| 29/04/2012 | 09:52 Presentati. «Ho 22 anni, sono nato a Menfi in Sicilia, ma dal 2002 vivo con la mia famiglia a Petrignano d’Assisi, in Umbria. Mamma si chiama Teresa, papà Accursio. Ho due fratelli maggiori: Antonino che corre tra i dilettanti nell’Hopplà, mio compagno di squadra negli ultimi quattro anni e mio compagno fisso d’allenamento, ed Eleonora. Il ciclismo occupa gran parte della mia vita, ma mi piace trascorrere il tempo libero con la mia fidanzata Francesca, con gli amici di sempre o al pc». Che atleta sei? «Sono alto 182 cm e peso 68 chili, sono il classico passista veloce. Nelle categorie giovanili ho dimostrato di tenere bene in salita e di riuscire a regolare gruppetti ristretti in volata. Il mio punto di forza? Ci credo sempre e quando ho un obiettivo mi impegno al massimo per raggiungerlo. Il mio punto debole? Devo migliorare il mio inglese, soprattutto ora che sono approdato alla Sky». Quando hai iniziato a correre? «A sette anni per l’UV Menfi, per seguire le orme di mio fratello che avevo visto prendere parte ad una gimkana organizzata nel nostro paese. La mia prima bici era gialla e piccolissima. Alla prima gara mi classificai secondo, poi arrivarono anche tante vittorie». Il tuo idolo? «Ho sempre apprezzato tantissimo Oscar Freire, per come corre e per le sue caratteristiche che assomigliano alle mie. Mi accontenterei di vincere la metà delle corse che ha vinto lui, anche in termini di qualità (sorride, ndr). Lui ha vinto tre mondiali, due Sanremo e tappe ovunque... Magari!». Come ti trovi a correre tra i grandi? «Ho debuttato alla Challange Mallorca, poi ho corso tre giorni in Belgio prima di ritrovarmi alla Milano-Sanremo. Sono stato avvisato due giorni prima della gara, ero impaurito dalla distanza e dall’importanza della corsa, ma sapevo fin dall’inizio che dovevo lavorare per Mark (Cavendish, ndr). Sapete come è andata, Cav era in giornata no, all’arrivo mi ha dato una pacca sulla spalla perché era dispiaciuto di avermi fatto tirare tanto per poi non riuscire a disputare la volata, ma io, nonostante il risultato, sono comunque molto soddisfatto di aver potuto prendere parte alla Classicissima. Per ora non ho corso tantissimo, ma ho avuto buone sensazioni. Ovviamente devo migliorare, ma non credo sentirò troppo il salto di categoria. Vedo molti miei coetanei già primeggiare tra i professionisti, speriamo di seguirli a ruota». E al fianco del campione del mondo Cavendish come si sta? «Benissimo. Dall’esterno Mark sembra molto più personaggio di quello che è in realtà. Lui e gli altri fuoriclasse con cui ho la possibilità di correre sono gente davvero semplice, molto meno “montati” di tanti dilettanti con cui battagliavo fino all’anno scorso, che “se la tirano” nonostante non siano nessuno. Alla Sky (ha un contratto di due anni, ndr) mi trovo molto bene: non mi manca nulla, sono assistito dalla A alla Z, per questo anche ad allenarmi a casa mi sento serenissimo. Dopo il ritiro di quest’inverno a Maiorca, ho ritrovato i miei compagni solo alle gare ma mi sono già integrato nel gruppo». Chi devi ringraziare per dove sei arrivato? «Tantissime persone costituiscono la “catena di montaggio” che mi ha permesso di arrivare al professionismo: dalla mia famiglia alle squadre per cui ho corso. Non posso nominare tutti coloro che mi supportano da quando ero piccolo, ma una persona ci tengo a ringraziarla pubblicamente. Si tratta del presidente dell’UC Petrignano Osvaldo Ranucci, il team di quando ero allievo, che ha sempre creduto in me». Cosa ti aspetti dal tuo primo anno nella massima categoria? «Di accumulare esperienza, imparare tutto ciò che posso dai miei compagni di squadra che sanno il fatto loro e se arriva anche una vittoria... ben venga». Nel 2011 da Under 23 hai vinto il Fiandre. Tra i professionisti quale gara ti piacerebbe far tua? «La mia corsa dei sogni è la Liegi». Come ti immagini tra qualche anno? «Spero di continuare questo lavoro il più a lungo possibile, di costruire una famiglia e avere dei figli».
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