Il ciclismo è lo sport più di squadra tra quelli individuali. Un concetto che spesso associamo soprattutto al gregariato e alle salite, ma che vale tanto quanto nell'altro versante del ciclismo: quello delle volate. Treni, lead-out, finalizzazione: un sistema delicato, meccanismi che devono funzionare come un orologio nel caos degli sprint. E un rapporto, quello tra velocista e "pesce pilota", da dover consolidare e affinare di continuo per una buona riuscita.
Una bella fotografia di tutto ciò è stata la volata di Saragozza che, sul Paseo de Maria Agustin, ha visto trionfare Juan Sebastian Molano nella 12^ tappa della Vuelta a España. Apparentemente dal nulla, dal ventre del gruppo-sprinter, sono usciti fuori Rui Oliveira e Molano, e per gli altri, complice un problema a un pedale per Kaden Groves, non c'è stato niente da fare. «Sono contentissimo! - esordisce il vincitore di giornata nell'intervista ufficiale - Questa mia seconda vittoria alla Vuelta (si era aggiudicato la passerella finale di Madrid l'anno scorso, ndr) è per la squadra e per la mia famiglia. L'Alpecin Deceuninck è molto forte e sta lavorando perfettamente per la maglia verde di Groves (l'australiano ha ben 110 punti di vantaggio sul colombiano, ndr) mentre noi della UAE abbiamo da curare la generale. A tal proposito, oltre a Oliveira oggi è stato perfetto pure Marc Soler nelle fasi preparatorie della volata. Tutto è andato secondo i nostro piani di giornata. Sono felice per i tanti colombiani che mi stanno seguendo ala Vuelta, mi acclamano ogni giorno e oggi ho potuto dar loro una bella soddisfazione.»
Gli fa eco Oliveira: «Ci siamo mossi bene sul lato sinistro per proteggerci dal vento proveniente da destra, a 500 metri dall'arrivo la situazione era piuttosto frenetica ma ho avuto la pazienza di attendere il momento giusto e la gamba per pilotare Molano davanti a tutti. Sapevo che lui sarebbe rimasto saldamente alla mia ruota e ha finalizzato alla grande, sono felice come se avessi vinto io!»
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