I CERCA CONTRATTO. Stefano Locatelli: «Vado a lavorare»

PROFESSIONISTI | 06/11/2014 | 07:55
C’è anche chi è senza contratto perché non lo vuole. Non lo sta cercando perché ha maturato in prima persona la scelta di smettere di correre. È il caso di Stefano Locatelli, scalatore bergamasco classe ’89, professionista dal 2012 al 2014 alla corte della famiglia Reverberi. Vincente da dilettante, passato nella massima categoria come una grande promessa, non è purtroppo riuscito ad esprimersi al meglio tra i big, a causa di numerosi infortuni e di un problema al nervo sciatico che lo ha portato a decidere di appendere la bici al chiodo.

Come stai, Stefano?
«Sto bene, sono a Berbenno. Niente vacanze quest’anno, ma un po’ di lavori per sistemare l’appartamento in cui andrò a vivere con Ramona, la mia dolce metà. La bici? Per ora è in garage. La squadra? Non la sto cercando, ho deciso che non gareggerò più».

Come mai?
«Ho solo 25 anni e mi dispiace appendere la bici al chiodo ma fisicamente non posso continuare. Già è difficile il mestiere del ciclista, se il tuo corpo non reagisce come dovrebbe, diventa impossibile. Ho preso questa decisione nei mesi scorsi, non ho chiesto alla Bardiani se avesse intenzione di tenermi né ho chiesto ad altre squadre di darmi un’opportunità. Mi sto trascinando fin da quando ero dilettante un dolore sciatico che incide evidentemente sulle mie prestazioni. Speravo di poterlo risolvere grazie all’osteopata, invece va sempre peggio. Le tante cadute e gli infortuni, tra le altre la frattura della mandibola e della punta del femore, di certo non hanno aiutato. Un conto è essere protagonista in corsa, cosa che il mio fisico non mi permette, tutt’altra navigare in coda al gruppo e tirare a campare. Questa seconda opzione non fa per me, mi sono ritrovato a dover scegliere e non ho avuto dubbi».

Non c’è nessun’altra ragione?
«No, non ho avuto nessuna pressione e in squadra mi sono sempre trovato bene. Non sono rimasto senza squadra, magari è vero avrei fatto fatica a staccare un contratto visti gli scarsi risultati, ma sinceramente non mi sono neanche dato da fare per cercarlo. Come detto, è stata una scelta maturata nel tempo. Sono realista: il livello nel professionismo è davvero molto alto, andare a risultato è già difficile di per sé, non potendo esprimermi al 100% è meglio lasciar perdere e inventarsi qualcos’altro che potrà darmi più soddisfazioni senza compromettere la salute».

Mi sembri molto sereno.
«Lo sono, la vita va avanti. Mi dispiace perché ho trascorso 13 anni in sella vivendo bellissimi momenti ma la vita mi regalerà tante altre opportunità. Rimpianti? Nessuno. Ho solo bei ricordi legati alla bici e sono soddisfatto per quanto fatto sinora. Sono felice e realista. Non ho più 15 anni, non posso campare solo di sogni ma devo guardare in faccia la realtà. La parentesi agonistica è finita, è ora di cercare un lavoro. Mi piacerebbe rimanere nell’ambiente del ciclismo, ho già preso contatti con alcuni negozi e ditte di ciclismo».

Cosa ti piacerebbe diventare?
«All’inizio qualsiasi ruolo in ambiente sportivo andrebbe bene. Il massimo sarebbe avere l’opportunità di entrare in una ditta e potermi occupare di tecnica, scelta dei materiali… Visti i tempi che corrono mi accontenterei del ruolo che serve all’azienda, dal meccanico al rappresentante, non avrei problemi a mettermi in gioco. Ho voglia di crescere insieme al marchio che mi darà fiducia (diplomato elettrotecnico, è in attesa di alcune risposte da aziende legate alle due ruote, ndr)».

Continuano a passare nella massima categoria tanti giovani ma le carriere si sono abbreviate tantissimo, come mai secondo te?

«In effetti è così. Solo negli ultimi anni in Bardiani penso a Paolo Locatelli, Andrea Di Corrado e altri amici… Il ciclismo non è matematica, succede che non tutto vada come sperato. Il salto dal dilettantismo al professionismo non è indifferente, sicuramente bisogna avere delle doti naturali e arrivarci pronti sia a livello mentale che fisico per non pagarlo. Non tutti ce la fanno, d’altronde non è un lavoro per tutti».

Giulia De Maio

I SENZA CONTRATTO
Valerio AGNOLI; Davide VIGANO'; Paolo LONGO BORGHINI; Francesco CHICCHI
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COMMENTI
Troppi giovani al macello
6 novembre 2014 11:49 venetacyclismo
Non mi piace questo , non c'è pazienza , due anni e a casa, sotto un altro , ogni anno oltre 40/50 atleti bruciati , speranze e sogni che svaniscono , il ciclismo Italiano che si indebolisce sempre più.
Tutto da rifare.....ma avanti così

6 novembre 2014 12:16 cannonball
quello che non ho mai capito, sono i corridori senza contratto o che vogliono terminare la loro carriera che dicono VADO A LAVORARE.

Ma allora fino a quel momento cosa hanno fatto, hanno perso tempo? Questo fa capire un pò cosa succede nel ciclismo moderno, con tanti che considerano il mestiere di corridore solo come un divertimento e non hanno la grinta necessaria che serve per emergere.

Dovrebbero dire VADO IN CERCA DI UN ALTRO LAVORO...ma forse il ciclismo non lo considerano un lavoro per 2 motivi:

1 spesso si paga per correre o si corre gratis

2 il mestiere di ciclista è considerato solo un passatempo per continuare a fare la bella vita

(NON MI STO RIFERENDO A LOCATELLI MA IN GENERALE)

cannomball........
6 novembre 2014 16:48 passion
…… non sono proprio del tutto concorde con il tuo ultimo commento….. ci saranno sicuramente casi di atleti che vengono alla fine respinti dal mondo professionistico per i due motivi che citi, ma la stragrande maggioranza delle volte è questo sport bellissimo, spietato e spesso ingiusto che impone la sua legge. Il caso di Locatelli nello specifico, come hai precisato anche tu, non può rientrare in alcuna critica, atteso che le motivazioni del suo stop sono dettate da cause che provocherebbero rabbia e rancore in chiunque soprattutto alla sua giovane età. Saprai benissimo che un ragazzo che corre in bici è da ammirare per spirito di sacrificio ed abnegazione e, quasi mai, considera il ciclismo un modo per evitare le altre fatiche della vita. Sono sicuro che sarai d’accordo con me a spezzare una lancia in favore di quei corridori (che sono certo siano la maggioranza), i quali, con o senza prospettive di contratto, smettono di correre semplicemente perché non possono fare altrimenti.

Tanto di cappello
6 novembre 2014 20:23 TorrazzaForever
Una bella intervista da ragazzo, uomo, maturo. Non ha rimpianti, non dice di essere stato troppo altruista. A me è piaciuta. Sicuramente ha più dignità lui che a 25 anni ha capito l'antifona anzichè chi si prende in giro sino a 40 anni.

troppi giovani al macello......
6 novembre 2014 20:53 SERMONETAN
Potevano sfruttarsi di meno nella categoria under 23 ,forse qualche briciolo di energia in piu' da professionisti la tiravano fuori,vedi anche gli ex.compagni che nomina gia' vincitori al 1 anno con molti piazzamenti ,tutti sanno che e' gia'difficile arrivare figuriami a vince.

peccato...
6 novembre 2014 23:53 lupin3
perché il talento c'era, ma già all'ultimo anno da dilettante stava calando... evidentemente non è stato gestito benissimo dai 16 ai 22 anni, come i citati compagni di squadra.

mi piacerebbe......
7 novembre 2014 11:19 buonsenso
mi piacerebbe per rispetto di tutto il lavoro svolto per questi ragazzi dai 16 ai 22 anni che fossero proprio loro a dare una risposta a chi commenta , cosi, giusto per dire qualcosa.......Trovo non sia giusto nei confronti di chi ha speso tempo, denaro, cuore e anima per dare la possibilità proprio a loro di raggiungere il loro sogno. Questo sogno o meglio obbiettivo è stato raggiunto cercando di tutelare al massimo sia l'atleta che l'uomo in primis e questo loro lo sanno benissimo e lo sentono anche oggi che li stiamo aiutando nell'inserimento del mondo del lavoro......mi piacciano le critiche quando sono costruttive e soprattutto quando rispecchiano la realtà, non mi piacciono le "stronzate" scritte a titolo gratuito ed è proprio per questo che mi sarei felice ma sorpresa che fossero proprio a loro a mettere una parola di rispetto verso a chi ha lavorato per loro. Non so se loro lo faranno ma una cosa certa la so e la ripeto da anni : è molto più difficile smettere di correre che correre in bici!

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