La 96a edizione della Coppa Bernocchi, in programma oggi con epicentro la città di Legnano, ha tra i molti motivi d'interesse il rientro alle gare di Diego Ulissi. L'idolo ciclistico di Donoratico era stato messo out dalle corse il 25 giugno scorso dopo essere risultato positivo al salbutamolo, sostanza contenuta nell'assai diffuso farmaco broncodilatatore Ventolin, in un controllo medico al termine della tappa Collecchio-Savona del Giro d'Italia, svoltasi il 21 maggio.
Dopo le controanalisi effettuate a luglio, Ulissi - è bene però precisare che fu sospeso dalla sua squadra, la Lampre-Merida, in attesa di ulteriori accertamenti - si è avvalso di un perito che ha dimostrato come i valori molto elevati di salbutamolo, rilevati nelle sue urine, potessero derivare dal blocco renale accusato a seguito di una caduta occorsagli durante la stessa tappa del Giro con arrivo a Savona e che gli aveva impedito di espellere regolarmente il prodotto inalato alla partenza.
Del resto è noto come Ulissi soffra di problemi di respirazione e che l'uso del Ventolin, dichiarato dall'atleta e dalla sua squadra all'UCI e alla Wada, sia stato a suo tempo autorizzato come nel caso di altri ciclisti, ad esempio Chris Froome.
Oggi a Legnano Ulissi, che si è allenato a fondo nei giorni scorsi con Vincenzo Nibali e Luca Paolini a Lugano dove ormai risiede stabilmente con la moglie Arianna e la figlioletta Lia, effettuerà il secondo debutto stagionale nella Coppa Bernocchi, fiducioso che anche la WADA riconosca presto la validità delle considerazioni effettuate dal perito circa il suo sfortunato incidente di percorso. Questa è l'intervista al rientro del 25enne campione livornese.
Come ti senti in vista di questo secondo debutto stagionale?
«Dopo i brutti momenti iniziali, nei quali mi hanno aiutato parecchio Arianna e la mia famiglia, mi sono tranquillizzato. Pazienza se mi hanno rovinato il compleanno e la stagione, ora voglio guardare avanti».
Qual è il tuo programma da qui a fine stagione?
«Dopo il Trittico Lombardo sarò al Giro dell'Emilia, al GP Beghelli, al Giro di Lombardia e alla Coppa Sabatini. Concluderò la stagione in Cina, al Tour de Hainan su nove tappe».
Obiettivi di vittoria?
«Prenderò quello che verrà. Durante i tre mesi di stop mi sono allenato parecchio ma certamente non ho il ritmo di gara che possiedono gli altri, quindi è impossibile fare delle previsioni».
In estate hai seguito il ciclismo sui media?
«Molto poco, mi accontentavo di dare un'occhiata alle cronache serali. Ciò che mi ha fatto maggiormente piacere è come il ciclismo italiano si sia risollevato alla grande, al Tour e alla Vuelta. Non siamo poi messi così male come qualcuno voleva far credere».
La corsa in cui ti sarebbe piaciuto gareggiare in questi mesi di inattività forzata?
«E' quella che si svolgerà a fine settembre in Spagna, il mondiale di Ponferrada. Sognavo di esserci, ma ormai è impossibile, devo farmene una ragione e poi sarebbe ingiusto togliere il posto a qualche ragazzo che ha lavorato duro per ottenere la convocazione».
Cassani ha sempre avuto fiducia in te.
«La stima è reciproca e lo ringrazio. Sarà per il prossimo anno».
Chi vedresti bene tra gli azzurri sul percorso spagnolo?
«Sicuramente Pippo Pozzato, che è uscito benissimo dalla Vuelta, così come l'esperto Daniele Bennati e i tanti attaccanti della nazionale italiana, tipo De Marchi o Trentin, sui quali un CT molto bravo come Cassani potrà contare a occhi chiusi. Come avversari, il più pericoloso mi sembra Degenkolb, ma è un tracciato per passisti abbastanza veloci, non mi sembra troppo duro».
Pensi già al 2015?
«E' inevitabile. Punterò alle grandi classiche e al mondiale di Richmond che, mi è stato riferito, sembra perfetto per le mie caratteristiche. E' un percorso assai più duro di quello di quest'anno».
In Toscana stentano a spuntare nomi nuovi, come mai?
«Serve una svolta decisa, dei tecnici con idee innovative che sappiano parlare ai giovani e degli sponsor che credano in questo sport. Il mio preparatore è Michele Bartoli e ci vorrebbero persone esperte come lui anche nelle squadre delle categorie inferiori».
Cosa ti resterà di questi tre mesi di tribolazioni?
«Nonostante tutto mi sento migliorato, soffrendo ho fatto un importante passo avanti sotto il profilo della maturazione fisica e di quella mentale. Il primo mese ero veramente a terra, poi ho reagito bene grazie al supporto di Arianna, della mia famiglia e a quei sorrisi irresistibili che mi regalava la nostra piccola Lia quando giocavamo insieme».
Stefano Fiori, da Il Tirreno