A quanti grandi giri sei arrivato?
«Questo sarà il mio 32°. L’emozione, soprattutto al via del Tour de France, è sempre tanta. Se penso che la mia prima partecipazione alla Grande Boucle risale al ’97 mi sembra passata una vita. Sono combattivo come allora, ma di certo ora ho più consapevolezza di quello che mi aspetta. L’obiettivo è chiaro, siamo pronti alla sfida e tranquilli di arrivarci al meglio, aspetto fondamentale».
Dopo il Giro come ti sei allenato?
«Ho trascorso a casa 10 giorni per recuperare le forze spese, uscendo in bici solo per qualche passeggiata. A seguire sono stato due settimane ad allenarmi a Livigno, ai 2.200 mt del Passo d’Eira, per poi riscendere per partecipare al Campionato Italiano che mi è servito per ritrovare il ritmo gara. Due giorni fa siamo partiti per la “missione Tour”, ieri abbiamo provato la famosa tappa del pavé e ormai contiamo le ore al via».
La doppietta si può fare?
«Ad Alberto sapete tutti frulla questa idea in testa da tempo. Dopo aver vinto la maglia rosa, conquistare quella gialla è obiettivamente difficile per lo spessore degli avversari con cui dovremo confrontarci nelle prossime tre settimane ma ci proviamo. Al Giro abbiamo speso tanto, ma c’è stato il tempo di recuperare. In una grande corsa a tappe nulla è scontato, l’abbiamo visto l’anno scorso quando siamo stati messi fuori dai giochi da una semplice caduta. L’imprevisto è sempre dietro la curva, io e i miei compagni faremo del nostro meglio per scortarlo fino a Parigi».
Rivali più temuti?
«Chi parte con il numero 1 è sempre il grande favorito, l’ultimo vincitore merita di essere nominato per primo e in gara avrà più responsabilità di tutti. Da tenere d’occhio ovviamente anche Quintana, Froome e Purito. Questi uomini si giocheranno i primi 5 posti della classifica generale. Tra i giovani segnalo Pinot, che al Giro di Svizzera ha dimostrato di andare davvero forte».
Cos’ha Alberto in più degli altri?
«L’esperienza, la capacità di sapersi gestire, sia nei momenti no che nelle giornate in cui sta bene. Sarà ancora più difficile che al Giro. Sarà una bella “guerra” leale di sport. Che vinca il migliore».
Giulia De Maio