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E’ passato qualche giorno da quando Egan Bernal è tornato a vincere: il successo è arrivato nel campionato nazionale a cronometro, esattamente dopo 1347 giorni dal titolo precedente e il campione colombiano guarda al futuro con una consapevolezza diversa, perchè sa che nulla tornerà più come prima del suo incidente. Egan rischiò la vita il 24 gennaio del 2022 e lui stesso ancora oggi lo ricorda: «Ho rischiato di morire e nessuno sapeva cosa mi sarebbe accaduto. Avevo il 95 per cento delle possibilità di rimanere paralizzato. Ma adesso so che mi è stata data una seconda possibilità».
Bernal il 6 febbraio è diventato campione nazionale a cronometro, una specialità questa che non lo ha mai visto tra i primi: quel 24 gennaio il colombiano si stava allenando proprio a cronometro con l’intento di prepararsi al meglio per il Tour de France.
«Non sono mai stato uno specialista delle cronometro, ma è stato bello vincere anche perché non correvo più dal Tour de France. Questo successo vuol dire tanto per me, forse un segno del destino». Il campione della Ineos è estremamente religioso e la sua spiritualità è aumentata dopo l’incidente. «In questi 1347 giorni sono successe tante cose. Ho pensato spesso di mollare e di ritirarmi, ma mi sono anche ripromesso che se avessi vinto di nuovo, avrei dedicato la mia prima vittoria a Dio. E’ lui che mi ha dato una seconda possibilità nella vita».
Con questa vittoria, Bernal ha liberato se stesso ma anche la sua squadra, la Ineos Grenadiers, da un lungo periodo di digiuno, infatti il team britannico ha dovuto attendere 216 giorni per tornare al successo. Un lasso di tempo senza precedenti per una squadra che fino a non molto tempo fa è stata tra le più vittoriose del ciclismo. L'ultima vittoria della Ineos, prima del titolo a cronometro di Bernal, è stata con Filippo Ganna al Giro d'Austria dello scorso luglio.
«Il messaggio che voglio dare oggi è che, nonostante tutte le cose brutte che possono capitarci, possiamo sempre fare meglio e questa gara è per tutti voi e per tutte quelle persone che mi sono state vicine».
Il ragazzo di Zipaquira e la sua squadra dallo scorso anno hanno fatto una scelta radicale sia nel programma di allenamento che nelle gare. Prima del Tour aveva disputato sessantatré giornate di corsa, tra cui la Parigi-Nizza (7°), la Catalogna (3°) e la Svizzera (4°). Dopo il Tour non ha più gareggiato e due giorni fa è tornato a vincere. «In accordo con il mio allenatore, abbiamo deciso di rompere con lo schema di allenamento costante, perché portava solo ad una sofferenza nelle gare. Sento che mi ha fatto bene, ora il mio corpo reagisce in modo diverso all'allenamento. Prima era diverso e ho dovuto accettare che non tornerò mai più lo stesso».
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