I Campi Elisi, l’Arco di Trionfo, la Torre Eiffeil, place de la Concorde… che bella città. Che bello l’entusiasmo che si respira e che trasmette una città in festa, felice di ospitare il Tour. Sembra una cosa scontata, ma non lo è, soprattutto per noi italiani, che amiamo alla follia ciò che viene fatto a casa loro, ma guai se ce lo fanno sotto casa. Guai se a Milano chiudono qualche strada per qualche ora. Guai se i decibel di San Siro sono troppo elevati per i concerti di Vasco, Jovanotti o Laura Pausini, i residenti - che sono arrivati ben dopo la costruzione dello stadio Meazza - vogliono che tutto termini entro e non oltre alle 23. Guai a bloccare le vie del centro, guai a fare le feste di quartiere. Macchè Maratona di Milano, meglio andare a New York, Boston o Londra. Macché Stramilano, cose da frustrati. Macché Giro d’Italia, costa troppo, non al comune ma agli organizzatori che devono anche pagarsi l’occupazione del suolo pubblico e gli straordinari dei vigili. Siamo un popolo fatto così. Fatto male. Per questo amo il Tour, amo i francesi, adoro la loro cultura sportiva ampia, profonda e piena. Noi diciamo di loro: sono nazionalisti e popolari, ma per i francesi sono punti di merito: è orgoglio di appartenenza. Oggi l’Italia è lontana: non mi manca neanche un po’. Mi basta un italiano sul podio di Parigi. Mi basta Vincenzo, il resto oggi non conta. Semplicemente godo. VOTO ai francesi che confezionano sogni: 10.
Vincenzo NIBALI. 10 e lode. Quattro partecipazioni: 18°, 7°, 3° boom… Sereno, sicuro, fiero e spietato. Ha fame, ha talento, ha sensibilità. Dice: adoro tornare tra la gente che ha amato il piccolo Vincenzo, quello che era “pulce” e diventò Squalo. Non quelli che oggi gioiscono per Nibali re di Francia. Ah se avesse ragionato così anche Marco…
Jean-Christophe PERAUD. 8. Scopre il ciclismo su strada in tarda età. Non è un ragazzino, ma ha ancora il fisico integro per disputare due/tre stagioni di grande livello. Margini di crescita: secondo me pochi. Ma in questo Tour è da applausi.
Thibaut PINOT. 8.5. Giovane talentuoso di Francia, disputa un Tour di grande qualità. Può solo migliorare, ha ancora margini di miglioramento.
Alejandro VALVERDE. 3. Voleva il podio e ha avuto davvero l’occasione della vita. Questa volta non può prendersela con nessuno. Doveva solo calciare a rete, invece non solo manca il pallone in piena area, ma nemmeno scende in campo.
Tejay VAN GARDEREN. 5,5. Arriva 5° e per lui e per la squadra è certamente un risultato buono, tutt’altro che da buttare via. Ma Van Garderen è anni che viene presentato come un piccolo grande fenomeno. Per ora è davvero un fenomeno: gode di credito che altri corridori si sognano.
Team SKY. 5. Sfortunati sono stati sfortunati. Cosa si può dire: provano a salvare la baracca con Richie Porte, buon corridore, ma un Tour non si inventa e nemmeno si improvvisa. Consigli per il futuro? Il grande capo ha già capito tutto: urge staff tecnico. E di italiani che possono essere utili alla causa ce ne sono.
ASTANA. 10. I ragazzi si meritano tutti 8, anche i più grattugiati come Fulgsang. Michelino nostro si inventa gregario e a parte una giornata storta, fa il suo. Lo stesso il nostro Alessandro: mette a nanna la maglia gialla con cura e lo cura anche in corsa. Squadra da 8. 10 però lo meritano Martinelli e Slongo: per mesi sotto pressione, vincono anche loro una gran bella sfida. È la rivincita degli italiani migliori.
KATUSHA. 6.5. Lo ammetto: adoro Purito e mi spiace molto che non sia riuscito a coronare almeno un suo sogno: vincere la maglia a pois e vincere una tappa. Arriva al Tour per ritrovare il colpo di pedale dopo il brutto incidente del Giro. Lo trova, ma qui al Tour è solo comparsa. Grandi grandissimi Paolini-Kristoff: una coppia di fatto, veloce come pochi.
Rafal MAJKA. 9. Una tappa alpina, una pirenaica, in più la maglia a pois. Per uno che doveva starsene a casa è tanta roba. Tiene su il team orfano di Alberto, a la squadra di Bjarne RIIS è da applausi: dal primo all’ultimo. Voto 9 anche a Oleg Tinkov che fa meno il ciclista e più il patron. Ma il meglio lo da quando deve fare l’ultrà.
Alessandro DE MARCHI. 8. C’è chi sostiene che sia riuscito a vincere il premio di corridore più combattivo del Tour anche grazie al mio incondizionato tifo. A chi lo sostiene, grazie, ma non credo sia così: voto 6.
Tony MARTIN. 8. Un Tour a tutta velocità. E se c’è vento? Meglio, lui si diverte di più. Stesso voto anche a Matteo TRENTIN, che mi ha fatto godere come pochi.
Chris HORNER, 6.5. La squadra è stata parecchio sfortunata. Perde subito Modolo, Rui Costa si ammala, il vecchio americano fa un Tour da applausi. Era più di là che di qua. Alla fine arriva lassù: niente male.
Tony GALLOPIN. 7. Una tappa, una maglia gialla, tante belle azioni: gran bel Tour.
Daniel OSS. 8. Un po’ per la patria e un po’ per la famiglia. Ha “menato” come un matto per tutto il Tour. Le ragazze francesi se lo mangiano con gli occhi, ma sono tanti i tecnici che si sono appuntati il suo nome. Alcuni anche il suo numero di cellulare. Questo è un corridore, ragazzi.
Thomas VOECKLER. 4. Rappresenta la Europcar nel suo insieme. Per la serie: vorrei ma non posso. Farei ma non riesco. È talmente “ridicule”, che fa anche meno facce del solito. Quando si fa troppa fatica, passa anche la voglia di fare del cinema.
Haimar ZUBELDIA. 6.5. Fa il suo, e porta a casa un piazzamento nei dieci. Luca Guercilena è contento, i grandi capi della Trek anche… Noi pure.
Martin ELMINGER. 6. Lui si salva, con delle buonissime azioni. I suoi compagni sono in linea con le aspettative, sotto tono (voto 4) Chavanel.
Leopold KONIG. 7. Non doveva vincere il Tour, ma lui e la sua squadra corre una grandissima Grande Boucle. Erano invitati: da reinvitare.
BRETAGNE. 6. Non hanno vinto, ma hanno animato in pratica quasi tutte le fughe: basta e avanza.
KITTEL 8+. Quattro tappe nel 2013 con le perle della prima e dell'ultima. Quattro tappe nel 2014 con le perle della prima e dell'ultima. Sui Campi Elisi conferma di essere il velocista numero 1 del mondo.