Prendete la vostra mano, aprite le dita nel classico gesto di chi misura una spanna, poi guardate bene: quella che indicate - misura di una mano media maschile - è la larghezza del manubrio di una bicicletta da pista. Ventidue centimetri, tanto misura - come vedete nella foto - il manubrio della bici di Tim Torn Teutenberg, specialista tedesco delle prove di endurance, campione europeo in carica dell'Eliminazione.
Delle straordinarie biciclette da pista che abbiamo visto allineate da ieri al velodromo di Apeldoorn, dove domani si apriranno ufficialmente i campionati europei, i manubri sono la componente più impressionante, innovativa, particolare.
Non bisogna certo risalire alla preistoria per tornare ai periodi nei quali c'erano due tipi di manubri, da strada e da pista, con ben poche differenze oltre all'assenza dei freni nel secondo caso.
Oggi la tecnologia, grazie al carbonio, alla stampa in 3D e alle gallerie del vento, ha portato alla realizzazione di assoluti capolavori di aerodinamica che hanno il solo obiettivo di permettere al corridore di ottenere la massima performance.
Se dal punto di vista cromatico il "nero carbonio" è assolutamente dominante nelle sue versioni opache, lucide o arricchite da spugna per favorire l'appoggio degli avambracci, dal punto di vista prestazionale sono nate forme incredibile, degne di artisti ipermoderni, realizzate su misura e naturalmente ad personam.
Per tutti, in ogni caso, il diktat assoluto è quello di "sparire" per quanto possibile e di favorire la posizione più aerodinamica per ogni atleta, penetrare nell'aria come una spada e consentire al tempo stesso gli equilibrismi che in gara sanno regalarci gli assi dei velodromi. Equilibrismi veri e propri, non solo in gare di prestazione, dove l'atleta corre da solo, ma anche in prove di gruppo come l'eliminazione o la corsa a punti, volando a oltre sessanta all'ora. Equlibrismi firmati reggendo quei manubri di pochi centimetri, giusto una spanna...