«Erano circa le 18.30, sono partito da solo e stavo percorrendo la strada, in quel momento deserta – racconta Ponta al Messaggero Veneto – improvvisamente ho sentito un mezzo avvicinarsi alle mie spalle, procedeva lentamente. Si trattava di un furgone vecchio di colore bianco, all’interno c’erano due persone, due giovani. Mi hanno affiancato, poi mi hanno stretto sul margine della strada obbligandomi a fermarmi».
«Ho agito d’istinto – racconta Ponta – e non avendo armi a disposizione mi sono difeso con quello che avevo a portata di mano: ho lanciato la bici addosso a quell’uomo e l’ho colpito in faccia con la corona, nel frattempo però è sceso anche il conducente, avevano entrambi sui 25 anni. Mi ha rivolto qualche parola con un accento dell’Est, ma non ho capito cosa stesse dicendo, intanto – aggiunge – ha cominciato a strattonarmi, strappandomi la maglietta che indossavo con il chiaro intento di derubarmi».
Fortunatamente in quel momento lungo la stessa strada scava scendendo qualcuno con un motorino e il rumore del mezzo che stava sopraggiungendo ha allertato i due che sono risaliti in fretta e furia sul furgone e sono scappati. «Ho avuto fortuna – ammette Ponta – probabilmente se non fosse passato nessuno non se ne sarebbero andati, ho anche il sospetto che mi abbiano seguito e che abbiano atteso il momento giusto per entrare in azione e derubarmi».