’ultimo dei “Campionissimi” (Bernard Hinault).

Chiaro che poi esistono anche delle eccezioni per le quali il Tour viene prima di tutto (es. Armstrong ieri e Froome oggi), ma che me - come a tantissimi appassionati - non entusiasmano di certo e che tantomeno possono essere definiti dei “Campionissimi”.

Ergo, caro Pickett, se non corri il Giro d’Italia il problema è solo il tuo!

Così, come è un tuo problema se apprezzi lo SKYfo del ciclismo moderno e (ignorantemente) non conosci o peggio ancora snobbi la storia di questa corsa (che malgrado tutto è seconda solo al Tour) nonché la storia di questo sport.

Bartoli64

l'ignorante sei tu
9 settembre 2015 14:07 pickett
Io la storia del ciclismo la conosco benissimo.Infatti non cito le IDIOZIE di Ferretti("i grandi campioni non cadono mai".Coppi in carriera avrà riportato una decina di fratture.)Come vedi ricordo tutte le bestialità che hai il coraggio di scrivere,senza vergognarti neanche un po'.La Vuelta,spostandosi a settembre,ha conosciuto un rilancio formidabile,il Giro,come corsa di livello internazionale,é praticamente morto.A resuscitarlo,almeno in piccola parte,é stato solo il Pro Tour.

9 settembre 2015 15:52 angelofrancini
PRO TOUR. una disgrazia voluta dal Consiglio del Ciclismo professionistico dell'UCI.
IUl grande errore fatto dalla RCS é stato quello che, nel non accettare giustamente lo spostamento a settembre del Giro, ha accettato l'abbassamento della data di partenza del Giro che ora é nella prima decade di maggio.
Questo comporta l'impossibilità di fare certi percorsi sulle Alpi, poiché sappiamo quali sono le condizioni meteo nel nostro paese.
Questo errore del Pro Tour, che fa coppia con l'altra solenne cavolata dell'insulsa ed inutile classifica individuale UCI, é stata voluta da un grande dirigente che guidava quel Consiglio in ambito UCI.
Una disgrazia per il ciclismo, a dimostrazione che un grande campione non é mai un grande dirigente.

Pro Tour
9 settembre 2015 23:45 pickett
Del Pro Tour possono lamentarsi tutti,TRANNE il Giro d'Italia,che dal Pro Tour è stato salvato.Invito anche lei,caro Francini,a leggere la starting list del Giro 2004.La confronti con quella dello scorso anno.Quanto ai percorsi sulle Alpi,mi pare che + volte negli ultimi 20 anni si sia scalato lo Stelvio.Esistono in Italia strade che salgono + in alto? No.Dunque tutti i percorsi possibili sulle Alpi, sono stati ugualmente affrontati,non curandosi affatto delle condizioni meteo.E poi,partendo una settimana dopo,non cambierebbe proprio niente.Per avere,non dico la certezza,ma la probabilità di non trovare la neve in alta quota,il Giro dovrebbe partire a Luglio.Mi consenta,caro Francini:sostenere che la disgrazia del Giro sia la partenza anticipata di una settimana,mi pare proprio voler fare gli originali a tutti i costi.

@Pickett
10 settembre 2015 09:35 angelofrancini
Anche sostenere che il Pro Tour abbia salvato il Giro é una grandissima corbelleria.

Il Pro Tour (oggi WorldTour cui partecipano i ProTeam) ha ucciso il ciclismo organizzativo professionistico.
Le altre gare di fatto sono diventate tutte gare OPEN: forse a Lei questo sfugge.
Le 180 squadre Continental registrate all'UCI, che partecipano alle gare che non fanno parte del WorldTour, sono squadre di DILETTANTI in tutto il mondo: non essendo squadre o corridori professionisti.
La prima disgrazia é stata l’introduzione della licenza unica (elite), la seconda è stato il Consiglio del Ciclismo professionistico dell’UCI che ha inventato le inutili classifiche UCI (a squadre ed individuali) ed il ProTour.

Sull'influenza del meteo: credo che farebbe bene a rileggersi le date in cui storicamente si svolgevano Vuelta, Giro e Tour; ed anche verificare quali salite si facevano solo 20 anni fa ed oggi non si fanno più…...
Nel ciclismo di oggi, chi punta al Tour, non parteciperà mai al Giro: il Giro non serve per preparare il Tour, il Giro un big lo corre da prima donna! Il divario fra fine Giro ed inizio Tour è troppo ampio.
Questo divario temporale ridotto fra Tour e Vuelta permette a molti di programmare la preparazione su due gare Tour/Vuelta: in futuro sarà sempre più probabile che i big puntino a Tour/Vuelta, anziché a Giro/Tour….

Le “disgrazie” elencate all’inizio a cosa sono servite al ciclismo?: a cancellare dai calendari europei molte gare classiche declassate dal World Tour, ad incrementare il ricorso ad “aiuti” esterni per avere i punti della class. indiv. UCI, a far credere a circa 3000 atleti di essere PROFESSIONISTI quando invece sono dilettanti.
Chi è che ci guadagna da questa grande rivoluzione senza senso? l’UCI, solo per fini economici.
Sul piano sportivo ha ucciso il ciclismo e la sua storia.

Quindi non ho scritto che la colpa é dovuta alla partenza anticipata di una settimana del Giro......

Vai a farti un altro "bianchetto" Pickett!!
10 settembre 2015 19:34 Bartoli64
Caro Pickett,
mi fai (penosamente) ridere e sappi pure che io i beoti come te li mangio per colazione!

Quanto poi tu sia “competente” in materia - ma sarebbe meglio dire completamente INETTO - lo si vede già sul come ti permetti di apostrofare uno come Giancarlo Ferretti, ovvero un tecnico che, pur avendo commesso i suoi sbagli come moltissimi in questo ambiente, è da tutti riconosciuto come uno dei più grandi D.S. del ciclismo non solo italiano.

Strumentalizzare poi quella sua celebre frase (che non è un assioma bensì un paradosso che ha però il suo bel fondamento di verità), per di più andando a scomodare Coppi, connota perfettamente la tua lampante IMBECILLITA’.

Dai su, ora rimettiti il tuo straccio verde intorno al collo e torna al bar a farti un altro bianchetto, però fai attenzione…

Sono i Campioni a con cadere mai mica i beoni!

Bartoli64

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