Gli sportivi marchigiani hanno rivisto nel Campionato del Mondo di Firenze un Michele Scarponi all’altezza delle sue giornate migliori e questo ha reso particolarmente soddisfatto e felice tutto l’ambiente degli appassionati di ciclismo della regione. Vero è che “l’Aquila di Filottrano” non è più giovanissimo ma anche a Firenze egli ha dimostrato di essere sempre competitivo a tutti i livelli, di poter competere ad armi pari con tutti i più forti del mondo ed in campo nazionale di essere inferiore soltanto a Vincenzo Nibali, lo “squalo” siciliano che tutti gli altri paesi ciclistici ci invidiano.
Cerchiamo Michele Scarponi per sentire qualche sua impressione non televisiva dopo il magnifico Mondiale di Firenze e lui ci risponde, sereno e contento, dalla quiete di Cingoli, dove, non appena rientrato a casa, è andato a trascorrere un paio di giorni di relax con la moglie Anna e i figlioletti Giacomo e Tommaso, gemellini di 13 mesi.
«Anche se non è andato tutto liscio – ci dice Scarponi – questo Campionato del Mondo è si è sviluppato secondo i piani che avevamo concordato in precedenza con il C.T. Bettini. Così abbiamo cercato di fare selezione in salita per evitare di essere ancora in molti in discesa, che, anche a causa della pioggia, poteva diventare molto insidiosa e ricca di incognite. Anche l’attacco di Visconti entrava in questa prospettiva e doveva servire a preparare la strada soprattutto a Nibali e ma anche a me e a qualche altro azzurro in vista del finale».
- Purtroppo ci sono state delle cadute che per voi hanno un po’ complicato le cose.
«Indubbiamente le cadute, nelle quali siamo incorsi sia io che Nibali, ci hanno fatto perdere tempo - Ci spiega Michele – e ci hanno fatto ritardare di un giro l’attacco che avevamo in mente. Abbiamo perso un giro per rimetterci in sesto e per prepararci di nuovo ad entrare decisamente in nel vivo della corsa e così ho dovuto attendere un giro in più per dare corpo a quell’offensiva che poi ho sferrato lungo l’ultima salita di Fiesole, scattando con tutta la forza che avevo nelle gambe a circa un chilometro e mezzo o poco più dallo scollinamento. Quando abbiamo affrontato per l’ultima volta la salita per Fiesole, in verità eravamo ancora un po’ troppi ed il nostro intento era quello di rompere l’unità del gruppo e di sfoltirlo quanto più possibile: credo che in buona parte ci siamo riusciti, grazie anche al mio attacco con il quale ho preparato la strada all’offensiva di Vincenzo, che è partito subito non appena io sono riuscito a fare un po’ di selezione.. Ecco, se proprio devo essere sincero, da parte mia avrei preferito poter rifiatare prima della battaglia che sarebbe certo divampata nella seconda metà del giro finale. Ma l’attacco di Nibali, che lui ha ritenuto bene di potare avanti fin dalle ultime rampe della salita di Fiesole, non mi ha consentito di potermi ritemprare un po’ in modo di partecipare in maniera più incisiva alle battute decisive della gara e così negli ultimi chilometri mi sono dovuto accontentare di correre in difesa di un buon piazzamento finale. Forse una piccola pausa della lotta dopo il mio attacco avrebbe potuto agevolare il mio rientro. E così dentro di me resta un po’ di rammarico per essere dovuto uscire dalle prime file quando era in corso la battaglia finale».
- Come giudichi la corsa di Nibali?
«Vincenzo è stato autore di una grandissima prova – sottolinea Michele – e certamente avrebbe meritato un risultato migliore. Ma è stato anche molto sfortunato e quella caduta gli ha scompigliato un po’ i piani e gli ha creato delle difficoltà non previste, non permettendogli di arrivare all’ultima parte della corsa con la freschezza e la distensione necessarie poter sbaragliare il campo nel finale, come sarebbe stato nelle sue possibilità.. Certo è che mentre Nibali ha incontrato nel suo cammino delle difficoltà che poi lo hanno sicuramente penalizzato nel risultato, dal canto suo a vincere la corsa è stato un corridore come Rui Costa, certamente molto bravo e intelligente, che però nel raggiungimento di quell’obbiettivo è stato agevolato non poco dalla buona sorte e dall’andamento a lui favorevole delle varie vicende della corsa».
- Sei dunque molto contento della tua prestazione a Mondiale?
«Sì, sono pienamente soddisfatto e contento della ritrovata fiducia da parte di tutti. Devo dire comunque che il C.T. Bettini già in partenza mi aveva confidato di confidare ad occhi chiusi sulle mie capacità e sul rendimento che avrei potuto fornire. Forse qualcun altro all’arrivo mi ha detto o fatto capire che la mia prova lo ha in qualche modo meravigliato in senso positivo ma chi mi conosce bene non è rimasto affatto sorpreso perché è consapevole di quello che valgo e di quello che posso dare. Del resto anche nel 2009 a Mendrisio avevo fatto una corsa molto bella ma le direttive di squadra mi avevano costretto a dare tutto un pò in anticipo».
- E per quanto riguarda quella che sarà la tua squadra per l’anno prossimo?
«Al riguardo Michele Scarponi non si sbottona e tuttavia ci fa sapere: “Ancora non c’è niente di deciso e penso però di essere abbastanza vicino alla Lampre Merida, che è la mia attuale società. E ad ogni modo credo che ogni nodo sarà sciolto nel giro di poco tempo».
Concludiamo ricordando dopo, dopo qualche giorno di relativo riposo, assieme alla famiglia, a Cingoli, Michele Scarponi tornerà alla carica domenica prossima, 6 ottobre, con il Giro di Lombardia, la classicissima d’autunno che ha già visto protagonista di primo piano il corridore di Filottrano nell’edizione del 2010, quando giunse secondo a ruota del vincitore Philippe Gilbert (poi iridato nel Mondiale del 2012).
da il Corriere Adriatico, a firma Paolo Piazzini