INCHIESTA | 17/03/2013 | 08:26
Oggi diamo la parola a Marcello Piazzano, consulente di Sportitalia. Anche lui entra nel dibattito. Ecco il suo pensiero.
Il doppio incarico, cioè essere al tempo stesso allenatore di un club e di una selezione nazionale, è una situazione che aveva reso scettico l'ex numero uno del Coni Petrucci. In sport come il basket o la pallavolo, per me il predecessore di Malagò aveva torto. Nel ciclismo invece la faccenda la trovo poco fattibile o meglio, poco compatibile. Nulla contro Max Sciandri, uomo stimato e conosciuto in ammiraglia e fuori, tant'è che i risultati ottenuti con la Bmc parlano chiaro. Ma provate a immaginare se a Firenze dovessero andare in fuga atleti come Gilbert o Evans o Hushovd (per citare tre suoi recenti iridati), come si troverebbe Sciandri a organizzare un inseguimento con atleti italiani? Magari può sembrare banale o riduttivo porsi un quesito del genere, ma sinceramente credo che Sciandri possa trovarsi un pochino a "disagio" sapendo che comprometterebbe la conquista di una maglia iridata a un suo (per undici mesi) corridore Bmc. Fare il cittì azzurro significa lavorare, monitorare e studiare per dodici mesi il rendimento e il potenziale di una quindicina di atleti. Questa l'unica chiave per allestire e amalgamare un gruppo potenzialmente vincente. Un mese è troppo poco, dunque dedicarsi a questo impegno "nazionale" per un periodo così limitato non penso possa portare benefici.
Marcello Piazzano
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