LE PAGELLE DI STAGI. Martin uomo da prima pagina che non c'è

I VOTI DEL DIRETTORE | 05/10/2014 | 18:11
di Pier Augusto Stagi

Mi è letteralmente venuto il magone quando stamattina mi sono apprestato a leggere i giornali sul mio iPAD. Una breve sul Corriere della Sera, il nulla su La Repubblica, mentre La Gazzetta celebra la sua corsa di chiusura con dichiarato imbarazzo. È più visibile IL ROMPIPALLONE di Gene Gnocchi della “classica delle foglie morte”: il ciclismo ormai rompe. Voto 2, a coloro che hanno pensato di spostare alla domenica la classica di chiusura, al lunedì la presentazione del Giro, e che sereni continuano a perpetrare lo scempio. Grazie.

IL LOMBARDIA. 6 -. Bello, ma non bellissimo. Certo, l’ordine d’arrivo è di quelli nobili, ma l’impressione che si ha, alla fine, è che manchi qualcosa. Forse prima. Non si può alleggerire una corsa che ha nel proprio DNA la sofferenza. È una corsa estrema? E tale deve restare.

Daniel MARTIN. 10. Diamo a Daniel quel che è di Daniel. Sfortunatissimo alla Liegi, ugualmente sfortunato al via del Giro, oggi osa e si riprende tutto con gli interessi. Bravo.  

Alejandro VALVERDE. 4. Ma come fai a dare 4 a uno che è sempre piazzato e arriva anche al Lombardia secondo? Ma come: è tutto l’anno che è competitivo in tutte le corse. Ma come… Mi sembra di sentirli i nostri amici blogger, io vi dico solo che mi è bastato vedere la faccia di Valverde: scura e rabbiosa come poche. Aveva la vittoria a portata di mano. Tutto faceva pensare ad un suo successo. Ma quando parte Martin, non può pensare - come a Ponferrada - che siano gli altri a tirarti via sempre le castagne dal fuoco. E ancora una volta, come domenica scorsa, si scotta.

Alberto RUI COSTA. 6,5. Ha classe e tenuta, sa di non essere al top della condizione, ma oggi vive una buonissima giornata, a conferma che è un grande corridore.

Joaquin RODRIGUEZ. 5,5. Il percorso non lo favorisce di certo, e anche sul Colle Aperto si vede che non ha il colpo di pedale letale. È lì, ma  è chiaro che non ha la gamba per poter inseguire il sogno di un fantastico tris consecutivo centrato nella storia solo da Alfredo Binda e Fausto Coppi.

Philippe GILBERT. 5,5. Colle Aperto è il trampolino di lancio ideale per un corridore come lui, invece non riesce a fare la differenza.

Alberto CONTADOR. 4. Sul Colle Aperto si scatena la bagarre e per il vincitore della Vuelta è notte fonda.

Michael ALBASINI. 6,5. Avrebbe voluto fare quello che poi ha fatto magistralmente Daniel Martin. Perde l'attimo, ma ha ben poco da rimproverarsi.

Davide VILLELLA. 6,5. Arriva 16° a 25" dal vincitore. Sempre nel vivo della corsa, fino alla fine, fin che ce ne ha. Questo ragazzo c'è.

Michail KWIATKOWSKI. 5. La maledizione della maglia iridata si fa subito sentire: nelle gambe. I crampi lo bloccano, ma quella maglia è pur sempre una gran bella consolazione.

Domenico POZZOVIVO. 7. Arriva tutto solo al traguardo, con un distacco da Martin superiore ai 13 minuti. Per noi – in ogni caso - è uno dei grandi protagonisti di giornata. In gruppo fino sul Berbenno, poi perde le ruote. Per uno che doveva essere ancora in convalescenza dopo la frattura della tibia e del perone, arrivare a Bergamo equivale ad una vittoria.

Francesco GAVAZZI. 7 . Con Tiziano Dall’Antonia (Androni Giocattoli), Jeremy Roy (FDJ), Jan Polanc (Lampre Merida), Andrea Fedi (Neri Sottoli), Romain Guillemois (Europcar), Paul Voss (NetApp), Sergio Paulinho (Tinkoff Saxo), Matthias Brandle (IAM Cycling), Angelo Pagani (Bardiani CSF) e Rubiano Chaves (Colombia) anima il Lombardia. Transita per primo sul Ghisallo. A lui il premio Pierluigi Todisco, collega della Gazzetta, morto investito tre anni fa.

Fabio ARU. 6. Arriva su Colle Aperto con i migliori e prova anche ad aprire il gas ma, dopo una stagione lunga e importante come la sua, è costretto a risedersi immediatamente e cercare di non perdere le ruote. Va benissimo anche così.

Rinaldo NOCENTINI. 6. Dopo una buonissima Milano-Torino, il toscano conferma di avere una buona gamba. Un decimo posto che fa morale, soprattutto in prospettiva futura. L’incidente alla spalla è ormai un brutto ricordo.

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COMMENTI
5 ottobre 2014 18:57 foxmulder
Oggi mi ritrovo perfettamente con i voti del direttore. In particolare mi ha impressionato Daniel Martin che, non fosse stato per la caduta,, avrebbe vinto anche la Liegi nello stesso identico modo. Questo evidentemente è un corridore… Un'altra volta pessimo invece Balaverde che continua a buttare alle ortiche gare che potrebbe vincere. Preferirei vederlo perdere in altro modo, magari battuto allo sprint perché non ha più gambe, ma provandoci, piuttosto che vederlo collezionare piazzamenti che sono sì di prestigio e buoni per i punti, ma che non resteranno nel suo Palmarès...

Pozzovivo si rompe tibia e perone
5 ottobre 2014 20:40 canepari
e dopo 40 giorni corre il lombardia come può...... e arriva "dopo la spesa pane". Contador si frattura la tibia e dopo 40 giorni vince la Vuelta. Qualcosa non mi torna... chi è in grado di darmi spiegazioni??? E se fosse stata tutta una messa in scena in quanto lo spagnolo era ormai sicuro di lottare solo per il secondo posto? vista la superiorità di Nibali????

considerazioni
6 ottobre 2014 12:41 brich
condivido le considerazioni del direttore sullo scempio perpetrato dai giornali (e dai telegiornali) nei confronti di una corsa leggendaria. Ma contesto che lo spostamento dal sabato alla domenica c'entri qualcosa. Per decenni migliaia e migliaia di appassionati (per esempio i commercianti ma non solo) non hanno potuto vedere un solo Lombardia, per non parlare dei problemi connessi al traffico. La collocazione domenicale è necessaria perché la platea del Lombardia, come delle altre classiche monumento e del Mondiale, è planetaria. Che poi i media italiani snobbino un monumento del ciclismo è un altro paio di maniche. Sul Corriere ho visto mesti trafiletti dedicati al Lombardia anche quando la corsa si disputava il sabato. Le uniche recenti aperture, a mia memoria, risalgono al Lombardia di Bettini in maglia iridata e al Lombardia di Rodriguez già domenicale. Concordo invece sull'inopportunità di organizzare la presentazione del Giro d'Italia nel giorno successivo al Lombardia. Distoglie l'attenzione di media e appassionati, che dovrebbero invece restare concentrati sui commenti del dopo-corsa. Capisco la necessità logistica di avere in salotto i campioni che partecipano al Lombardia, ma così non si valorizza il prodotto Lombardia. Sulla Gazza solo due pagine striminzite con la presentazione del Giro che occupa una spalla. La Classicissima d'autunno meritava e merita di più

Lombardia snobbato
6 ottobre 2014 14:09 rufus
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