La vittoria di Greipel e primo ko di Kittel; la grande prestazione di Nibali sul pavé e le ambizioni dello Squalo per questo Tour; il ritiro di Chris Froome e i problemi del Team Sky; le delusioni di questa prima settimana di Tour ed il ciclomercato. Sono stati questi i temi trattati nel talk-show “Velodrome, opinioni a confronto”.
Davvero interessanti e ricche di significato le osservazioni sul Tour poste dal primo ospite, Alessio Di Basco. Con uno come lui, che di volate ne ha fatte tante in carriera, non potevamo non partire dallo sprint vinto ieri da André Greipel: «La Lotto-Belisol ha corso per la prima volta come doveva, lasciando interamente il compito di gestire la tappa alla Giant. Greipel ha finalmente ripagato tutto il lavoro fatto fare inutilmente ai compagni nei giorni scorsi. Kittel lo paragono a Guido Bontempi. È stato penalizzato dalla caduta della quinta tappa, che probabilmente gli ha cambiato l’assetto».
Doveroso un passo indietro per tornare sull’impresa di Vincenzo Nibali nella tappa del pavé: «Nibali è un corridore che non ce n’è; non si può paragonare a nessuno, è un atleta a parte. Non posso paragonarlo né a Indurain, né a Chiappucci, né a Fondriest, né a Lemond, né a Hinault, né a nessun altro. È un mondo a parte, un atleta diverso, un talento naturale. Per essere lì dove è, ha fatto degli immensi sacrifici: per essere lì davanti come ieri, di sicuro è andato tutto l’inverno a provare quei tratti di pavé con i compagni, gli allenatori e persino i meccanici. Provando i prodotti e scegliendo i migliori. Questi grandi atleti, questi grandi campioni, questi grandi talenti, il Tour de France lo vincono nel periodo invernale, facendo grossi sacrifici, di cui solo ora si vedono i risultati».
Di Basco non nasconde la propria delusione per la prova di Cancellara sul pavé e soprattutto per le decisioni del Team Sky: «Il corridore che ha deluso sul pavè è stato Cancellara. Nessuno si aspettava che non rimanesse con i primi tre. Un’altra grande delusione è il Team Sky: una squadra che spende 20 milioni di euro all’anno non può presentarsi alle tappe senza un velocista e senza un uomo di classifica (a parte Richie Porte) che possa davvero puntare ad arrivare nei primi 3. Perché non è stato portato il vincitore del Tour di due anni fa, sapendo che c’è una tappa con il pavé che può fare la differenza? ».
Alla domanda posta ad Alessio Di Basco ha risposto Ciro Scognamiglio, inviato per la Gazzetta dello Sport al Tour de France: «L’assenza di Wiggins è un fantasma che ha pesato, anche mentalmente, su Froome nell’avvicinamento al Tour prima e in questi giorni poi. Brailsford ha ribadito quest’oggi che, anche in presenza di Wiggins, il ‘piano B’ sarebbe stato comunque Porte».
Tra i protagonisti di questo inizio di Tour, non va dimenticato Peter Sagan. Sempre tra i primi ma mai in grado piazzare la zampata vincente, fallendo anche l’assalto alla maglia gialla. Una riflessione attenta e lucida, quella espressa da Scognamiglio: «Sagan è stato una piccola delusione, ma un po’ è colpa sua. In passato ci ha abituato troppo bene. In questa stagione, nonostante qualche eccezione, non si è ancora espresso al massimo del suo potenziale. Credo che l’anno prossimo andrà alla Tinkoff-Saxo, mi stupirei davvero non fosse così, come è molto probabile la fusione tra Garmin e Cannondale, di cui abbiamo già parlato sul Gazzetta.it».
In chiusura, un doveroso pensiero sulla maglia gialla: «Nibali deve prendere tutto ciò che di buono il Tour potrà dargli. Il suo bilancio è già più che positivo. Dal prossimo weekend sui Vosgi, in cui mi aspetto un Contador all’attacco, avremo un’idea più chiara su quali saranno le sue possibilità di vittoria».