CASO PANTANI. Protagonisti e Comparse, il dizionario del mistero

GIUSTIZIA | 06/08/2014 | 11:44
«Pantani è stato ucciso». Questo è il titolo del «romanzo noir» di questa estate italiana poco assolata e calda. A gridarlo da anni mamma Tonina. A raccogliere il suo grido di dolore e le prove per presentare un fascicolo presso la Procura di Rimini che ha competenza sull'accaduto è l'avvocato De Rensis.
 
La richiesta: riaprire il caso sulla base dei molti fatti nuovi contenuti nelle pagine (120) dell'istanza. Un romanzo che ha una storia buia, molti protagonisti e qualche comparsa. Ecco un dizionario per orientarsi, mentre la Procura rinvia a settembre la decisione su chi assegnare la delega a indagare, carabinieri o polizia.

A come avvocato. Antonio De Rensis è l'avvocato della famiglia Pantani, che in nove mesi di lavoro ha raccolto una serie impressionante di contraddizioni e anomalie. È a lui che si deve l'esposto per la riapertura del caso.

D come dubbi. Il lavoro del professor Avato si discosta di molto dalle conclusioni prospettate all'epoca dal collega Giuseppe Fortuni, che aveva eseguito l'autopsia su incarico della Procura. Quali sono i rilievi di Avato? Molti. A partire dall'ora della morte: posizionata tra le 10.45 e le 11.45. La quantità di droga trovata su Pantani equivarrebbe a diverse decine di grammi, tale da essere paragonabile ai pacchetti ingeriti dai corrieri per eludere i controlli. Impossibile per qualunque persona mangiare o inalare una dose simile. L'unico modo per farlo è diluirla nell'acqua e farla bere a forza (la bottiglia trovata nella stanza, non viene nemmeno analizzata). Le numerose ferite sul corpo di Pantani sono compatibili con opera di terzi, con evidenti segni di trascinamento del cadavere. Il corpo di Pantani è poggiato sul fianco sinistro ma per Avato è il polmone destro a pesare 200 grammi di più: quindi, il corpo di Marco è stato spostato dalla posizione originaria della morte. E poi c'è la stanza, con il suo «disordine ordinato». L'ipotesi è fin troppo chiara: far passare Pantani in preda al delirio per celare altro. Nessuna impronta fu presa e non sarà più possibile farlo neppure 10 anni dopo.

E come esperto. Francesco Maria Avato è il perito di parte, il medico-legale (lo stesso che ha contribuito a far riaprire dopo 23 anni il caso Bergamini, il calciatore «suicidato») che ha fornito un contributo fondamentale per completare e avvalorare l'esposto preparato da De Rensis.

I come imputati. Dieci anni fa l'indagine sulla morte di Pantani viene svolta dal sostituto procuratore romagnolo Paolo Gengarelli, con la Squadra mobile di Rimini e la Polizia di Napoli. Tre mesi dopo la morte del Pirata, il 14 maggio 2004 vengono arrestati Fabio Miradossa (il fornitore napoletano di cocaina del romagnolo già dal dicembre 2003), Elena Korovina (la cubista russa che ebbe una relazione con il corridore), Fabio Carlino (leccese, titolare di un'agenzia di immagine) e Ciro Veneruso (il corriere napoletano che portò la dose letale a Pantani). Viene rinviato a giudizio anche il barista peruviano Alfonso Ramirez Cueva. Il processo di primo grado inizia il 12 aprile 2005 davanti al Gup di Rimini. Vengono in seguito accettati i patteggiamenti di Miradossa (4 anni e 10 mesi) e di Veneruso (3 anni e 10 mesi) e Cueva (1 anno e 11 mesi). Gli altri accettano di affrontare il dibattimento. La russa viene assolta. Fabio Carlino viene condannato in primo grado e in appello, ma poi prosciolto in Cassazione.

M come manager. Manuela Ronchi è la manager del campione romagnolo. La sua è una figura non marginale in tutta questa vicenda, anche perché è una delle ultime a vedere Marco vivo. Doveva andare a sciare con suo marito, per questo Marco passa il 26 gennaio da Cesenatico per prendere tre giacconi che porta su a Milano. Il 31 gennaio Marco ha una lite con la manager davanti agli occhi di mamma Tonina e papà Paolo, chiamati per l'occasione dalla Ronchi. Il 9 febbrario Marco decide di andare a Rimini. La Ronchi gli fa recapitare una «sportina» di effetti personali (non ha valige) ad un hotel in piazza della Repubblica. Marco qualche giorno dopo parte per Rimini. Uno dei grandi misteri di questa vicenda è: come ci sono arrivati i tre giubbotti al residence Le Rose?

P come procuratore. Paolo Giovagnoli è il procuratore capo di Rimini al quale è stato consegnato il fascicolo, il quale a sua volta l'ha assegnato ad Elisa Milocco, giovane sostituto procuratore, arrivato a Rimini da pochi mesi. Toccherà a lei far sul luce su quella sera del 14 febbraio 2004.

di Pier Augusto Stagi, da Il Giornale
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