Cosa rappresenta l'Oscar tuttoBICI per te? «Un grande riconoscimento per me e la squadra. La premiazione alla Gran Guardia di Verona sarà sicuramente emozionante. Oltre a me salirà sul palco il mio compagno Villella che ha primeggiato tra gli Under 23. Le nostre vittorie sono merito del team Colpack e del suo grande lavoro, un vivaio florido e una famiglia unita che merita questo doppio premio. Rispetto ad altri squadroni abbiamo vinto meno corse, ma più di qualità per questo ci siamo aggiudicati questa classifica».
Avevate nel mirino questo traguardo? «Sì, ma la mia vittoria dell'Oscar tuttoBICI in parte è avvenuta per caso. Nei primi mesi della stagione ho solo pensato ad andar bene senza focalizzarmi sulle prove valide per la classifica, quando poi mi sono accorto di potermela aggiudicare l'ho cercata. La categoria Elite spesso rappresenta una seconda occasione per chi ha bisogno di più tempo per maturare o chi ha avuto un po' di sfortuna, come nel mio caso. Io negli anni scorsi sono stato frenato da un po' di infortuni, due anni fa ho rotto la clavicola, nella 2012 al GiroBio ho rimediato dieci punti tra ginocchia e braccia quindi non sono riuscito a mettermi in mostra come volevo nella vetrina più importante del dilettantismo. Poi per fortuna le cose hanno iniziato a girare diversamente...».
Hai firmato un contratto biennale con l'Androni Venezuela, il team manager Savio ci ha raccontato che sei l'atleta che più l'ha stupito nel 2013 e da cui più si aspetta da ora in poi. «Le parole di Gianni mi fanno piacere e mi spingono a dare il massimo per non deludere le sue aspettative e quelle di tutta la squadra. Non abbiamo ancora definito nei dettagli il programma per il 2014 ma l'idea è di partire tranquillo per poi, se dimostrerò di essere all'altezza, farmi trovare pronto per le corse più importanti. Partecipare al Giro d'Italia è il sogno da realizzare».
Da stagista hai bruciato le tappe. Ti aspettavi di vincere così presto? «Mi aspettavo di pagare di più il salto di categoria, invece al GP di Prato ho trovato la giornata perfetta. In gara pensavo solo ad aiutare la squadra andando in fuga da lontano, e un po' perché sono stato bravo, un po' per la fortuna di essere stato sottovalutato dal gruppo (avranno pensato: "è uno stagista, lo andiamo a riprendere quando vogliamo...") sono riuscito a vincere in solitaria. Che soddisfazione!».
Hai un cognome importante per il mondo del ciclismo, non sarebbe male ripercorrere la storia no? «Magari, mi basterebbe riuscire a raccogliere la metà di quanto fatto in carriera da Italo Zilioli! Per quanto riguarda i legami di parentela non ho certezze ma i suoi genitori si chiamavano entrambi Zilioli ed erano originari del mio paese, che conta 3000 abitanti… Anche se fosse alla lontana, in qualche modo abbiamo lo stesso sangue che scorre nelle vene».
Giulia De Maio
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