Dopo l'infortunio patito al Tour de France, per l'ormai celebre "botta in testa" datale dall'australiana Nicole Frain il 25 luglio nella seconda tappa della Grande Boucle femminile, e la successiva rinuncia a partecipare ai Mondiali di Wollongong, Marta Cavalli è tornata a correre a ottobre: top ten al Giro dell'Emilia e partecipazioni a Tre Valli Varesine e Giro di Romandia. Senza forzare, il giusto necessario per rimettere pedalate nel motore e fugare i dubbi sulla sua condizione post-colpo di frusta al termine di due mesi abbondanti di stop.
Dubbi che di sicuro la sua squadra non ha mai avuto. Stamattina a Milano, infatti, nei lussuosi e funzionali spazi Workness, la 24enne cremonese ha fatto un importante annuncio: il rinnovo con la FDJ Suez Futuroscope fino al 2024!
Queste le parole di Marta:
«Ho avuto l'importante occasione di prolungare il contratto con FDJ fino all'anno olimpico (Giochi a Parigi in un team francese dunque, ndr). L'esperienza con loro ha dato i suoi frutti, e la fiducia reciproca che si è creata mi ha permesso di prendere questa decisione con serenità, nonostante avessi ricevuto offerte economiche anche molto importanti. Mentalmente è una bella sicurezza: ho trovato un ambiente dove mi ritrovo e non ho difficoltà alcuna a relazionarmi, con uno staff competente che mi comprende e ci tiene a me come persona, prima che come atleta. Non ho avuto dubbi a rinnovare con loro, qui so di poter lavorare su me stessa e dare sempre il 100%!»
PROSPETTIVE - «Sento di essere una "sorvegliata speciale" adesso, ma appena indosso casco e occhiali non sento più nulla di tutto questo. La prossima stagione voglio confermarmi, non per forza in termini di vittorie ma di performance. Continuiamo ad analizzare tutti gli aspetti per migliorare ed evolvere di continuo. Giro o Tour? Per ora sono allo stesso livello per me: da italiana ho un occhio speciale per il Giro, ma il Tour soprattutto con il nuovo corso è una nuova sfida. E voglio esorcizzare quanto accaduto quest'estate. Aspettiamo di poter esaminare i percorsi di entrambi e decideremo a cosa partecipare, se uno solo dei due o entrambi.»
PROGRAMMA - «Al Giro mi sono resa conto che le mie sensazioni migliorano di giorno in giorno nelle corse a tappe. Ma intanto mi concentro sulla prima parte da febbraio a maggio, caratterizzata soprattutto dalle classiche. Abbiamo selezionato già alcune gare a cui parteciperò: comincerò con l'UAE Tour, poi rotta su Strade Bianche e blocco delle Ardenne. In mezzo e dopo correrò altre gare, ancora da definire con esattezza.»
BELLE SENSAZIONI - «Dopo un periodo d'incertezza dovuto all'infortunio, mi sono definitivamente tutto alle spalle e la strada davanti a me è più chiara. Dopo gli esami medici non sapevamo bene i tempi di recupero, ci siamo presi il nostro tempo senza fretta e sono tornata a correre senza la pressione del risultato, per riprendere feeling col gruppo e le compagne e prendere ciò che sarebbe arrivato. Sono già tornata al 100% fisicamente, adesso devo solo riacquisire la piena forma!»
MONT VENTOUX - «La Denivele vinta a giugno aveva un parterre un po' meno prestigioso di Amstel Gold Race e Freccia Vallone che avevo conquistato in precedenza, ma è stato un successo davvero emozionante. Lì ho saggiato realmente quale fosse la mia condizione e quanta fiducia le mie compagne riponessero nei miei confronti. Non avevo mai affrontato quella salita leggendaria, e andare a vincere in quel contesto mi ha suscitato sensazioni molto particolari. Con una squadra francese poi, quando corriamo oltralpe una delle priorità è dare spettacolo e infiammare il pubblico.»
MONUMENTO MANCANTI - «Le classiche continuano a darmi più emozioni rispetto alle corse a tappe, dove bisogna tenere in considerazione tante varianti, come recupero e giochi di squadra e classifica. Invece le gare da un giorno sono puro istinto e ti giochi tutta l'occasione lì. Tra colleghe ci chiediamo come mai le uniche due monumento di cui non esiste la versione femminile siano proprio le due italiane, Sanremo e Lombardia: abbiamo iniziato a sollecitare gli addetti ai lavori, sono convinta che a breve sarà impossibile dire di no.»
OBIETTIVO VAN VLEUTEN? - «Lei è un fenomeno senza tempo e paragoni, difficile pensare di vincere in un anno tre grandi giri, Mondiale e monumento. Io voglio fare il meglio nelle mie possibilità, già vincere un grand tour sarebbe un'enorme soddisfazione, procedo step-by-step.»
LE "RIVALI"- «Con le due Elise non mi sento di fare confronti, abbiamo percorsi differenti e abbiamo avuto le prime soddisfazioni in momenti diversi. Io ho preso la mia strada, sono appena all'imbocco del percorso di raccolta di risultati e vittorie. Avere una sana competitività agonistica per noi è importante, mi piace pensare di battagliare e confrontarmi con con colleghe così forti, l'ambizione personale è ovviamente quella di provare a batterle. Una generazione del genere è frutto innanzitutto di Madre Natura, senza quella alla base non vai molto lontano. Su tale base, comunque, dobbiamo ringraziare chi ha saputo lavorare in maniera tale da farci confrontare col meglio del ciclismo mondiale fin da giovani e tirar fuori tutto ciò che avevamo da dare, permettendoci poi di prendere le giuste decisioni: chi ha deciso di puntare più su pista, chi più su strada, chi su entrambe...»
LA PISTA - «Un po' mi mancano quelle componenti che solo le gare su pista ti sanno dare, la muscolarità e la forza caratteriale che devi metterci: quegli allenamenti lunghissimi per i 4-5 minuti poi di gara. Sforzi totalmente diversi rispetto alla strada. In futuro nulla esclude che si possa ricreare un connubio strada-pista, ma per ora sono concentrate sulla scelta "solo strada" che ho fatto, che mi sta dando grosse soddisfazioni.»
IL CICLISMO FEMMINILE - «Oggi trovo maggiore rispetto. Il momento di svolta è stata la prima edizione della Parigi-Roubaix del 2021: da lì è aumentato esponenzialmente lo spazio per noi sui media. Spesso magari se ne parla e se ne scrive ancora in maniera impropria, a volte si sente ancora di "donne che non sanno andare in bici". Ma è stato un punto di partenza per un coinvolgimento sempre maggiore nei nostri confronti, e l'apice dell'interesse per il ciclismo femminile si è verificato col Tour de France. La diffidenza verso di noi è radicata specialmente in un Paese attaccato alle tradizioni come l'Italia, dalla mentalità più "purista", invece all'estero dove c'è una mentalità più aperta rappresentiamo già la normalità. Non dobbiamo farci prendere dalla paura del cambiamento e fermarci agli stereotipi da bar, attaccandoci a qualche aspetto negativo per demolire un movimento intero e i sogni delle nuove leve. Fa piacere che Giorgia Meloni abbia citato Alfonsina Strada insieme a tante donne illustri della storia. Significa che il ciclismo delle donne sta prendendo piede nell'opinione pubblica e che il processo di sviluppo che abbiamo intrapreso può agganciare persone da rami differenti dallo sport.»
CONFRONTO CON GLI UOMINI - «Che si allunghino le distanze delle gare femminili fa parte del processo evolutivo di questo sport: tre anni fa bastavano un paio di salitelle a dimezzare il gruppo, oggi se fai un percorso da 100 km arrivano almeno 100 ragazze insieme al traguardo. Naturale dunque portare più in là l'asticella per far selezione e far emergere i talenti migliori. E la squadra assumerà un'importanza sempre maggiore, come avviene per gli uomini. Attenzione, però, a prendere troppo il ciclismo maschile come ideale: noi donne dobbiamo valorizzare le nostre caratteristiche peculiari, non per forza voler imitare in tutto e per tutto i maschi. Se continuiamo ad allungare le gare, ad esempio, finiremo per vedere fasi di stallo iniziali come tra gli uomini. Dovremmo esaltare le nostre caratteristiche e l'opinione pubblica fare meno paragoni. Sta a noi dall'interno non farci prendere la mano e saperci gestire per valorizzarci.»
IL FUTURO DEL MOVIMENTO - «Sulle strade si vedono sempre più donne in bici, sia per accompagnare mariti amatori o per conto proprio: alle premiazioni ne incontro tante che mi dicono "Sai che ora pedalo pure io, usciamo in bici insieme una volta?". Questo mi fa tanto piacere, oltre al fatto di leggere interviste di allieve e juniores che dicono di ispirarsi a me. Per il bene del movimento femminile, penso si debba creare una categoria Under 23 interconnessa con la massima categoria, dove potrebbero impegnarsi tutte quelle squadre professionistiche "minori" che non hanno i budget dei top team: queste società potrebbero diventare il tassello di congiunzione, vivaio per i WorldTeam e gradino utile per tante ragazze che adesso pagano lo scotto del passare direttamente da junior a elite.»
IL MODELLO - «L'emblema dello sport femminile è Federica Pellegrini: ha dato lustro e considerazione all'Italia e a noi donne come atlete, grazie anche al suo spicco caratteriale e personale che ha appassionato ai suoi successi e dunque al nuoto e allo sport tanti profani e profane. Io sono sicuramente più introversa a livello gossip, anche sui social tengo sempre separate vita lavorativa e privata: non mi vedrete mai in un reality!»
DONNE IN IRAN E SCANDALO GINNASTICA - «Argomento delicatissimo, a farla da padrone dev'essere sempre il buon senso: abbiamo visto tante volte violenza psicologica e fisica sulle donne, davvero un peccato sentire ancora certe cose nel 2022. Certi comportamenti rappresentano il lato più basso della psicologia umana: un colpo al cuore, fatti che non devono mai succedere.»
IL PESO DEL LAVORO - «Correre in bicicletta è la mia passione, non mi pesa uscire ad allenarmi. Certo, negli ultimi anni le trasferte sono sempre più lunghe, il calendario è ultra-esigente: il sacrificio maggiore è trascorrere tanto tempo lontano dagli affetti. Ma questo mi motiva ulteriormente a raggiungere il massimo livello, così almeno non sto via da casa per niente.»
SICUREZZA - «In alcune strade trafficate, poi con la nebbia in inverno, non è sempre possibile allenarmi con la squadra in strada: è utilissima la nuova luce posteriore di Garmin che mi ha regalato papà Alberto. Inoltre stiamo studiando con Gobik nuovi capi d'abbilgiamento ciclistici ultra-visibili. In Spagna invece l'attenzione alla sicurezza stradale è molto maggiore che in Italia.»
Con Marta Cavalli c'era parte del suo entourage tecnico: Stefano Marconi (brand manager per l'Italia di Lapierre), il procuratore Fabio Perego, Stephen Delcourt (CEO del team FDJ) e Flavien Soenen, direttore delle performance FDJ. Quest'ultimo ha voluto esprimere una considerazione speciale su Marta: «Dopo averla osservata in queste due stagioni, sappiamo di poter lavorare ottimamente insieme nelle prossime ed è molto chiaro quale ruolo potrà ricoprire nella squadra. Ha tutto per essere una delle cicliste più forti al mondo e poter correre Giro e Tour allo stesso livello.»
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