Joao ALMEIDA. 10 e lode. Per due settimane ignorato e sullo sfondo di una corsa che lo considerava poco più di una comparsa. Poi è comparso, alla sua maniera, prendendo in mano le redini della corsa, accendendo la miccia e portandosi a casa la prima vittoria di tappa in un Grande Giro. Ora è lì a 18” da Geraint Thomas ed è pronto alla battaglia finale. Joao ha 24 anni, ed è quindi giovanissimo. È nel pieno della sua maturazione e oggi anche la sua Uae Emirates (terza vittoria di tappa) ha un motivo in più per festeggiare ed essere felice, visto che l’ha voluto come alternativa a Pogacar. Come uomo in più, assieme all’altro bimbo Juan Ayuso. Joao è qui per provare a vincere un Grande Giro: il portoghese in questa corsa non è chiaramente un imbucato, ma un invitato speciale.
Geraint THOMAS. 9. Compirà 37 anni dopodomani ed è già un miracolo essere lì a lottare in mezzo ad una banda di ragazzini. Corre con grande intelligenza. È probabile che non fosse al meglio, ma il meglio lo dà nel finale, quando risponde con grande carattere all’accelerazione di Almeida. Arrivano assieme e se la gioca fino in fondo. Così come fino alla fine si giocherà questo Giro.
Primoz ROGLIC. 5,5. Insufficiente solo perché perde il primo round, il primo confronto diretto. È probabile che risenta delle botte di Salerno e Tortona: cadere non è mai piacevole. Le botte sono ricordi che riaffiorano quando vorresti dimenticare, e lui è stato bravissimo a limitare i danni. Per la resistenza è chiaramente da 7, per il risultato maturato sul campo il voto è quello che vedete là all’inizio.
Eddie DUNBAR. 6,5. È l’altro irlandese di questo Giro e va veloce anche lui. È l’uomo di classifica della Jayco AlUla e oggi guadagna tre posizioni in classifica generale. Tanta fatica, ma anche tanta intelligenza per gestire al meglio le proprie energie. Un applauso lo merita anche Filippo Zana, il campione d’Italia, che lo pilota fin quasi sulla cima. Lavoro prezioso: voto 8.
Damiano CARUSO. 6,5. Guadagna due posizioni, ma perde terreno. Il podio si allontana, ma il terreno per provare a far saltare il banco c’è. Il lavoro è appena cominciato, dopo le prime picconate, Damiano può anche costruire qualcosa di nuovo.
Lennard KÄMNA. 7. Il 26enne tedesco di Wedel vive una giornata di sofferenza. Lo mette in conto, sa che sarà così, e la gestisce da maestro.
Bruno ARMIRAIL. 7. Perde la maglia rosa, sapeva che sarebbe andata a finire così, ma fa tutto quello che è nelle sue possibilità, senza indugiare nemmeno un po’.
Andreas LEKNESSUND. 6,5. Il norvegese della DSM capitato lì per caso, per caso non resta lì. Perde solo il treno dei più veloci, ma resta nel vivo della corsa fin sul traguardo.
Hugh CARTHY. 5. Oggi cominciava il suo Giro, ma la corsa per il podio forse è già finita.
Einer RUBIO. 4. È uno scalatore, ma anziché scalare, indietreggia.
Thibaut PINOT. 4. Si stacca appena dopo Armirail. Detto tutto.
Simone VELASCO. 6. Fa il suo, quello che ci si aspetta, senza infamia e senza lode.
Lorenzo FORTUNATO. 5,5. La strada sale e lui fatica: troppo.
Ben HEALY. 6. In una tappa come quella di oggi, francamente mi aspettavo di più. Si limita a portar via a Davide Bais la maglia azzurra degli scalatori. Bene, ma non benissimo.
Davide GABBURO. 6. Il ragazzo della Green Project Bardiani CSF Faizané è il primo, assieme a Kristian Sbaragli della Alpecin Deceuninck, a scattare, a movimentare una tappa che si presta alla battaglia. Loro non hanno tempo da perdere e si portano subito avanti.
Jonathan MILAN. 6,5. Va a caccia di punti la maglia ciclamino, e ne incamera di preziosi vincendo il traguardo di Rovereto.
Pavel SIVAKOV. 17. Caduto, acciaccato, anche il russo di Francia si deve arrendere. La Ineos ora ha cinque corridori in corsa.
Remo MOSNA. 50. È uno dei fotografi più apprezzati e conosciuti del gruppo. È di Aldeno, dove oggi il Giro è transitato per imboccare il Bondone. Qui Remo, uomo misurato e silenzioso, capace di fare rumore solo con un click, questa mattina si è ritagliato un breve momento per i ricordi, con una mostra fotografica che racchiude cinquant’anni di ciclismo, del suo ciclismo, anche se lui non disdegna neanche il tamburello, l’atletica e lo sci. Ha raccontato le imprese dei fratelli Moser, di Fondriest e di Gilberto Simoni, ha contribuito a far conoscere il Trentino nel mondo. A modo suo, anche lui assolutamente campione.