L'ERRORE DELLA LAMPRE, L'AUTOGOL DELLA FCI

TUTTOBICI | 28/03/2015 | 06:51
Non ne ho mai fatto mistero e oggi più di ieri sono convinto che occorrano poche regole, semplici e chiare. Non ho mai amato i codici etici né tantomeno la sovrapposizione tra associazioni o movimenti. Non sono in possesso di verità apodittiche, ma la vicenda Ulissi-Lampre-Mpcc è chiara. Molto più chiara dei regolamenti scritti dal Movimento presieduto da Roger Legeay, che rivendica il rispetto del principio di autosospensione e dell’applicazione dell’articolo 4 che obbliga le formazioni aderenti «a non ingaggiare, nei due anni successivi alla squalifica, corridori giudicati colpevoli di violazione delle regole antidoping». A non ingaggiare, si legge, ma non si trova traccia di casi che coinvolgano un corridore già contrattualizzato come Diego Ulissi, al quale viene comminata una pena di nove mesi. Io parto da un principio semplice e banale: per l’Uci, il massimo organismo mondiale del ciclismo, Diego Ulissi può tornare a correre da oggi? Il resto sono solo regole che possono andar bene per team Professional che vivono di inviti e hanno bisogno di bollini di qualità. Se mai la Lampre-Merida ha commesso un errore, è quello di aver aderito al MPCC, ma può sempre porvi rimedio. Non esiti: exit.

Sapete benissimo che non sono mai stato tenero con Luigi Simonetto e, di rimando, con il presidente Renato Di Rocco. La faccenda dell’inchiesta sui 56 medici sociali non mi piacque neanche un po’ fin dai suoi albori. Fu un errore politico; Renato Di Rocco e lo stesso Simonetto potevano riunire in una sala di un hotel di Roma tutti i medici accusati di “aver messo a repentaglio la salute” dei loro assistiti omettendo di aggiornare il famigerato e lacunoso software federale con certificati e parametri medici, invece hanno preferito sbatterli volutamente al pubblico ludibrio per screditarli. Ecco perché questa vicenda è stata anche un clamoroso autogol mediatico: non bastassero tutti i problemi che già il nostro sport deve vivere e sopportare, con questo ennesimo scandalo abbiamo fatto vedere ancora una volta il lato peggiore del nostro movimento.
Ora, dopo che l’Associazione Medico Sportiva ha detto il contrario, condannandone otto e assolvendo tutti gli altri, si è arrivati alla resa dei conti: politica. La commissione disciplinare della Federazione Medico Sportiva (FMSI) ha squalificato per due anni il grande accusatore Luigi Simonetto, responsabile sanitario della Federciclismo, unico medico federale membro della Commissione di Vigilanza ministeriale antidoping nata dalla legge 376. Le motivazioni non sono state ancora rese note, anche se la squalifica è stata decisa in base agli articoli 1 e 4 del codice di giustizia sportiva della Federazione (in tutti e due i casi è stato scelto il massimo della pena: un anno). Il primo parla di «mancata lealtà», il secondo di violazione dell’«obbligo di collaborazione».
Uno scontro duro e lontano da una conclusione serena, quello tra Simonetto e l’FMSI. All’orizzonte ci sono altri colpi bassi. Lo scontro si è arricchito qualche settimana fa di un altro gesto clamoroso. La Federciclo, come anticipato da tuttoBICI sul numero di febbraio, ha infatti deciso di spostare i controlli antidoping da Roma a Losanna, «anche per ragioni economiche, pur nel massimo rispetto per il direttore del laboratorio, Francesco Botrè», si è premurato di precisare il presidente Di Rocco. Per la Federmedici, invece, i «controlli a Losanna sono un terzo più costosi». Uno scontro che finora neanche la mediazione del presidente Coni Malagò è stata in grado di superare. Colpi bassi e fendenti violenti. Ma ognuno, ostinatamente, va per la propria strada, a testa bassa. Così, in nome dello sport sano, ci si fa il sangue cattivo. Ognuno con il proprio fardello di sconfitte. La situazione è al limite del surreale. Lotte di potere e di lobby, in nome di uno sport pulito e in salute. Dove non ci si rivolge più nemmeno il saluto. Prendetevi una camomilla, qualche goccina di “EN”, tranquillizzatevi e provate a parlarvi. Fatelo davvero in nome dello sport e della salute degli atleti. E poi beveteci sopra, per brindare ad una serenità ritrovata. Alla salute.  

Non è mai carino guardare in casa di altri, ma nessuno può accusarci di non essere critici con noi stessi, con il nostro sport. Il ciclismo ha mille e più problemi da superare, ma colpisce la situazione del calcio, che ha le pezze al sedere e fa finta di stare benone: il caso Parma è solo uno dei tanti. Ma anche in Formula 1 non sono messi molto meglio. Mancano i soldi e i team fanno sempre più fatica a trovare sponsor da sbattere sulle loro sempre meno appetibili monoposto. Tanti i “furbetti del circuitino”, come Richard Branson, il magnate dell’impero Virgin che inizialmente aveva dato il nome alla squadra senza scucire il denaro necessario ma facendosi comunque un sacco di pubblicità. Illuminante, invece, il pensiero del responsabile della McLaren Ron Dennis in tema di sponsorizzazioni: «Il concetto di “title sponsor” oggi non esiste più - ha dichiarato -. Oggi bisogna dividere gli spazi in sezioni, per avere più aziende con filosofie simili che vogliono essere presenti con il loro marchio sulle nostre monoposto». In pratica dice: non posso vendere più il mio team a Vodafone? Bene, lo vendo a sette-otto aziende, magari ad ogni Gp cambio i nomi dei miei partner. I team manager del ciclismo sono autorizzati a sorridere, ma anche ad approfittarne.

Pier Augusto Stagi , editoriale da tuttoBICI di marzo

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COMMENTI
BRAVO DIRETTORE
28 marzo 2015 10:43 jaguar
Ogni tanto qualcuno parla chiaro.......ed io aggiungerei il ricordo ...perchè certe cose si dimenticano subito.....il Presidente della federazione tempo fa nominò gli stati generali per aumentare le gare amatoriali........la dove il doping dilaga!!!!!!!!!!!!e quindi aggiungiamo anche l'ipocrisia

STAGI
28 marzo 2015 11:14 geom54
tutto bene;
solo un appunto:
del mondo del calcio e delle sue continue imperiture c.gl..nate eviti anche solo di pensarlo;
molto personalmente ne ho un profondo ASTIO da SEMPRE e aspetto solo il suo completo disfacimento da SEMPRE;
qualsiasi richiamo a qualsiasi titolo con quel "monducolo di ignoranti" sta a "0".

associazioni
28 marzo 2015 11:15 siluro1946
Tutte le associazioni che circolano nell'ambito del ciclismo sono associazioni
di lucro, o nella migliore delle ipotesi per poltrone o carriere, non traspare mai un interesse per il ciclismo agonistico e non. Mpcc e simili vanno aboliti per legge, non servono e non sono serviti al ciclismo, anzi. La Lampre, seria azienda ha certo fatto un errore, che per fortuna è rimediabile. Team manager ed uffici stampa di società e FCI,dovrebbero fare dei corsi di aggiornamento periodici di marketing, basta vedere altri sport, che vengono molto più seguiti dai media, anche se hanno un numero di praticanti inferiore.

Un movimento lento ......., ma inesorabile
28 marzo 2015 11:45 angelofrancini
La cosa più ridicola e macabra di tutta la vicenda consiste nel fatto che il presidente federale, nonché componente del direttivo UCI, Renato Di Rocco comunque riesce sempre a girare la frittata come più gli aggrada.
Una volta impedisce a Rebellin di partecipare al Campionato italiano applicando in modo del tutto personale una regola che invece afferma il contrario; un'altra volta non si accorge che la sua fasulla Lega del Ciclismo professionistico continui a taroccare i documenti federali per far apparire un gruppo sportivo italiano quando per legge dello Stato non può esserlo; un'altra ancora non si scandalizza se alcuni atleti italiani, caduti negli strani meandri dell'ingiusto antidoping dell'UCI, non vengono segnalati dall’UCI alla Procura antidoping del CONI, dimenticandosi lui presidente della FCI che in Italia vige una Legge penale in materia.
Ma poi si scandalizza se gli toccano il presidente della Commissione Medica.
Per quale motivo recondito la FCI ha spostato i propri controlli antidoping da Roma a Losanna: forse per piaggeria alla decisione dell’UCI che prevede che i controlli sulle squadre prof (WT e Professional) siano tutti fatti appunto a Losanna e sotto ilo controllo della sola UCI?
I movimenti come il MPCC, come la MAGLIA ETICA, non hanno ragione di esistere! Sono privi di qualsiasi valore giuridico, anzi se l’UCI non fosse così compromessa dovrebbe intervenire e squalificare tutti i dirigenti di questi movimenti, come previsto nei suoi stessi regolamenti.
Sono anni che sostengo che l’UCI vada fermata: ha perso il senso della misura superando il limite del suo mandato: di fatto si è trasformata in una “casta”.
Ed allora perché non riprendere quel discorso, tra fine anni ’90 ed inizio secolo, intavolato dai dirigenti di alcune fra le più importanti federazioni per riportarla nel giusto binario del suo mandato, come è ben SCRITTO nel suo stesso Statuto.

OCCORRE ESSERE SERI!!!
28 marzo 2015 16:45 Bastiano
Ma come si può fare a dare in testa ad un organizzazione fatta da gruppi sportivi, per regolamentare se stessi in modo più stringente rispetto alle regole UCI?
Se io mi do delle regole e poi non le rispetto, posso solo dire che sono una persona poco seria, indipendentemente dal fatto che le regole siano condivisibili o meno per i terzi.
Nessuno è stato obbligato ad aderire al MPCC ma, si tratta di scelte volontarie.
Quì mi pare essere tornati a quando i team Pro-Tour si imposero di non tesserare ciclisti squalificati per doping e la Liquigas, promotrice dell'azione, tesserò Basso appena reduce dalla squalifica.
OCCORRE ESSERE SERI e non mettersi a contestare quello che si è condiviso.

x bastiano
29 marzo 2015 11:43 siluro1946
La Lampre ha sicuramente sbagliato, ad iscriversi al MPCC, sicuramente non sbaglia a recedere dal "contratto". Anche i matrimoni sono dei contratti sottoscritti su base volontaria, ma in seguito, spesso, si divorzia quando non ci sono i presupposti per continuare. Basso, è stato squalificato "perché pensava" di doparsi, ed a certe regole stupide ci si può, e si dovrebbe, sottrarre, per fortuna.

x siluro 1946
29 marzo 2015 14:04 ewiwa
Perchè pensava?

x ewiwa
29 marzo 2015 18:51 siluro1946
Non mi risulta che Basso sia mai stato trovato dopato. Se ha maggiori informazioni...

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