Accadde il 7 febbraio di 13 anni fa. Accadde, e sembrava impossibile, incredibile, ingiusto. Accadde non su due, ma su quattro ruote, e sembrava assurdo. Accadde durante un rally, vicino a casa sua. Franco Ballerini. Impossibile, incredibile, ingiusto. Infatti. Assurdo. Già.
Accadrà il 7 febbraio di 13 anni dopo. Una visita al cimitero di Casalguidi, alle 16.40, per rivederlo. Una messa nella chiesa di Casalguidi, alle 17, per ripensarlo. E un incontro nella sala Francini di piazza Vittorio Veneto a Casalguidi, alle 18, ingresso libero, per riunirci, ritrovarci, riconoscerci, per ricordare Franco e raccontare il suo mondo, quello della bicicletta e del ciclismo, quello delle corse e dei corridori, quello delle avventure e degli aneddoti.
I protagonisti: Paolo Fornaciari, Edita Pucinskaite, Fabio Sabatini, Luca Scinto, Mirko Selvaggi, Andrea Tafi, Giovanni Visconti, solo per citarne alcuni, altri se ne aggiungeranno, anche giornalisti e “suiveurs”. La formula: tre, quattro, al massimo cinque minuti ciascuno per far rivivere un episodio, con annessi e connessi. La condizione: una sola, che l’episodio sia divertente, perché il lutto è stato elaborato, perché il ciclismo è lo sport più letterario e vivo, perché “il Bàllero” avrebbe posto questa condizione come comandamento, perché riderci su è l’elisir di eterna giovinezza, perché questa zona ciclistica – “il Triangolo delle Bermuda” intorno al San Baronto, diritti d’autore a Stefano Benvenuti – è come le Fiandre per il ciclismo, come il Galles per il rugby, come la pallanuoto per la Riviera ligure di levante, come Anterselva per lo slittino. Sotto ogni campanile c’è una squadra o un atleta, una gara o una partita, un campo o una piscina o una pista o una ragnatela di strade, un campione o anche no, e almeno una formidabile storia da tramandare. E non è tutto. Perché ci sarà un ospite: Massimiliano Bianchi, cantautore. E ci sarà perfino un premio: “Amico del Bàllero 2023”.
La serata s’intitola “i Franco tiratori”, un po’ per giocare anche sulle parole, un po’ perché tirare è un gran bel verbo da gregari, un po’ perché si tireranno fuori vecchie ballate e si tireranno dentro antichi personaggi, un po’ perché sarà difficile tirarsi da parte e un po’ anche perché alla fine si tirerà tardi.
Occhio: questa idea rischia già di diventare un classico.