A Davide De Pretto sono bastati un paio di mesi per capire come si arriva davanti tra i professionisti. Agli appassionati non sarà certo passato inosservato il suo egregio inizio di stagione da neopro con la maglia della Jayco AlUla, condito da 5 piazzamenti in Top 10 in 11 giorni di corsa tra Valenciana e Tour of Oman. E non va dimenticato che lui, di esperienza coi grandi, ne aveva fatta davvero poca nelle stagioni passate, visto che in maglia Zalf Euromobil Fior ha spesso ricalcato il calendario dilettantistico, girando per l’Italia per correre più che altro gare di un giorno nei vari weekend. Vicentino, classe 2002, non sembra aver voglia di perdere tempo.
Davide, un inizio di stagione mica male…
«Già alla fine del ritiro avevo avvertito che la condizione era davvero buona. Alla primissima corsa, a Castellón, mi sono messo a disposizione di Matthews, che ha vinto, e ho chiuso 13°. Alla Valenciana partivo come seconda linea ma poi la squadra mi ha dato il via libera per fare la mia corsa e ho portato a casa due buoni piazzamenti. Lo stesso che è capitato qui in Oman».
Hai trovato subito spazio per metterti in mostra.
«Originariamente doveva venire in Oman De Marchi, poi si è infortunato ad AlUla e la squadra ha chiamato me. Il team era costruito attorno a Ewan per le volate, così mi sono anche ritrovato ad avere qualche bella chance nelle tappe più impegnative. E peccato che sia stato cancellato l’arrivo in salita della terza tappa, sarebbe stato un bel test».
Ti aspettavi di essere già ad un livello tale da poter stare davanti?
«È tutto nuovo per me, l’anno scorso ho fatto solo due corse a tappe tra gli under e ora, dopo appena qualche giorno, ho sentito subito di aver fatto un salto in avanti. Rispetto a tanti miei coetanei che sono cresciuti nelle Devo team delle grandi squadre e magari sono anni che si testano nelle gare a tappe, credo di aver diversi margini di miglioramento. Mi è bastato l’approccio al lavoro di una formazione WorldTour come la Jayco AlUla per accorgermi di aver molto spazio per crescere».
È un bello spot anche per le Continental italiane. Sei l’esempio che andare nelle squadre satellite WorldTour non è l’unico percorso per passare professionisti.
«Sì, però bisogna ammettere che è tutto più difficile. In una Devo team potrebbe bastarti un bel risultato al momento giusto per garantirti il passaggio tra i professionisti, in una Continental italiana devi andare forte tutto l’anno, fare risultati un po’ ovunque ma soprattutto nelle gare che contano, sperando di riuscire ad avere un picco di forma proprio in quel periodo».
Era programmato di partire così forte?
«L’anno scorso ero andato molto bene in primavera, perché ci sono le gare che preferisco, quest’anno sono arrivato in forma un po’ prima ma conto di tenere questa condizione per qualche altra settimana. Dopodiché avrò un periodo di riposo e poi mi preparerò per il resto della stagione».
Meglio non strafare…
«È fondamentale riposare nei momenti giusti, lo sto imparando proprio in queste settimane. Tra i professionisti gestisci tutto molto meglio, i periodi di corsa e quelli di stacco. Tra gli U23 era impossibile, corri tutte le settimane, non riposi quasi mai e arrivi totalmente cotto a fine stagione».
Tra gli U23 ti sei contraddistinto nelle corse più esplosive…
«Sì sono esplosivo, ma i numeri mi dicono che sono migliorato molto nelle salite lunghe. Non ci ho lavorato appositamente, ma in ritiro facendo tanto dislivello e tante ore in bici rispetto agli anni scorsi ci siamo accorti di una predilezione per questo tipo di sforzo».
Dove ti vedremo dopo l’Oman?
«Trofeo Laigueglia, poi forse Strade Bianche, al momento sono riserva ma spero di farla, e quindi Settimana Internazionale Coppi e Bartali dove andrò a caccia di una tappa».
Ah però, ambizioni subito importanti…
«Certo. È il mio desiderio per quest’anno: la prima vittoria da professionista. Ci sono già andato vicino in questi giorni, quindi perché no».
Ti mette un po’ d’ansia vedere tanti ragazzi della tua età vincere?
«Credo che ognuno abbia il suo percorso, c’è chi alla mia età ha già due-tre anni di professionismo, quindi è normale vada più forte. Io guardo a me stesso e a quello che devo fare per diventare la migliore versione di me possibile».
E il ciclocross?
«L’ho abbandonato. Sicuramente mi è servito in termini di miglioramento della tecnica in bicicletta ed esplosività, ma in Italia è davvero difficile emergere e c’è poco supporto nel portare avanti due discipline, quindi ho preferito concentrarmi sulla strada dove comunque avevo maggiori prospettive. E in inverno preferisco staccare, andare in vacanza, e non continuare a gareggiare senza un minimo di riposo».
Una corsa che vorresti correre quest’anno?
«Dovrei fare la Liegi-Bastogne-Liegi a supporto di Simon Yates, sarà una grande esperienza anche in vista del futuro. L’anno scorso sono andato forte in quella per gli U23, quindi mi aspetto di avere buoni riscontri».
Le Ardenne sono perfette per il De Pretto ammirato lo scorso anno…
«Per quello dell’anno scorso direi di sì, ma non esattamente per quello che voglio diventare, ovvero un corridore da grandi salite, da corse dure. Un po’ di esplosività l’ho inevitabilmente persa, ma dopo una gara dura contano più le gambe. Lavoriamo su quelle».