INEOS GRENADIERS. 8,5. Non vince il Giro e perde la classifica riservata al miglior team della corsa rosa, ma fa incetta di piazzamenti. Due vittorie con un giorno in maglia rosa: Jhonatan Narvaez e Filippo Ganna. La bellezza di 22 piazzamenti in ventun giorni. Thomas sul podio a 38 anni, Arensman che chiude la sua fatica con un onorevolissimo sesto posto finale, anche se in leggero calo, ma visto il grande lavoro che ha dovuto in ogni caso svolgere, il suo è un risultato di assoluto peso. Non sarà più la squadra da battere, perché se non hai Pogacar chiaramente parti battuto, ma in ogni caso resta squadra di riferimento. Il problema è dato dal futuro: chi resterà nel team britannico? L’aria di smobilitazione è più che una sensazione.
BORA HANSGROHE. 9. Una condotta di gara accorta e intelligente, con atleti di livello sempre nel vivo della competizione. Il simbolo è chiaramente lui, Dani Martinez, che non spaccherà il mondo in due come lo sloveno, ma ne esce in ogni caso in piedi, senza fratture. Un secondo posto più che meritato, in tre settimane di corsa da autentico protagonista. Undici i piazzamenti nei dieci: manca una vittoria, che sarebbe stato il giusto coronamento.
UAE TEAM EMIRATES. 10 e lode. Cosa potevano fare di più? Forse aspettare gli altri. Invece hanno fatto per tre settimane corsa d’avanguardia, con un maratoneta incontenibile e felice, che ha dato spettacolo distribuendo gesti di sublime bellezza, sia in bicicletta che giù. Seguito e acclamato da tutti ogni mattina, non si è mai sottratto al bagno di folla, distribuendo cappellini, autografi e selfie soprattutto ai bambini. Imparassero gli altri non tanto a stargli a ruota, ma a comportarsi con gli aficionados, che sono il vero motivo della loro esistenza. Ma le prime a capirlo dovrebbero essere le squadre, che pagano profumatamente i loro testimonial, che poi faticano a testimoniare. Detto questo, 17 piazzamenti nei dieci, sei vittorie di tappa con “Pogi”, distacchi da clessidra, la maglia di miglior scalatore e rosa di migliore del Giro. I suoi compagni di squadra fanno quello che chiede venga fatto, i suoi tecnici cercano di metterlo nelle condizioni migliori per esprimere il proprio talento, ne escono tutti alla grande anche perché disponevano di un gigante.
DECATHLON AG2R LA MONDIALE. 9. Mi sono piaciuti un sacco, perché sono venuti per fare la corsa, per vincere le tappe e portare a casa un piazzamento nelle generale. Ottengono quello che si erano proposti di ottenere. Bravi i Goubert e Dessel, i due diesse che hanno guidato la truppa. Bravissimi i corridori, che hanno vinto due tappe con Valentin Paret-Peintre e il nostro “Joker” Andrea Vendrame. Alla fine dodici piazzamenti nei dieci, il primo posto nella speciale classifica per team (davanti a Ineos e Uae), un quarto posto nella generale con O’Connor. Insomma, protagonisti assoluti.
ALPECIN-DECEUNICK. 5. Erano venuti qui per vincere almeno una tappa e non la vincono. Undici piazzamenti e poco di più, per una squadra che gli anni scorsi ci aveva abituati a ben altre prestazioni. Diciamo che qui sono venuti ad onor di firma, senza firmare alcun che.
SOUDAL QUICK STEP. 8. Li abbiamo accolti come squadra in disarmo, invece i ragazzi di Davide Bramati e Geert Van Bondt si sono superati: quattro vittorie di tappa, tre con Tim Merlier (con tanto di successo a Roma nell'ultima frazione) e una con il fantastico Lou Lou Alaphilippe. Un più che buon 8° posto finale con Jan Hirt. Squadra sempre pimpante e propositiva, mai doma. Lou Lou diverte quanto Taddeo: la testa è quella lì, le gambe sono un pochino più stagionate.
BAHRAIN VICTORIOUS. 8. Vengono con Tiberi all'esordio alla corsa rosa per vedere l’effetto che fa. E l’effetto è più che buono. Antonio si fa apprezzare e anche tanto per continuità, tenuta e recupero, doti queste che sono alla base per essere considerato un vero e autentico corridore di tre settimane. Se non ci fosse stato il pasticciaccio di Oropa, dove buca due volte e perde perlomeno un paio di minuti, il corridore ciociaro sarebbe con ogni probabilità sul podio. Tutti bravissimi al cospetto di Antonio, Damiano Caruso di più.
TEAM VISMA-LEASE A BIKE. 6. Nei loro intendimenti c’erano ben altri programmi, ma alla fine a causa dei ritiri fanno di necessità virtù. Una vittoria di tappa con Kooj e qualche buon piazzamento, l'ultimo con Tim Van Dijke a Roma. Un Giro non in linea con le ambizioni di questo team apicale, ma a loro qualcosa non gira.
ASTANA QAZAQSTAN. 6. Nove piazzamenti nei dieci, l’impossibilità di fare classifica per il ritiro di Lutsenko che cede per virus e forse non solo per questo. Squadra che si dà da fare, ci prova, ma raccoglie molto meno di quanto si potesse immaginare. Sesta nella generale per team, Lorenzo Fortunato per la prima volta nella veste di leader dei celestini 12° in classifica generale. Non male, ma nemmeno benissimo.
TUDOR PRO CYCLING TEAM. 7. Si fanno vedere in più di un’occasione, ma non è un mistero, questa squadra ha il volto del 27enne australiano Michael Storer: la vera sorpresa di questo Giro. Tosto, tostissimo, tenace come pochi, ercolino sempre in piedi. Porta in dotazione alla Tudor, per la prima volta al Giro, un prestigioso 10° posto finale. È il primo passo di questo team destinato a crescere, anche tanto.
MOVISTAR TEAM. 6,5. Eusebio Unzue è un innamorato dell’Italia e il Giro ce l’ha nel cuore. Maximilian Sciandri è italiano e trasmette la passione del nostro Belpaese ai cugini che ci apprezzano da sempre. Corrono con impegno e volontà: vogliono lasciare un segno e alla fine lo lasciano. Vittoria di tappa con Sanchez, 7° posto finale con Einer Rubio, bilancio più che buono.
LIDL TREK. 8. Sono venuti con una squadra costruita per Milan, il bomber. Fa tre gol (vincendo l'oscar della sfortuna nella tappa conclusiva, voto 17) e si porta a casa pallone e maglia ciclamino per il secondo anno consecutivo, cosa che nemmeno Cipollini.
INTERMARCHÈ WANTY. 5. Cinque piazzamenti per un team che perde sia Girmay, che poteva garantire qualche bello sprint, che Adrien Petit, ottimo corridore che però non stava garantendo un gran che.
ARKEA B&B HOTEL. 5. Tre piazzamentini, un quarto posto con Biermans, un nono con Costiou, il decimo con Grondin a Roma: pochino.
TEAM DSM-FIERMENICH POSTNL. 5. Vengono al Giro con Romain Bardet, che alla fine porta a casa un 9° posto finale, ma per un team così è davvero il minimo sindacale.
ISRAEL-PREMIER TECH. 17. Decimati, dimezzati e mutilati arrivano a Roma in tre: Clarke, Frigo e Hofstetter. Qualche piazzamento, ma dopo una settimana non solo avevano perso le loro ambizioni, ma soprattutto Woods e compagnia.
COFIDIS. 6,5. Partono bene, e si portano a casa anche una bellissima tappa con Benjamin Thomas, poi trovano qualche volata con il polacco Aniolkowski e provano a fare classifica con il generosissimo Simon Geschke, che chiude in 14a posizione. Non fanno le comparse, anche perché compaiono spesso e di continuo.
VF GROUP-BARDIANI CSF FAIZANÈ. 7. Lottano per farsi vedere, lottano per farsi ammirare, lottano per portare a casa il più possibile e riescono in tutto. Valorizzano la figura di Giulio Pellizzari, uno dei volti nuovi di questo Giro, che si mostra per personalità e determinazione. Fisico ancora acerbo, testa da grande: ha tutto per crescere ancora, e tanto.
TEAM POLTI KOMETA. 7. Lottano da Torino a Roma senza soluzione di continuità. Maestri, Paperino, diventa maestro in fughe e attacchi da lontano, ma arriva anche a sfiorare vittorie. La piccola Polti Kometa cerca la stella, che ha: al momento è piccina, ma Davide Piganzoli, con i suoi 21 anni è un 13° posto finale a mezzoretta da Pogacar è da considerare qualcosa di più di un buon corridore. Chiaro che siamo solo all’inizio di una storia: non è una prefazione e nemmeno una introduzione, ma un buonissimo incipit.
EF EDUCATION EASYPOST. 7. Alla fine tirano fuori dal cilindro una vittoria di tappa con il figlio d’arte Georg Steinhauser, il quale si mostra in mondovisione in più di un’occasione, diventando una delle migliori cartoline di questo Giro. Ha talento il ragazzo, la Ef ha qualcosa di più di un buon corridore.
GROUPAMA FDJ. 4. Tre piazzamenti, ultimo posto nella speciale classifica dei team. Arrivano con sette corridori su otto: nessuno ha rinunciato ad una bella gita in Italia.
TEAM JAYCO ALULA. 6. Si perde Mezgec, l’uomo delle volate o almeno di chi avrebbe dovuto tirarle a Ewan. Si perde Dunbar, quello che avrebbe dovuto fare classifica. Perdono un attaccante e il portiere: difficile vincere le partite se mettono Zana, un terzino di fascia, bravo ad attaccare lo spazio, a fare l’attaccante.