IL DIRITTO ALLO SPORT E QUELLE VITTORIE CHE NON SONO TUTTO...

TUTTOBICI | 08/10/2023 | 08:20
di Pier Augusto Stagi

Alla fine hanno fatto squadra, tutti assieme, nessuno escluso. C’è voluto un po’, ma il traguardo è stato tagliato il 20 settembre scorso, con la modifica dell’articolo 33, quello che parla di arte e scienza e ora anche di sport: «La Repubblica riconosce il valore educativo sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme».


Era il 22 dicembre del 1947 quando l’Assemblea approvò la Costituzione della Repubblica italiana. Settantasei anni dopo è stata apportata una correzione con un’integrazione atta ad attualizzare un articolo della nostra Carta che in quel periodo storico le nostre madri e i nostri padri costituenti non inserirono per creare una netta discontinuità con un’interpretazione distorta di sport che nel Ventennio precedente era stata strumento di propaganda e divisione tra i popoli. Mi si dirà: ma lo sport si è sempre praticato. Certo, c’era il sabato fascista e non c’era ragazzino che non si applicasse allo sport. Piccola differenza a margine: in quegli anni era semplicemente obbligatorio, oggi ognuno è libero di scegliere se praticare o meno uno sport. Non è una differenza da poco.


Oggi praticare lo sport è un diritto per ciascun cittadino, che deve essere messo nelle condizioni ideali per poter avere almeno una palestra o un campo, un prato o una strada protetta dove poter svolgere liberamente l’attività motoria. L’augurio è che nelle nostre scuole si possa insegnare la grammatica dello sport, la cultura del movimento: un vero e proprio investimento capace di generare una ricchezza che è data dal risparmio delle spese sanitarie. Questa del “diritto allo sport” è chiaramente una vittoria di tutto il Parlamento, anche se l’artefice principe della “modifica costituzionale” è un uomo di sport, Mauro Berruto, ex coach della Nazionale di pallavolo, argento olimpico a Londra 2008 e ora deputato del Pd. L’Italia si dota di un “diritto allo sport” e «diventa onere della Repubblica assicurare che la pratica dello sport sia realmente universale e accessibile a tutti», ha sottolineato l’ex presidente della Lega di Serie B e ora ministro dello Sport Andrea Abodi. «Lo sport e la cultura del movimento costituiscono poi un luogo di investimenti e ricerca tecnologica», ha scritto Berruto su Avvenire nella rubrica “Senza Rete”. Il calcio, che è la più grande miniera d’oro a cielo aperto, cominci a farsi carico di parte di quegli investimenti da devolvere alla ricerca, in modo che anche lo sport possa perseguire il motto di Auguste Comte: «L’amore come principio e l’ordine come base, il progresso come fine».

LE VITTORIE NON SONO TUTTO. Lei che bacia lui che bacia lei che bacia me può essere declinata anche con lui che si fonde con me che si fonde con lui che cerca di fondersi con loro. È il motivo dell’estate, sia canoro che finanziario. Annalisa canta, Patrick Lefevere cerca opportunità con Dave Brailsford, il signor Ineos e Richard Plugge, il signor Jumbo Visma. Sono mesi che se ne parla, almeno quanto i successi del team olandese che ha dominato la stagione in lungo e in largo, soprattutto nei Grandi Giri, vinti tutti e tre nell’arco della stessa annata agonistica con tre corridori diversi.

Ed è qui che sta il punto. È qui che casca l’asino: la formazione più forte del pianeta, che si sta contendendo anche la prima posizione nella speciale classifica a squadre con la Uae Emirates (al momento la formazione emiratina è al comando), cerca sponsor. Nessun problema per il 2024. La Jumbo, catena olandese di supermercati, uscirà dal circuito ciclistico alla fine del prossimo anno, garantendo per il suo “spin-off” i fondi necessari anche per la stagione che verrà, però c’è agitazione. C’è fermento. C’è preoccupazione. Non è un mistero che si siano susseguite per mesi interlocuzioni con Ineos e Soudal Quick-Step per provare a verificare la fattibilità di una fusione.

Questa è la situazione, i team più forti del mondo, i team di riferimento del nostro sport sono in gravi difficoltà. I costi sono chiaramente superiori a quello che il nostro sport può ritornare in termini di immagine e visibilità, la situazione - è bene dirlo - sta fuggendo di mano anche nel settore femminile, dove i costi sono lievitati a dismisura, anche del 300%. Sono tante le squadre con le casse vuote.

Sono in tanti oggi a lamentare una difficoltà oggettiva a intercettare sponsor. È possibile che un team capace di vincere quello che è riuscita a vincere quest’anno la Jumbo Visma sia nelle condizioni di dover verificare la fattibilità di una fusione? È proprio vero, le vittorie non sono tutto.

Editoriale da tuttoBICI di ottobre

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COMMENTI
Riflessioni
8 ottobre 2023 08:41 Miguelon
Lo sport non è un diritto fondamentale se mancano tutti i altri. A che punto siamo con la (distruzione) di Sanità e Scuola? La Costituzione stabilisce solo le cose fondamentali , da cui il suo nome. Non può essere un coacervo di diritti. Il diritto costituzionale allo sport è figlio della proclamazione di diritti (a costo zero) e non alla loro realizzazione concreta. Povera Italia, con un Parlamento che ha votato all'unanimità.

AIUTIAMOLI
8 ottobre 2023 11:06 trifase
Bisogna aiutare queste squadre, dobbiamo sostenere economicamente la Jumbo, sia maschile che femminile. Ma anche tuttle le altre squadre. Non devono fallire ! Auspico una nuova accisa sulla benzina, magari a livello europeo.

Diritto allo Sport?
8 ottobre 2023 12:54 ivangms
L’articolo nella prima parte è un gioco di equilibrio fra il banale e lo scarso approfondimento della materia. Diritto allo sport? Ma per piacere. L’unica cosa che abbiamo vinto sono due ore di educazione motoria alle elementari. Che si traducono in due ore di giochi banali che costringono le nostre figlie ad un rientro pomeridiano quando fanno già per tre pomeriggi a settimana uno sport. E questo perché? Perché il CONI o il Dipartimento per lo Sport si sono svegliati? No. È il Ministero della Salute che si è accorto che metà alunni non fanno uno sport e così vogliono prevenire sedentarietà, obesità, diabete, ecc. ecc. Ma non ci si domanda perché non si fa sport in Italia: è comodo non voler capire che metà delle famiglie non hanno disponibilità economiche o che non ci sono ne strutture adeguate ne condizioni che avvicinino un bambino allo sport. È il solito diritto che rimarrà sulla carta. Ha la stessa forza di un decreto di espulsione.

Diritti Doveri.. CULTURA
8 ottobre 2023 14:18 pianopianopocopoco
Il cittadino bimbino ha il Diritto. Lo Stato (di fatto noi x delega).. ha il Dovere.. e la CULTURA..dello Sport?
Fintanto che una Playstation costa meno di qualsiasi attrezzattura COMPLETA!.. di qualsiasi attivita amatoriale e fintanto che una FIFA2O23 non obbliga il genitore a portare il figlio/a ad allenamenti... partite... corse.. match.....
GHE NÈ DE STRADA DA FA!!!!

il principio è sacrosanto
8 ottobre 2023 17:09 apprendista passista
E' la concreta applicazione di questo principio la vera sfida...

Principio
8 ottobre 2023 18:01 italia
E' una mera enunciazione di un principio; in pratica se non paga 70 euro al mese non ti puoi iscrivere ad una palestra e se vuoi fare agonismo io penso che i giovani del mondo di oggi alla prima difficoltà mollano non tutti ma gran parte

Base
8 ottobre 2023 22:28 Bullet
Come ha già scritto più d'uno il problema non è avere i diritti ma la possibilità e se non hai quella dei diritti te ne fai ben poco. E per possibilità intendo società giovanili, ormai ridotte al minimo oltre a trasferte non da poco per trovare una corsa, e attrezzatura che se anni fa la bici te la passava la società stessa tramite l'artigiano amico che faceva bici in acciaio o alluminio e poi si davano indietro a fine anno e le davano al ragazzino più giovane e di statura inferiore l'anno successivo e con gli stessi telai andavano avanti anni, solo una riverniciata ogni tanto, senza spese per i genitori, ora le bici, in carbonio anche per gli esordienti, van comprate e non te le passa nessuno e poi cambiate più volte con la crescita a colpi di qualche migliaio di euro a bici. Chiaro che senza un sistema lungimirante e che metta tutti fin dall'inizio sullo stesso piano, anche chi ha meno possibilità economiche, ci sarà sempre meno giovani che corrono in bicicletta e magari il ragazzo di talento con la famiglia che non si può permettere una bici non lo vedremo mai. Anche su questi aspetti i paesi esteri lavorano diversamente nonostante situazioni economiche magari anche migliori della nostra.

50%
8 ottobre 2023 22:31 bove
I maledetti francesi recuperano il 50% di quello che spendono per lo sport dei figli. Così per dire... Bene che sia in costituzione ma non basta

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