LAGOS DE COVADONGA. Alla Vuelta oggi doveva essere il giorno del cambio di maglia. Il traguardo ai Laghi Covadonga doveva essere un giudice inappellabile. La nebbia, l’umido e la pioggerellina fitta lo rendevano ancora più severo. L’australiano Ben O’Connor sembrava condannato alla resa, doveva cedere. Primoz Roglic era il grande candidato a diventare il nuovo leader. Invece niente da fare, O’Connor resiste, conserva la rossa ma con un giallo. Lo sloveno è a cinque secondi mentre l’australiano va in fuga. Dopo la linea, infatti, Ben dribbla gli chaperon e si ributta in discesa: niente podio e conferenza stampa. Soprattutto niente antidoping. Lo vanno a cercare, torna ai Laghi alle 18.50 per le formalità. Sul podio trova anche dei fischi. In serata, nei comunicati di tappa emessi dalla Giuria, anche una sanzione di 1000 Franchi Svizzeri, la sottrazione di 20 punti nella classifica UCI e perdita dei premi.
Intanto in cima, a far festa, un grandissimo Marc Soler, vincitore di giornata davanti a un eccellente Pippo Zana. Ma oggi ci sono comunque anche i cambi di maglia. Inattesi e drammatici. Wout Van Aert è costretto all’abbandono dopo una rovinosa caduta a una cinquantina di chilometri dal traguardo. Addio maglia verde e a pois. Forse un addio anche al sogno Europeo e Mondiale.
La corsa vive qualche minuto di follia agonistica a una sessantina di chilometri dal traguardo quando Eric Mas, salendo verso il gpm di Collada Llomena, apre il gas. Una fiammata a cui risponde Mikel Landa. Due minuti pirotecnici prima di tornare alla normalità. In testa c’è una fuga dove Van Aert fa quello che vuole. Dopo avere vinto il gpm del Fito passa prima anche qui. Poi la discesa e la drammatica caduta. Sbatte contro un blocco di cemento e la roccia. Picchia braccio e gamba destra. Prova a ripartire, prova a ingannare il dolore. Niente da fare. Fine dei giochi. La maglia verde passa a Groves quasi senza rivali; la pois a Vine con 14 punti di vantaggio su Soler.
Sulla salita finale in testa restano in tre: Poole, Soler e Zana. Il gruppo è tirato da Cattaneo (che mercoledì 11 correrà l’Europeo crono con Affini) per Landa. Poole, 21 anni, britannico, seconda stagione tra i big e già secondo a Manzaneda dietro a Castrillo, accelera. Poi Soler attacca, Zana si stacca, ma si gestisce bene e rientra. A 4,5 dalla vetta lo spagnolo della Uae riparte secco. «Il primo attacco era andato male, ho riprovato sapendo che era il tutto o niente. Dovevo andare fino al traguardo senza voltarmi dietro», spiega. Per lui, tre volte terzo in questa edizione della Vuelta, è anche il terzo successo nella corsa spagnola. Il più prestigioso. «Non lo so - ribatte - non ci ho ancora pensato. Magari me ne renderò conto più avanti. Intanto mi godo questa vittoria, dedicata a mia moglie e ai miei due figli. L’ho cercata e voluta, mi andava bene in qualsiasi tappa. I risultati dei giorni scorsi mi hanno dato più sicurezza nei miei mezzi e io devo sfruttare queste piccole opportunità che il team mi concede». E adesso come correrà fino a domenica? «Con ancora più fiducia, all’attacco. L’obiettivo di squadra è anche di portare Adam (Yates, ndr) e Pavel (Sivakov, ndr) nella top ten”. A proposito di squadra, oggi in fuga della Uae c’erano anche Vine e Del Toro. La tappa è andata secondo i piano studiato? “Dovevamo lottare per vincere, non importa con chi. Però adesso ringrazio i miei compagni».
Zana si è dovuto accontentare del secondo posto a 18 secondi. «A inizio tappa - spiega il vicentino della Jayco - sono caduto e ho battuto il ginocchio sinistro (dopo è andato anche all’auto medica, ndr). Sulla salita finale ho cercato di gestirmi il meglio possibile, ma Soler ha avuto più gambe. È andato veramente forte, io ho dato tutto quello che avevo e credo di non essere andato male». No, anzi il c.t. Bennati può essere felice. Zana, Frigo (ancora in fuga) e Cattaneo vanno molto bene. Un posto per il Mondiale di Zurigo dovrebbero esserselo conquistato.
Dietro intanto i big si danno legnate. Landa attacca a 9 dalla cima, sembra andare ma viene ripreso perché Mas, il più brillante, si porta dietro Roglic e Carapaz. Mikel non si arrende, Mas - con gli altri due a ruota - lo stoppa di nuovo. Landa va in sofferenza, lo stesso succede a O’Connor che già aveva perso qualche metro. La maglia rossa si toglie anche l’auricolare dall’orecchio sinistro. Gli ultimi 5 chilometri sono per lui una cronoscalata.
Non si vede nulla, Mas si abbassa gli occhiali sulla punta del naso, per restare sul nastro d’asfalto. Parte il cronometro, O’Connor per oggi è salvo. Probabilmente anche domani. In zona mista sorride, come se quello che è successo fosse solo un simpatico aneddoto. «Mi hanno detto di scendere fino in fondo - afferma senza specificare chi - e dopo essere arrivato giù mi hanno detto che dovevo tornare su. A essere onesti così è un po’ frustrante. Anzi, a essere onesto sono proprio incazzato. Ora vorrei fare un bel bagno rilassante. Non so quanto terrò ancora questa maglia rossa quindi devo godermela. Magari la tengo domani e dopo, ma sarei sorpreso di tenerla anche venerdì. Comunque sono molto orgoglioso di quello che sto facendo in questa Vuelta».
Roglic lo bracca a 5 secondi, Mas è a 1’25”, Carapaz a 1’46”. Landa, che è 5° a 2’18”, è chiamato all’impresa per trovare un posto sul podio.