Hai vinto l'Oscar tuttoBICI come miglior Under 23 della stagione, un bel modo per salutare la Colpack… «Questo premio rappresenta il suggello di una stagione molto positiva. Mi fa piacere essermi aggiudicato questa classifica per me e per la squadra, a cui devo molto. La vostra Notte degli Oscar è una bella serata in cui sfilano i migliori atleti di ogni categoria, dall'esordiente al professionista, quindi per me sarà un onore salire sul palco della Gran Guardia. Due anni fa ero in platea con la squadra, l'anno scorso mi sono perso la cerimonia perché ero in vacanza, questa volta sarà una bella emozione essere tra i protagonisti applauditi».
Hai iniziato a pedalare a otto anni, ti ricordi la tua prima corsa della vita? «La mia passione per le due ruote è nata quando ero bambino, il giorno in cui papà Vittorio mi portò con lui in un negozio di bici: guardando qua e là ho avuto un colpo di fulmine per una piccola Rota rossa, che conservo ancora oggi gelosamente. La mia prima gara da G2 con la maglia dell’Almenno San Bartolomeo, non so in che paese fosse, non fu un esordio stellare. Arrivai ultimissimo e staccatissimo, avevo iniziato a pedalare davvero da poco e non avevo idea di cosa fosse una gara. Man mano poi ho imparato...».
Consiglieresti questo sport a un bambino di oggi? «Sì, il ciclismo insegna ad affrontare sacrifici, a rialzarsi quando si cade, a non mollare anche quando si arriva al limite delle proprie forze. Oltre a questi insegnamenti, le due ruote personalmente mi hanno regalato soprattutto amicizie preziose, sia con compagni attuali o passati che ora militano in altre squadre, che con ragazzi che hanno smesso di correre ma con i quali sono rimasto in contatto».
Chi devi ringraziare per dove sei arrivato? «In primis i miei genitori, mamma Nadia che è casalinga e papà Vittorio, camionista, che mi hanno sempre dato una grande mano. Non mi è mancato mai l'appoggio anche di mia sorella Federica, che ha 27 anni e ha un negozio di animali. Oltre alla mia famiglia devo ringraziare per essere arrivato al professionismo gli allenatori della Colpack Antonio Bevilacqua e Gianluca Valoti, il presidente Giuseppe Colleoni e la mia procuratrice Rossella Di Leo».
Come cambierà la tua vita dal 2014? «Il ciclismo diventa il mio lavoro a tutti gli effetti quindi cambia parecchio. Sarà un'esperienza nuova, sono il primo a essere curioso di come andrà. Sono onorato di poter vestire la maglia della Cannondale, la squadra migliore che c'è per me, è italiana ed è quella che ha dimostrato negli anni di saper far crescere al meglio i giovani. Sono fiducioso ed emozionato. Mi sembra di essere tornato di nuovo alla linea di partenza della mia prima gara... Speriamo solo che il risultato sia più appagante!».
Giulia De Maio
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