Thomas PIDCOCK. 10 e lode. Era il primo degli outsider, ma è lui a far fuori tutti. E lo fa con grande personalità e apparente facilità, divorandosi gli ultimi cinquanta chilometri da autentico campione. Il 23enne britannico si scrolla di dosso tutti gli avversari come polvere delle strade bianche. Un piccolo gesto con la mano e via a tutto gas, per un predestinato del pedale, per un talento assoluto del ciclismo che va forte su tutti terreni, se poi la strada e terreno, i giochi sono fatti. Parte da lontano il suo show, come fece un anno fa Pogacar, a confermare che questi ragazzi si guardano, si studiano e si ispirano. Che bella cosa è l’emulazione.
Valentin MADOUAS. 9. Il 26enne bretone è la sorpresa di giornata. Corre con assoluta lucidità, non sprecando una sola pedalata. Sta bene e lo fa vedere, ma dimostra anche cosa vuol dire correre con intelligenza. E in casa Groupama FDJ segnatevi il nome di Romain Gregoire: ha solo 20 anni e ha chiuso ottavo, un talento.
Tiesj BENOOT. 4. Ha il vantaggio di conoscere bene la corsa, avendola vinta. Ha il vantaggio di correre con uno squadrone che dispone di forze a non finire. Ha il vantaggio di avere con sé il compagno di squadra Attila Valter, ma nel finale, quando gli inseguitori arrivano a soli 8” da Pidcock, lui e l’ungherese non trovano la forza e l’intesa per provare a chiudere. Danno l’idea di puntare più a raccoglier punti per il ranking a squadre, che pensare a vincere la corsa. Oggi sono loro i veri sconfitti di giornata.
Rui COSTA. 7. Si inventa una grande Strade Bianche e arriva ad un passo dal podio. Non male.
Matej MOHORIC. 5,5. È uno dei più attesi, e non si fa attendere, perché è lì, nel vivo della corsa. Per il suo finale è sofferenza pura. La testa è quella giusta, alle gambe manca qualcosa.
Mathieu VAN DER POEL. 5. Era al rientro dopo la sbornia iridata nel cross, e di conseguenza non era facilissimo vederlo al top della condizione, ma quello visto oggi era un Van der Poel troppo piccolo per essere quello vero. Stesso discorso vale per Julian Alaphilippe. Da rivedere, quelli veri, però.
Davide FORMOLO. 6. A quasi settanta chilometri dal traguardo la “roccia” della UAE viene appiedato da una foratura. Potrebbe essere un colpo mortale, ma Davide non si perde d’animo e rientra con un’azione degna di nota, che non posso ignorare. Poi resta lì nel vivo della corsa, a prendere vento quando potrebbe evitarlo, con quei rapporti massicci che a chiunque spaccherebbero le gambe, ma anche a lui.
Sven Erik BYSTROM. 7. Al km 4 il primo attacco: evade il 31enne norvegese dell'Intermarché Circus Wanty. Un primo attacco e poi un altro ancora, questa volta con il nostro Alessandro De Marchi.
Alessandro DE MARCHI. 7. Il friulano della Jayco AlUla è uomo d’attacco. Quando c’è da dar fuoco alle polveri non si tira mai indietro, se poi su quelle strade ghiaiose c’è polvere, fila via veloce come il vento. Si fa una giornata all’attacco, con un traguardo come sogno e con l’obiettivo di non farsi riprendere. Lo riprenderanno, ma che corsa.
Ivan ROMEO. 7. Il bimbo della Movistar è il terzo vagone del trenino di testa (con Bystrom e De Marchi). Sono loro ad animare la corsa, con una condotta di gara spregiudicata e coraggiosa, ma su queste strade non si può fare altrimenti. Altrimenti…
Alberto BETTIOL. 17. Al km 132 scatta il toscano con a ruota Andrea Bagioli e il talentino britannico Pidcock. Ma lungo un tratto di discesa, l’inglese della Ineos se ne va. Poi il capitano della EF finisce per le terre e in ambulanza: corsa stregata. Che jella!